Chiude lo storico ritrovo lungo la Mareneve, salutato dall'amarezza degli appassionati e dalle promesse del Comune di Linguaglossa. Intenzionato a rientrare in possesso del bene e a rimetterlo a bando. Di mezzo c'è pure il debito dei concessionari, la società Stel
Etna nord, cala il sipario anche sul Rifugio Brunek «Canoni gestione non pagati da almeno dieci anni»
«Un altro pezzo di storia che se ne va». Sono unanimi e tutte di tale umore le reazioni alla voce che si è diffusa rapidamente negli ultimi due giorni: chiude il Rifugio Brunek, punto di riferimento per escursionisti e amanti della montagna sul versante nord dell’Etna. Lungo i tornanti della Mareneve, qualche curva prima della stazione turistica di Piano Provenzana, alla cui crisi si aggiunge così un altro indesiderato tassello. La struttura era da anni tappa obbligata per le comitive di turisti, soprattutto in sella alle due ruote, impegnate nella salita al vulcano. Un caffè, una cioccolata e qualche battuta con il signor Michele, tuttofare del rifugio. Oggi «licenziato», come fanno sapere dalla società Stel.
Nel susseguirsi di chiacchiere e reazioni anche stizzite, emerge in realtà l’ennesimo poco utile contenzioso che si somma a quelli che sembrano soffocare il comprensorio turistico di Etna nord. Di certo, a sentire gli attori, non c’è neppure il calare del sipario. «Abbiamo stabilito una chiusura temporanea, siamo in fase di riassetto societario», si limita a dichiarare l’amministratore della Stel Saro Pennisi. «Visto il calo di presenze a Etna nord, gli affari non andavano proprio bene. Se il Comune vorrà rientrarne in possesso, lo farà e basta», altra sola, stringata, considerazione.
La società, nata negli anni Novanta con la finalità di gestire gli impianti e le attività collaterali della stazione turistica di Piano Provenzana, prese in gestione il Rifugio dal Comune di Linguaglossa, proprietario del bene. Un anno fa circa l’amministrazione del sindaco Salvatore Puglisi, nell’ambito della «riordino» delle concessioni a Etna nord, si accorge però che qualcosa non era andato per il verso giusto. «Ci sono circa diecimila euro di canoni mai versati – fa sapere l’assessore al Patrimonio Francesco Malfitana – e per questo abbiamo avviato la risoluzione del contratto». Un’azione risoluta, a cui i destinatari del provvedimento non hanno risposto. «Nelle prossime settimane, non appena risolta la querelle sulla strada per i crateri, rientreremo in possesso del bene», promette Malfitana.
I concessionari del Brunek avrebbero dovuto versare circa mille euro l’anno, cifra certamente non insostenibile, con l’impegno a eseguire delle migliorie nella struttura. Adempimento che non sarebbe stato rispettato nell’ultimo decennio. Da qui l’intervento del Comune – cui la Stel non si è ancora opposta – analogo alla revoca di altre concessioni che riguardano i lotti comunali a Piano Provenzana. Come quelli destinati agli alberghi cancellati dall’eruzione del 2002, soggette oggi a revoca o risoluzione perché nessuno degli assegnatari, da un decennio e più, ha mai ricostruito alcunché.
La promessa del Comune, una volta chiusa la pratica Brunek, è di rimettere rapidamente il bene sul mercato. «Faremo un nuovo bando per la gestione aperto a ogni opzione», assicura l’assessore linguaglossese.