Energie rinnovabili, Sicilia in testa nelle autorizzazioni ma non basta: tra cause legali e ritardi

Un anno record, anche e soprattutto per la Sicilia. Ma non abbastanza e, comunque, in ritardo. È il riassunto dello stato dell’arte delle energie rinnovabili in Italia: un 2022 che si è chiuso con 4,7 gigawatt di grandi impianti autorizzati su tutto il territorio nazionale. Più del totale dei tre anni precedenti, ma con ancora nessun via libero definitivo all’installazione e seguente produzione di energia. Secondo i dati Elemens, società di analisi e consulenza in tema di energia, presentati al Key energy di Rimini, la fiera internazionale per l’Energia e la Mobilità sostenibile, a guidare il settore del solare è proprio la Sicilia, con il 31 per cento del totale delle autorizzazioni. E l’Isola è comunque sul podio – al terzo posto, con il 19 per cento – per l’eolico. Il tutto nonostante «ostacoli, procedure e opposizioni che anche per il 2022 non hanno fatto decollare le installazioni», come sottolinea il nuovo rapporto di Legambiente dal titolo Scacco matto alle rinnovabili, che sottolinea come il contributo delle energie verdi «rispetto ai consumi complessivi, sia al 32 per cento, ovvero ai livelli del 2012». Con un aumento del ricorso alla produzione di energia elettrica da carbone, nonostante la crisi energetica attuale e l’affanno nella ricerca di fornitori alternativi alla Russia. Uno scenario in cui, conti alla mano, per arrivare all’obiettivo europeo di 85 gigawatt entro il 2030 servirebbero 20 anni. Ma ne restano solo sette.

Nel report, Legambiente indica chiaramente i colli di bottiglia italiani: una legislazione autorizzativa frammentata, innanzitutto, e l’opposizione dei cittadini sui territori. Frutto, quest’ultima, secondo l’associazione ambientalista, di una «maggiore consapevolezza e attenzione al territorio, ma anche degli errori del passato». Una preoccupazione spesso cavalcata dalla politica, a sfavore di un vero confronto e di una reale conoscenza delle tecnologie che si vorrebbero impiegare. Così come del loro impatto. Una narrazione da cambiare, secondo gli ambientalisti, ma comunque meno grave dell’assenza di un testo unico di legge sulle rinnovabili, che al momento vedono l’iter autorizzativo diviso tra nazionale e locale in base alla potenza dell’impianto (e non solo). Con il risultato di assistere, si legge nel report, a una somma di vicoli ciechi: dal ministero dell’Ambiente in ritardo sulle valutazioni al ministero della Cultura spesso in contrasto sui pareri, così come gli enti locali, Regioni tra tutte. Al momento, la Sicilia risulta essere la terza regione d’Italia per numero di progetti in attesa di valutazione statale: 194 in tutto.

Alcuni casi, per Legambiente, rendono l’idea più di altri. Come quello del parco eolico off shore – cioè al largo, oltre l’orizzonte visibile – progettato da Renexia al largo delle isole Egadi. Un’idea che ha incontrato l’ostilità delle commissioni Cultura e Attività produttive dell’Assemblea regionale siciliana che a febbraio 2022 hanno votato il loro no al piano per tutelare un «sito di interesse archeologico per la quantità e varietà di reperti sommersi». Reperti che le campagne oceanografiche, citate nel report di Legambiente, hanno identificato con «pochi relitti navali risalenti al secolo scorso». Di sicuro più antichi sono invece i ciottoli, datati del Paleolitico inferiore, trovati nell’area interessata dal progetto di una centrale fotovoltaica avanzato da una società tedesca, tramite la filiale Ib Vogt Italia di Bolzano. Proposta fermata dal no della Sovrintendenza ai beni culturali di Enna, ma in maniera illegittima secondo il Tar di Catania. Differenze di vedute a cui si sommano le preoccupazioni di un’altra categoria: gli agricoltori che guardano con apprensione allo sviluppo dell’agrivoltaico. Ossia l’installazione di pannelli solari che permetta una parziale coltivazione del terreno.

Un uso che, secondo Coldiretti, potrebbe interessare fino a 100mila ettari in tutta Italia e soprattutto al Sud, Sicilia compresa, dove l’acquisto di campi incolti o con scarso rendimento da parte di grandi gruppi energetici va avanti da qualche anno. Un caso in particolare è già finito in tribunale: si tratta del progetto di Limes Renewables per l’installazione di pannelli solari in 180 ettari tra Noto e Pachino, a cui si oppone Coldiretti Siracusa. Mentre poco distante, a Scicli, una raccolta fondi ha aiutato a finanziare con 180mila euro – raccolti tra cittadini e imprenditori – il progetto agrivoltaico di Falck Renewables: con l’installazione di pannelli solari a un’altezza maggiore da terra, così da permettere la libera coltivazione di quasi 22 ettari di terreno (una parte è in realtà dedicata alle essenze arboree). In cambio, chi ha contribuito riceverà un rendimento annuale fisso per dieci anni, a prescindere dalle performance dell’impianto. Un modo per dialogare con il territorio e creare condivisione di intenti (e di profitti). Se e quando questi progetti partiranno davvero.

Un tema, quello delle lentezze autorizzative, che ha tenuto banco anche in Sicilia: con una battaglia di numeri e i rimproveri di lentezza da parte di Confindustria nei confronti della commissione tecnica specialistica della Regione, allora guidata da Aurelio Angelini. Polemica in cui si è inserito in campagna elettorale anche l’oggi presidente siciliano Renato Schifani, che prometteva iter più rapidi e numeri in crescita rispetto alla presunta scarsa performance dell’Isola. Una narrazione rifiutata da Angelini – confortato dai dati che vedono la Sicilia in testa -, che non le ha mandate a dire, parlando apertamente di «mascariamento». Dichiarazioni che hanno fatto arrabbiare Elena Pagana, assessora al Territorio e ambiente, arrivata a minacciare querele a tutela del buon nome dell’istituzione regionale. Una situazione risolta poi con un semplice e sempre efficace strumento politico: via Angelini, a guidare la Cts è arrivato Giuseppe Trombino.


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