Etna, da giugno patrimonio dell’umanità Cosa significa diventare sito Unesco

L’Etna diventerà a giugno patrimonio Unesco dell’umanità. L’annuncio è arrivato ieri direttamente dal neo ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. L’Unione mondiale per la conservazione della natura, che ha effettuato un sopralluogo sul vulcano lo scorso ottobre e che doveva valutare l’ampia documentazione presentata dal Parco dell’Etna e dal ministero, ha dato parere favorevole. La proclamazione ufficiale spetta adesso al Comitato del patrimonio mondiale, convocato a giugno in Cambogia. «E’ un traguardo significativo per l’Italia – ha commenta il ministro Orlando – Il riconoscimento Unesco, come è già avvenuto recentemente con le Dolomiti, è un’opportunità per il nostro Paese per coniugare la tutela dell’ambiente con la valorizzazione del territorio, investendo così nello sviluppo sostenibile, la strada che dobbiamo percorrere». Ma cosa cambia adesso? Quali sono i vantaggi economici, quali i rigidi criteri da rispettare per restare nelle World Heritage List?

A tre anni dalla prima richiesta presentata dal parco e un anno e mezzo dopo il patrocinio della candidatura da parte del ministero dell’Ambiente, arriva la proclamazione. Sarà solo la zona A del vulcano a diventare sito Unesco, cioè 20mila ettari (che ricadono soprattutto nelle aree sommitali) sui 59mila complessivi del Parco dell’Etna. «La commissione di valutazione ha riconosciuto l’importanza scientifica ed educativa, l’eccezionale attività eruttiva nonché l’ultra millenaria notorietà del vulcano, icona del Mediterraneo. L’Iucn ha valutato l’Etna un esempio particolarmente significativo delle grandi ere della storia della terra e dei processi geologici in corso (e non bisogna dimenticare il legame del vulcano con la cultura immortale, la storia e la mitologia)». «Quello che ci viene chiesto adesso – spiega Agata Puglisi, dirigente tecnico del parco e membro del team che ha curato la documentazione – è di conservare il bene, garantirne una fruizione sicura e riuscire a comunicare i valori dell’Unesco, a partire da una corretta educazione ambientale».

L’ente gestore dell’area patrimonio dell’umanità sarà il parco dell’Etna. Non verrà quindi creato un nuovo livello organizzativo, come successo ad esempio nel caso delle Dolomiti, entrate nel 2009 nella lista Unesco. «Nel nostro caso sarebbe un doppione inutile – sottolinea Marisa Mazzaglia, la nuova presidente del parco e assessore al Comune di Nicolosi – ma vogliamo coinvolgere le organizzazioni turistiche, ambientaliste e che operano nell’agricoltura per portare avanti una progettazione seria». E’ proprio dai progetti che possono arrivare importanti finanziamenti. «Essere patrimonio dell’Unesco non significa che arriveranno fondi a pioggia – precisa Puglisi – ecco perché ci auguriamo la partecipazione di tutti gli enti locali e delle associazioni, dell’Ingv e delle Università. Per questo a breve verrà introdotto un nuovo strumento di coordinamento: il Forum ambientale».

L’Italia è il Paese al mondo con più siti Unesco: 47, di cui 5 di tipo naturalistico. Le Dolomiti hanno ricevuto nel 2011 5milioni di euro per la promozione delle attività turistiche. «Le fonti di finanziamento aumentano – spiega la dirigente – potremo attingere a fondi dell’Onu, dell’Unione europea e ministeriali. Serve lavorare bene. D’altronde già in passato siamo riusciti a usufruire di investimenti comunitari per bonificare alcune discariche e abbattere edifici abusivi». I rifiuti e il divieto di accesso alla zona sommitale rimangono i nodi principali da risolvere. «Confidiamo nel senso di responsabilità della popolazione – conclude Puglisi – mentre rimangono dei punti più fragili la cui fruizione andrà comunque limitata».


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Il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando ha annunciato il parere favorevole della commissione chiamata a valutare la candidatura del vulcano, che entrerà nella World Heritage List. Ma cosa cambia? L'ente gestore sarà il parco dell'Etna che potrà attingere a nuovi finanziamenti. «Ma i fondi arriveranno solo se presenteremo progetti seri, per questo serve l'aiuto di enti e associazioni», spiegano dal team che ha curato la documentazione. Conservazione del bene, fruizione sicura ed educazione ambientale le linee guida

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