Architetto di professione e ciclista per passione, Lucia Asero racconta a MeridioNews l'esperienza vissuta in Belgio. La volontà, dopo Amstel Gold Race e Fiandre, è quello di completare un grande trittico della classiche del Nord: «Si respira l'odore del vero ciclismo»
Da Giarre al Giro di Fiandre: storia di Lucia Asero «Il prossimo obiettivo è la Liegi-Bastogne-Liegi»
«E anche quest’altra è andata, un po’ distrutta dal pavé ma, credetemi, mi sono divertita da morire. Il Fiandre ti lascia un’esperienza unica perché senti l’odore del vero ciclismo, senti qualcosa di bello e lo vivi a 360 gradi. Il mio Fiandre di 230 chilometri si è concluso in 8 ore e 15 minuti, con 2200 metri di dislivello». Lucia Asero esprime così, su Facebook, la felicità per avere concluso il suo primo Giro delle Fiandre, lo scorso 6 aprile. Si tratta dell’ennesimo sogno nel cassetto realizzato da parte dell’atleta giarrese, 46 anni, che riesce ad alternare con successo la vita professionale alla grande passione per lo sport del pedale: un vero e proprio stile di vita, come conferma a MeridioNews. «Faccio ciclismo amatoriale da vent’anni. La mia passione – ricorda Asero – è nata con la mountain bike: poi ho iniziato a inforcare le bici da corsa, dividendomi tra gli studi di architettura a Reggio Calabria e le prime gare agonistiche».
Il ciclismo, col passare del tempo, ha finito per prendere sempre più spazio nella sua vita: «All’inizio facevo tutto da sola: poi ho iniziato a fare le cose in maniera più seria, con l’aiuto di preparatori atletici e una programmazione più rigida. Grazie a questo – conferma l’atleta etnea – sono arrivati grandi risultati, come la vittoria ai campionati siciliani». La libera professione aiuta una migliore programmazione della giornata: «Dedico all’allenamento quattro ore al giorno, principalmente nelle ore mattutine. Da quattro anni, poi, sono seguita dal coach Alessandro Proni: una presenza fondamentale – ribadisce Lucia Asero – assieme a quella di Fabrizio Proni, presidente del team Pronicycling».
I grandi sforzi di questi anni le hanno permesso di compiere un ulteriore salto di qualità. Dopo avere girato in lungo e largo la penisola, ecco la decisione di completare in un triennio tre grandi classiche del Nord: Amstel Gold Race (corsa nel 2018), Giro delle Fiandre e, il prossimo anno, la Liegi-Bastogne-Liegi. Le emozioni dell’ultimo Fiandre sono ancora vive. «La gente in Belgio adora i ciclisti, al nostro passaggio c’è sempre una grande festa. L’organizzazione, poi, è impeccabile: si tratta di una gara sicura, con incroci sempre chiusi e tutelati – afferma Asero – e tanti punti di ristoro. Una vera e propria festa del ciclismo». A livello tecnico si tratta di una gara molto dura. «I primi cento chilometri arrivano a velocità elevatissime con scatti e curve continue e i pericoli legati alle molte rotone (momenti in cui si segue una scia, ndr) sul percorso».
Il vero Fiandre, però, comincia ai 130 chilometri dal traguardo. «I muri, lastricati col classico pavé, hanno un elevato coefficiente di difficoltà». Per affrontarli, come ammette l’intervistata, ci vuole tanta tecnica: «Bisogna essere bravi a stare in equilibrio. Risalire in bici infatti è un problema, essendo in molti. Dopo un inizio complicato, però, sono salita in maniera regolare». Per affrontare una corsa del genere serve una preparazione specifica. «Ho iniziato lo scorso novembre, con due mesi in palestra e lavori specifici sulla bicicletta. La mia fortuna – ammette la ciclista – è che qui in Sicilia ho potuto sviluppare una buona tecnica sullo sterrato, grazie alla mia precedente esperienza in mountain bike».
Le ultime battute riguardano il futuro. Lucia Asero guarda sempre avanti e ha due grandi progetti da realizzare. Il primo, a stretto giro di posta, sarà la sua partecipazione alla Liegi-Bastogne-Liegi del 2020: «Voglio andare avanti finché posso, lavoro permettendo». Quando arriverà il momento di posare la bici in garage, poi, ecco il secondo sogno: «Ho intenzione di formare una squadra tutta al femminile qui in Sicilia. Sarebbe un grande passo avanti, in un luogo che dà poche opportunità alle ragazze che hanno questa passione. Cercherò di creare un progetto serio – conclude l’intervistata – in modo tale da poter permettere alle mie atlete di gareggiare almeno in tutta Italia».