Ex province, l’Ars approva il rinvio delle votazioni Intanto si fa avanti la soluzione tampone del M5s

Il rinvio era già nell’aria ieri, dopo il passaggio della proposta in commissione Affari istituzionali, oggi l’ufficialità, con il voto dell’Assemblea regionale: il 22 gennaio non si voterà per l’elezione dei presidenti e dei consigli dei Liberi consorzi. La decisione del governo guidato da Nello Musumeci, che con una delibera di giunta aveva fissato il termine per il voto di secondo livello dopo anni di gestione commissariale degli enti, dalla riforma del governo Crocetta a oggi, aveva incontrato critiche in maniera trasversale fino a sbattere contro la sentenza della Corte costituzionale che ha sollevato un problema di democraticità nella legge regionale, che per grandi linee ricalcava quella proposta e stroncata dal referendum costituzionale a livello nazionale dall’ex ministro Delrio.

Intanto in Aula si fa strada la proposta scaturita dal Movimento 5 Stelle, certo non favorevole alle elezioni, ma apertamente contrario al proseguimento dell’esperienza commissariale nei sei Liberi consorzi. «Non potevamo accettare la proroga dei commissari straordinari che di fatto si sostituiscono a tutta la popolazione della provincia – dice a MeridioNews Gianina Ciancio, deputata pentastellata e membro della commissione Affari istituzionali – Abbiamo proposto che nelle more della definizione di una nuova normativa, il ruolo del consiglio venga svolto dalla conferenza dei sindaci, che riunisce i primi cittadini di tutta la provincia». La conferenza dei sindaci è il terzo livello del governo delle ex province sancito dalla riforma Crocetta, dopo presidente e consiglio. All’inizio della legislatura targata Musumeci l’Assemblea aveva votato con favore una modifica alla legge prevedendo che questi organi potessero comunque essere convocati e resi operativi con una semplice delibera della giunta regionale. Delibera che tuttavia non è mai arrivata.

«Si tratta di un tentativo di mettere una toppa a un ritardo cronico che si è accumulato in questi anni anche a causa del governo Musumeci, che in Aula non ha mai proposto nessuna alternativa – continua Ciancio – Abbiamo fatto e votato diversi atti di indirizzo al governo, ma non li ha mai restituiti. In questo caso però la norma va resa operativa entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge. In questo modo contiamo di restituire ai cittadini un minimo di democrazia. Tutti l’hanno ritenuta una mediazione di buonsenso per andare da un lato incontro alla sentenza della Corte costituzionale con più tranquillità».


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