Etna Valley a rischio?

La famosa azienda multinazionale ST Microelectronics, conosciuta in tutta Europa e nel mondo per la produzione di semiconduttori impiegati per la realizzazione di microchip, vive da molto tempo una situazione difficile. Le problematiche più urgenti che ancora l’azienda non è riuscita a risolvere sono di origine interna, per la mancata corrispondenza fra i sindacati della multinazionale ed i suoi più importanti dirigenti riguardo alla gestione delle più importanti attività aziendali, ma sono anche rivolte a questioni che si riferiscono ai mancati accordi finanziari fra la stessa società e la Regione.

Per capire bene questo tipo di problematiche è importante fare una distinzione all’interno della stessa azienda, nella quale lavorano circa quattromilacinquecento dipendenti, alcuni dei quali svolgono un lavoro di ufficio, per la gestione delle operazioni di marketing e pianificazione del lavoro di fabbrica, oltre ad una cerchia un po’ più ristretta, ma non per questo meno importante, che si occupa della ricerca. A questi bisogna aggiungere tutti gli operatori del “fab” che si occupano della produzione dei semiconduttori, attraverso una serie di interventi di trattamento fisico e chimico della materia prima da cui si ricava il microcip, il silicio, elemento che si trova abbastanza facilmente in natura e che può resistere anche ad alte temperature. Gli operatori del fab lavorano a turni per cinque giorni la settimana, molto spesso anche i festivi, per otto ore al giorno. Esistono tutt’ora quattro squadre, di circa trecento operatori per ognuna di esse, che si avvicendano, secondo una prestabilita turnazione, lavorando la mattina, il pomeriggio e la notte. Capite bene dunque come la produzione non si fermi mai ed abbia un ciclo di lavoro continuo che ricopre le ventiquattro ore. L’ultima proposta dei più alti dirigenti dell’azienda è quella di formare una quinta squadra che possa ausiliare il lavoro, già abbastanza estenuante, delle quattro già esistenti. In questo modo molte altre persone potrebbero essere assunte e gli operatori avrebbero qualche giorno in più di riposo, lavorerebbero infatti tre squadre per ricoprire i tre turni di lavoro e le altre due riposerebbero a turno. Tuttavia la società pretenderebbe un “sacrificio” da parte dei lavoratori, chiedendo loro di lavorare sei giorni la settimana nel periodo estivo e mandando un’intera squadra in ferie, in un periodo preventivamente scelto dalla stessa azienda. La società comunque farebbe anche i suoi interessi, poiché risparmierebbe un bel po’ di soldi togliendosi l’incombenza di assumere, durante il periodo estivo, del personale con contratto stagionale. Questi alcuni dei motivi principali per cui i sindacati si sono opposti alla proposta dei dirigenti. Infatti, lavorando a turni ed anche la notte, non è molto facile gestire una vita quotidiana regolare, figuriamoci se durante la settimana non si ha che un solo giorno di riposo. A tal proposito, intervistando alcuni interessati, siamo venuti a conoscenza che ci sono stati parecchi incontri fra la società ed i sindacalisti dell’azienda, ma non si è trovato ancora un accordo che soddisfi entrambe le parti.

L’altra questione irrisolta riguarda il mancato pagamento alla società di 22 milioni di euro da parte della Regione, secondo il provvedimento del CIPE dello scorso marzo 2006. Questi fondi rappresentano un importante incentivo destinato al sito etneo, necessario per le sorti future della multinazionale. In particolare le preoccupazioni di lavoratori e sindacati sono rivolte alle sorti del “modulo 6”, una grossa succursale della ST Microelectronics, non lontana dalla sede centrale, che è già stata costruita ormai da qualche anno, ma che al suo interno non ha nessun tipo di macchinario per la lavorazione dei semiconduttori. Per il momento nel nuovo distaccamento della sede ci sono soltanto degli uffici per la gestione delle mansioni più essenziali, mentre la presenza di attrezzature all’avanguardia permetterebbe all’azienda di pianificare innovativi metodi di lavorazione per la realizzazione dei semiconduttori, con conseguente possibilità di impiego per moltissime altre persone ed una più importante collocazione nel mercato dell’elettronica della stessa società. L’azienda infatti produrrebbe dei microchip molto più sofisticati rispetto a quelli già esistenti, grazie ad un industrioso lavoro di ricerca e sviluppo. Ecco dunque come questi sostegni finanziari risultino essere notevolmente importanti.

In questi giorni alcuni parlamentari del centrosinistra, in particolare il senatore Enzo Bianco, Anna Finocchiaro dei DS e Santo Liotta di Rifondazione, assieme ai segretari generali di Cgil-Cisl-Uil di Catania, Salvatore Leotta, Francesco Battiato ed Angelo Mattone, oltre ad i vertici delle organizzazioni confederali, di categoria e delle Rsu, hanno fatto un appello al Governo nazionale, chiedendo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Enrico Letta, per organizzare al più presto una riunione con i sindacati e le amministrazioni interessate, affinché si possa risolvere il problema degli incentivi non ancora accordati ed anche per preparare un piano industriale di crescita dell’azienda attraverso alcune alleanze internazionali con altre società. Inoltre gli stessi interessati chiedono l’imminente apertura ed operatività del “modulo 6”.

Non avendo avuto ancora una risposta chiara riguardo alle sorti future della società i sindacati hanno proclamato uno sciopero, a seguito del mancato inserimento nella finanziaria dei fondi destinati alla ST Microelectronics, del continuo e negativo cambio del piano industriale previsto dal sito etneo ed all’annunciata vendita del pacchetto delle azioni pubbliche a fondi di altre aziende private, circa il 40% dell’intera società. La multinazionale, che infatti risulta essere in parte statale, non vorrebbe perdere questo “privilegio”, poiché lo Stato per legge dovrebbe tutelare maggiormente i diritti di tutti i lavoratori che operano all’interno della stessa azienda, vale a dire meno licenziamenti o casse integrazioni, assunzioni per quanto sia possibile di altri lavoratori, elargizioni di fondi statali e quant’altro possa essere utile alla società.

A tale proposito ieri, 15 novembre, c’è stato uno sciopero generale di gran parte dei lavoratori della ST Microelectronics, con un corteo partito da Piazza Duomo a Catania alle 10 ed in seguito una manifestazione ed un presidio in Prefettura. Data l’importanza dell’azione sindacale alcuni movimenti studenteschi universitari sono stati vicini ai lavoratori, svolgendo un’opera di volantinaggio presso alcune delle più importanti facoltà dell’Ateneo catanese, per sensibilizzare tutti coloro che vogliano venire a conoscenza delle importanti esigenze dell’industria etnea.

Etna Valley è un bene prezioso per Catania, per la Sicilia e per il Mezzogiorno, non lasciamo che ce la portino via!


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