Foto di Bùum-Gvi

Etna, il bilancio di una guida dopo la nube piroclastica. «Il pericolo eccita, senza controlli può solo peggiorare»

«Il pericolo non spaventa. Semmai, eccita. E può solo aumentare se si va in cerca di avventure da soli». Il bilancio delle guide vulcanologiche dopo il fenomeno eruttivo di ieri dell’Etna – e le conseguenti polemiche – è chiaro: «Se le autorità continueranno a girarsi dall’altra parte, sostituendo ai controlli i divieti anche per noi guide, il rischio sarà maggiore», commenta a MeridioNews Alessio Marino, di Bùum – Guide Vulcanologiche Italiane, società che fa base al Rifugio Cai Citelli. Gli unici, durante l’eruzione di ieri, a trovarsi a poca distanza dalla densa nube provocata dal flusso piroclastico, alta chilometri e rovente. «Eravamo lì per fare un sopralluogo e raccogliere informazioni su alcuni punti di fratturazione in area sommitale – spiega Marino – Ma anche noi, non essendo dei supereroi, davanti a quel fenomeno abbiamo dovuto rinunciare a salire ancora e allontanarci molto velocemente. Avendo però documentato tutto con dei video che, adesso, hanno una valenza scientifica per chi studia i flussi piroclastici». Dettaglio fondamentale: le guide di Bùum erano lì, ma senza visitatori al seguito. Come previsto dai divieti, non sempre rispettati a giudicare dai numerosi video circolati in Rete, che hanno provocato un’ondata di allarmismo e fanno temere una generica stretta sulle escursioni. Una pezza che rischia di allargare ancora di più il buco della sicurezza ad alta quota.

«Chiariamoci subito: molti dei video che stanno girando in queste ore sono stati registrati da quote consentite, mentre di alcuni è davvero difficile stabilirlo persino per noi», spiega Marino. Senza considerare i filmati ad alta tensione, spesso volutamente sensazionalistici – con video live venduti a migliaia di euro – o, nel migliore dei casi, frutto della scarsa consapevolezza di chi si confronta con il vulcano e si trova impreparato. Anche perché, in base al sistema di allerta Etnas – diramato dalla Protezione civile regionale e basato sui segnali di pericolo registrati dall’Ingv -, accompagnare ieri i visitatori in area sommitale era vietato. «Fin dal mattino era chiaro un livello di allarme F2, che impone di fermarsi a certe quote – continua la guida di Bùum-Gvi – Possono oltrepassarle solo le guide vulcanologiche e alpine, i giornalisti accompagnati e il personale dell’Ingv». Eppure qualcuno c’era: tra i soliti furbetti delle escursioni organizzate e visitatori fai da te. «Come sempre, chi non rispetta le regole c’è – ammette Marino – Ma le guide vulcanologiche a Etna Nord sono state fondamentali per evitare reali situazioni di panico e aiutare quanti erano saliti in montagna da soli, trovandosi confusi e impreparati. Ieri è stato possibile riportarli in sicurezza a quote consentite, ma cosa succederebbe se si vietasse anche a noi di essere lì?».

Divieti che, peraltro, rischiano di restare solo sulla carta, in assenza di controlli. Colpa di una porzione di territorio troppo grande da pattugliare, è la prima risposta delle autorità. Eppure, «i principali punti di risalita sono sempre gli stessi: Piano Provenzana a Nord e il Rifugio Sapienza a Sud – conferma Marino – Pian piano, salendo, gli accessi si restringono. Ma è difficile vedere controlli anche lì». Nonostante i fenomeni turistici sembrino destinati ad aumentare, con buona pace di chi teme un effetto boomerang sull’immagine dell’Etna e l’eventuale calo dei visitatori: «Sarà perché facciamo molta attenzione a cosa pubblichiamo online e cerchiamo sempre di rendere consapevole chi viene in escursione con noi, ma l’effetto che sperimentiamo è opposto – conclude Alessio Marino di Bùum-Gvi – Dopo un evento del genere, c’è una minima parte di persone che prova paura, ma a decine ci scrivono chiedendoci di salire in montagna. Insieme, per fortuna, e non da soli. Ma qualcuno crede davvero che altrimenti rinuncerebbero?».


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