La politica siciliana dovra' decidere se consegnare al commissario dello stato una manovra con un 'buco' da 1,5 miliardi di euro, o se dimezzare il deficit tagliando 700-800 milioni di spese improduttive. In questo momento circa 300 comuni rischiano di essere sacrificati sull'altare del precariato
EDITORIALE/ Ars, ultima settimana prima del sì alla manovra o prima del crack definitivo?
LA POLITICA SICILIANA DOVRA’ DECIDERE SE CONSEGNARE AL COMMISSARIO DELLO STATO UNA MANOVRA CON UN ‘BUCO’ DA 1,5 MILIARDI DI EURO, O SE DIMEZZARE IL DEFICIT TAGLIANDO 700-800 MILIONI DI SPESE IMPRODUTTIVE. IN QUESTO MOMENTO CIRCA 300 COMUNI RISCHIANO DI ESSERE SACRIFICATI SULL’ALTARE DEL PRECARIATO
Un fatto è certo: la settimana politica e parlamentare che si apre oggi in Sicilia potrebbe essere l’ultima. Potrebbe essere l’ultima settimana parlamentare per l’approvazione della manovra economica e finanziaria da parte dell’Assemblea regionale siciliana.
Potrebbe essere l’ultima settimana per capire che fine faranno oltre 300 Comuni siciliani: 300 Comuni che rischiano di scomparire, travolti da una crisi finanziaria senza precedenti. Comuni rimasti senza soldi – taglio secco del Fondo per le Autonomie locali – per pagare gli oltre 80 mila precari della Regione degli enti locali.
Sì, avete letto bene: la manovra che l’Ars approverà questa settimana, nel silenzio generale, rischia di eliminare 300 Comuni – e quindi i servizi ai cittadini siciliani – per continuare a pagare lo stipendio a 80 mila precari. Parassitismo in cambio di voti. Voto di scambio a norma di legge.
Però c’è un però. Questa settimana potrebbe anche essere l’ultima settimana per capire che cosa succederà a tutti i precari degli enti locali con contratto scaduto lo scorso dicembre.
Come scrive un nostro lettore, non si dovrebbe parlare più di proroga, che semmai andava fatta prima della scadenza dei contratti. Il loro rapporto, a norma di legge, dovrebbe essere stato azzerato. Facendo valere le pari opportunità per tutti i cittadini. Verificando il fabbisogno effettivo di personale, i profili professionali, le piante organiche, i posti vacanti, i concorsi interni e via continuando.
Questo in un Paese serio, non certo in Sicilia, Regione autonoma dove l’Autonomia serve alla politica per creare posti di lavoro fittizi in cambio di voti.
Questa potrebbe essere l’ultima settimana per molte società partecipate dalla Regione, che potrebbero essere sbaraccate.
Ma questa potrebbe anche essere l’ultima settimana di Governo e Ars. Perché potrebbe saltare l’impianto claudicante non tanto della Finanziaria – che è, per lo più, una somma di clientele – ma del Bilancio. Dove sono state inserite entrate ‘ballerine’.
Il Bilancio, nella parte che riguarda le entrate, zoppica. Si sa: un Bilancio pubblico con mancata copertura finanziaria è una contraddizioni in termini. Ed è proprio questa contraddizione in termini che accende la speranza: la speranza che tutto l’impianto salti, per liberare la Sicilia dalla follia di una manovra che consegna alla vita pubblica del nostro Paese una Regione con un ‘buco’ di bilancio pari a un miliardo e mezzo.
Certo, tra oggi e domani questo ‘buco’ potrebbe essere dimezzato. Con enormi sorprese per i tanti ‘clienti’ abituati, da anni, alla ‘mangiatoria’ di ‘Mamma Regione’. Per molti, abituati alle notizie ‘tranquillizzanti’, sarebbe una novità.
Ma noi non ci crediamo. Alla fine la politica siciliana, forte dell’appoggio di Roma che non vuole la Sicilia in default, ne siamo, più che certi, sceglierà l’azzardo, spedendo negli uffici del commissario dello Stato per la Regione siciliana una manovra con il ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro. Con la serena, solare e olimpica certezza che – soprattutto il Bilancio – non verrà impugnato.
Sarà una sfida con effetti calcolati. Ma c’è sempre un margine: la possibilità che qualcosa stia sfuggendo all’arroganza e alla iattanza della politica siciliana. Cerchiamo di entrare in quest’ultima settimana ad occhi aperti.