Una quantità enorme di fumo denso e nero ha invaso l’aeroporto di Catania dopo l’incendio che è divampato la sera di domenica 16 luglio, intorno alle 23.30. Danni alla struttura del terminal A dove le fiamme hanno interessato anche la copertura, che coincide con il pavimento dell’area partenze. La procura di Catania ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti – quindi senza nessun indagato – ipotizzando i reati di incendio doloso o colposo. Un’indagine che adesso si sta concentrando sull’impianto antincendio dell’aeroporto. Nessuna persona è rimasta ferita (fatta eccezione per un pompiere che è stato portato in Pronto soccorso per una sospetta frattura alla gamba destra), ma per gli inquirenti è necessario verificare i rischi per la salute di quanti si trovavano a Fontanarossa nel momento in cui, per cause ancora in fase di accertamento da parte dei tecnici specializzati dei vigili del fuoco, è scoppiato il rogo. Per fortuna, non in un’ora di punta in cui l’aeroporto internazionale conta anche migliaia di passeggeri in transito. Ancora oggi l’aria sarebbe irrespirabile e i dubbi su cosa non sia andato come avrebbe dovuto vengono sollevati da più parti.
Per fare chiarezza su quanto accaduto in aeroporto è al lavoro un gruppo di investigatori specialisti nominati dalla procura che, già ieri, ha aperto un’inchiesta. Stando a quanto emerso finora, sarebbero stati loro a constatare una totale assenza del servizio antincendio che dovrebbe entrare in azione nel momento in cui qualsiasi fonte sprigioni fiamme o fumo. Secondo quanto trapela dalle indagini, questo sistema non sarebbe mai entrato in azione, tanto da creare confusione e panico tra i pochi passeggeri presenti e pure tra gli addetti ai lavori. Superate le barriere dei gate, i viaggiatori non avrebbero ricevuto indicazioni precise da parte del personale sulle vie di fuga da percorrere e nemmeno sulle aree di sicurezza da raggiungere. Un caos contenuto solo dalla tarda ora e, quindi, dal non affollamento. E che emerge anche da alcuni video in Rete, girati da chi in quel momento si trovava al pian terreno, dove l’incendio è divampato: si sentono le sirene di un allarme, ma in lontananza. Il che coincide con i racconti di alcuni lavoratori, secondo cui l’avvertimento acustico sarebbe scattato solo quando il fumo aveva raggiunto già il piano superiore. «L’impianto ha funzionato perfettamente – dichiara l’amministratore delegato Sac Nico Torrisi – l’allarme è stato dato dai nostri collaboratori che hanno segnalato la presenza del fumo e, quindi, del rogo. Il sistema ha retto benissimo. Nessuno si è fatto male. Si stanno facendo i dovuti accertamenti ma ripeto, i sistemi hanno funzionato perfettamente».
Tra i primi a sollevare dubbi sulla questione sicurezza ci sono i sindacati. «Quanto accaduto – hanno dichiarato il segretario generale della Cgil di Catania Carmelo De Caudo e il segretario etneo della Filt Cgil Edoardo Pagliaro – non si è trasformato in tragedia per puro caso. Ma, per la sicurezza di passeggeri e lavoratori, serve capire quali siano state le dinamiche relative al sistema antincendio, alle modalità di evacuazione e di gestione dei flussi dei passeggeri». Che esista un piano di evacuazione di una struttura come un aeroporto internazionale è ovvio, lo prevede la legge. «Al momento, però, non possiamo sapere se sia stato attuato e se il personale sia stato adeguatamente formato», dichiara a MeridioNews Alessandro Grasso, segretario regionale della Filt Cgil, che proprio per questo è intenzionato a chiedere un incontro a Sac già nelle prossime ore. «Si parla di riapertura a breve dell’aeroporto ma, prima che ciò avvenga – sottolinea il sindacalista – vorremmo avere tutte le garanzie dei livelli di sicurezza per i lavoratori. Perché, non vogliamo nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se l’incendio fosse scoppiato in un’ora di punta con i check in aperti e le lunghe file di passeggeri in attesa». Preoccupano meno, al momento, le questione relative alle garanzie lavorative: alcuni spostati momentaneamente altrove, altri in ferie per qualche giorno ma «non si parla di cassa integrazione. Se i tempi di riapertura dovessero allungarsi – conclude Grasso – chiederemo che vengano applicati gli ammortizzatori sociali».
«Con non poche difficoltà, già nei mesi scorsi, abbiamo accertato delle criticità legate ai sistemi strutturali e di sicurezza aeroportuale che, a nostro avviso, sono insufficienti». La denuncia arriva da Tommaso Vendemmia, il segretario provinciale etneo del Siap (il sindacato italiano addetti polizia), dopo tre mesi di accertamenti che avrebbero fatto emergere dei punti critici. «Per la polizia di frontiera ci sono poche informazioni e soprattutto scarsa formazione sui luoghi e le procedure per le evacuazioni dei passeggeri», specifica a MeridioNews il sindacalista, che lamenta anche di avere chiesto un incontro già a partire dall’inizio del mese di maggio con i vertici di Sac – la società che gestisce l’aeroporto – ma di non avere ricevuto nessuna risposta alla pec. Questioni che, adesso, si fanno più urgenti alla luce di quanto accaduto. «Bisogna fare chiarezza su chi e quando è intervenuto dopo lo scoppio dell’incendio. Tra fumo acre e polveri sottili, le persone girovagavano – denuncia Vendemmia – e non c’è stata una evacuazione organizzata ma un fai da te, un fuggi fuggi che poteva diventare pericoloso. Per noi è incomprensibile la scelta di non indicare una via di fuga e un’area esterna sicura».
Non c’è ancora nessuna notizia ufficiale per quanto riguarda le cause dell’incendio. Diverse voci, però, si rincorrono da giorni. Alcune più insistenti di altre. Adesso, stando a quanto trapela da fonti investigative, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella secondo cui uno scoppio avrebbe preceduto l’incendio: si pensa al malfunzionamento di un condizionatore nell’area in cui si trova il gestore di un noleggio auto. Stando a quanto emerso, proprio lì accanto, sotto una scala mobile, ci sarebbe un deposito carrelli della Sac che si teme siano diventati materiale per alimentare il rogo. Sul punto sono intervenuti anche Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, e Mauro Torrisi, segretario generale Fit Cisl Catania, secondo cui «è necessario ricostruire un nuovo e adeguato modello della sicurezza, legato anche ai materiali utilizzati all’interno dell’aerostazione, comprese le attività commerciali interne, a maggior tutela della salute di tutti i lavoratori dello scalo e dei viaggiatori».
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