Ieri mattina, il governatore ha usato parole di fuoco per commentare le ultime dichiarazioni del proconsole renziano in Sicilia. «Quando si è candidato non ha vinto». Duro il giudizio sulla Leopoldina: «Un flop inaudito». Nel pomeriggio, l'incontro chiarificatore con gli assessori regionali
Crocetta, le ultime parole prima della tregua «Faraone eletto con lista della cassa mutua»
La tempesta prima della quiete. La tregua di ieri sera tra il presidente Rosario Crocetta e Davide Faraone, per interposta persona degli assessori renziani in giunta, è stata l’epilogo di una giornata iniziata con toni tutt’altro che pacati. Al mattino, infatti, Crocetta ha usato parole piccate per parlare del sottosegretario all’Istruzione e delle sue influenze nella politica regionale. «Sono tre anni e mezzo che ha assessori – ha dichiarato il presidente della Regione, pochi minuti prima di inaugurare i nuovi reparti dell’ospedale Cimino di Termini Imerese -. Al bilancio, che in assoluto quello che stabilisce la linea di intervento economico; ai rifiuti, che sono uno dei problemi storici di questa Sicilia, e alla salute. E poi ci sono altri renziani in giunta, come Barbagallo o lo stesso Croce».
Faraone, negli scorsi giorni, ha dichiarato che pensare a una ricandidatura di Crocetta sarebbe da trattamento sanitario obbligatorio. A tal proposito, il governatore ha commentato: «Chiedere le primarie è legittimo». Ciò che invece non è andato giù è stato l’aver invitato alla Leopoldina l’avvocato che difende i giornalisti del settimanale L’Espresso accusati di aver pubblicato un’intercettazione – quella con il medico Matteo Tutino – la cui esistenza è stata negata dalla procura di Palermo: «Questi signori politici mi hanno massacrato, ma non hanno neppure chiesto scusa. Vogliono fare la nuova Sicilia con le false intercettazioni?», ha aggiunto Crocetta.
Il governatore è poi andato avanti, ricordando le competizioni interne al Partito democratico, che hanno visto protagonista il sottosegretario: «Vorrei ricordare a Faraone una cosa molto semplice – ha attaccato -. Si è candidato alle primarie di Palermo ed è arrivato terzo. Si è candidato alle regionali, quando io ero candidato alla presidenza, e mentre io ho vinte le elezioni, lui non è stato neanche eletto. È diventato deputato con la lista della “cassa mutua”». Netto, poi, il giudizio sulla riuscita del congresso di area renziana in Sicilia: «È stato un flop inaudito. Senza giovani, donne e politici di rilievo». Infine, un messaggio alla propria giunta: «Gli assessori devono dire se la loro linea è quella di scassare il governo, per poi accusare il presidente della Regione di paralisi». Tutto questo poche ore prima di incontrare quegli stessi assessori e di siglare con loro una tregua sulla cui durata è legittimo, oggi, nutrire qualche perplessità.