«Ho diffidato la trasmissione a occuparsi del caso di mia figlia e a fare anche solo il mio o il suo nome». Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, si è riservata di querelare Quarto Grado, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi che va in onda su Rete4 che, come molti altri organi di stampa, di recente è tornato a occuparsi del caso della bambina scomparsa da Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004. «La trasmissione ha consentito uno scempio delle vittime di un reato. La sopportazione ha un limite: noi vittime non possiamo essere denigrate e attaccate», ha dichiarato Piera Maggio durante il programma Ore 14 di Raiuno prima di tornare a fare l’appello più importante: «C’è chi sa la verità sul caso di mia figlia: è a loro che io dico di parlare, dopo 17 anni di dolore».
Nell’ultimo periodo, una Denise al giorno è stata segnalata da quelli che sono stati soprannominati i pipitonisti – in rima con i terrapiattisti – convinti che dietro il mancato ritrovamento della bambina ci sia un complotto. Persone sicure, ogni volta di più, di avere trovato la bambina. Pure di fronte a età che non corrispondono (anche sei anni in più, come nell’ultimo caso della ragazza segnalata dalla ex pm Maria Angioni), dicono di volersi fidare solo dei risultati del test del dna. False piste, testimoni confusi e qualche mitomane si sono succeduti nelle ultime settimane. La magistrata che all’epoca si era occupata del caso, la scorsa settimana, ha annunciato che Denise sarebbe addirittura diventata mamma. Una notizia poi smentita dopo qualche verifica. «Non si immagina quante bambine somiglianti a mia figlia ho visto in questi anni – aggiunge Piera Maggio – Bisogna stare cauti, non ci possiamo ancora fare del male. Per questo io chiedo delicatezza perché non si sta giocando».
Intanto, al centro della vicenda torna l’hotel Ruggero II di Mazara del Vallo dove 17 anni fa lavorava Anna Corona, l’ex moglie del padre biologico di Denise e madre di Jessica Pulizzi, imputata poi assolta dall’accusa di avere sottratto la bambina e di averla ceduta ad altri. Negli ultimi giorni, sono stati riascoltati gli ex dipendenti (dal manutentore alla receptionist) che erano in servizio la mattina della scomparsa. La polizia giudiziaria è pure tornata nell’albergo per ispezionare i locali e verificare le vie di ingresso e di uscita. L’attenzione si era concentrata sul foglio delle presenze: a scrivere le 15.30 come orario uscita di Corona era stata la collega e amica Francesca Adamo fornendole un alibi. Diversi dipendenti hanno riferito di non avere più visto Anna Corona dopo la fine della pausa pranzo, intorno a mezzogiorno.
Da quando la procura di Marsala è tornata a indagare, a partire dalle fughe di notizie e dai depistaggi sulle indagini dell’epoca, alcuni tasselli stanno arrivando anche dall’analisi delle intercettazioni grazie a nuove tecniche con cui gli audio importanti sono stati rallentati e puliti. Nel frattempo, per provare a compiere questo passo, alcuni deputati hanno anche proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per «esaminare l’efficacia dell’attività investigativa, valutando se vi siano state inadempienze o ritardi nello svolgimento delle indagini». Nel 2015, era stata una sentenza della corte d’Appello a mettere nero su bianco che nelle indagini c’erano state «approssimazione, superficialità, omissioni, ritardi e mancate perquisizioni».
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