Presentato il piano per le energie rinnovabili: 500 milioni di fondi comunitari «per un settore che da solo potrebbe valere 5,5 miliardi e 75mila posti di lavori», annuncia il governatore. E sui rifiuti: «Il governo ha approvato il piano. Puntiamo su impianti ultramoderni e differenziata»
Energie rinnovabili e rifiuti, giunta Crocetta accelera «Ricercatori universitari a fianco dei tecnici comunali»
Un’economia siciliana all’avanguardia, fondata sulle energie rinnovabili, sulla raccolta differenziata e sulla produzione di combustibile pulito dai rifiuti. Sarebbe bello un giorno poter raccontare di questa Sicilia. Per adesso i fatti dicono altro: che la differenziata nell’isola non supera in media il dieci per cento e che i rifiuti costituiscono una continua emergenza.
Per questo la giunta regionale di Rosario Crocetta ha deciso di accelerare sul progetto per le energie rinnovabili nell’ambito del Patto dei Sindaci – 500 milioni di euro di fondi comunitari grazie alla nuova programmazione, in un settore che può valere fino a 75mila posti di lavoro e 5,5 miliardi per il 6,25 per cento del Pil dell’isola – e sul piano dei rifiuti, grazie al via libera definitivo dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, arrivato ben tre anni dopo l’approvazione dello schema di base, che ora dovrà essere aggiornato e ampliato.
A margine del caos generato dall’inchiesta che ha sconvolto l’assemblea regionale, Crocetta prova a dare due buone notizie. Partendo dal progetto sulle rinnovabili, frutto di un accordo fra gli assessorati all’Energia, alla Formazione e alle Attività produttive, le università di Catania, Enna, Messina e Palermo, l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e il Jrc, il Centro comune di ricerca dell’Unione europea. Al progetto parteciperanno docenti universitari, dottorandi e assegnisti di ricerca, ricercatori a tempo indeterminato e tecnici dei singoli comuni aderenti.
«Non partiamo da zero, già 222 Comuni hanno approvato il Paes (il Piano d’azione per l’energia sostenibile, ndr) – ha spiegato il governatore -. Spesso nei Comuni manca la professionalità necessaria, per questo abbiamo raggiunto un accordo con le università per affiancare ai tecnici comunali i ricercatori universitari. Le prossime mosse saranno un accordo di programma quadro e la definizione di accordi con i singoli Comuni per avviare la progettazione già a partire dall’estate. Nel giro di sei mesi, un anno al massimo – ha aggiunto Crocetta – voglio vedere appaltate le prime opere nei settori dell’agricoltura, dei beni culturali e del turismo. La Sicilia non può essere seconda a nessuno nella green economy». Per evitare infiltrazioni mafiose «stiamo affidando tutti agli enti pubblici, a scopo di prevenzione».
Spazio poi al piano dei rifiuti, diviso in due tronconi. C’è un vecchio piano del 2012 che «i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali hanno impiegato tre anni ad approvare – ha sottolineato l’assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto, al fianco del governatore -. Sia chiaro che non siamo e non siamo mai stati in regime di illegittimità. Dato che alcune discariche e alcuni impianti sono stati chiusi dalla magistratura, abbiamo approvato una serie di interventi urgenti per ammodernare il piano del 2012. L’attuazione di questi interventi la presenteremo martedì mattina al ministro Galletti. Cosa diversa – ha specificato Contrafatto – è l’aggiornamento del vecchio piano del 2012, che è in fase di redazione».
«Adegueremo le discariche esistenti – ha ribadito Crocetta – per ridurre al minimo l’impatto ambientale, le renderemo moderne e non inquinanti. Ciò che rimane del rifiuto vogliamo trasformarlo in combustibile, in un bene appetibile per il mercato. Alcune discariche dovranno comunque essere adeguate a causa del vulnus causato dalle chiusure disposte dalla magistratura. Le miglioreremo con gli impianti di trattamento. Non vogliamo aprire nuove discariche. Il livello di impiantistica sarà il più avanzato del Paese. Il prodotto ricavato dalla lavorazione del rifiuto si potrà addirittura vendere, contribuendo alla riduzione dei costi»