Corruzione alla Regione, dall’evento contro la violenza sulle donne ai contatti romani: «Dobbiamo essere delle lobbiste»

Bisognava avere i contatti giusti. «Essere delle lobbiste». E, se possibile, concedersi una vacanza alle Maldive per «fare networking». La giornalista milanese Sabrina De Capitani, ormai ex portavoce del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, sosteneva che le erano bastati appena 30 minuti nei corridoi del parlamento siciliano per intuire che il mondo degli eventi, intrecciato alla politica, rappresentava «un bacino di lavoro». Ieri De Capitani ha rassegnato le dimissioni, nel pieno di una giornata difficile per il governo regionale guidato da Renato Schifani: è infatti emerso anche il coinvolgimento dell’assessora al Turismo e allo Sport Elvira Amata, nell’inchiesta per corruzione che già tocca Galvagno. Oggi il presidente dell’Ars fornirà la sua versione dei fatti in aula, ma l’indagine coordinata dalla procura di Palermo promette ulteriori sviluppi, potenzialmente destinati ad allungarsi fino a Roma.

Nell’informativa della Guardia di finanza, diversi nomi risultano omissati. Tra questi, quello di uomo 6, un influente esponente politico, a quanto pare di destra, che risulterebbe molto vicino a Marianna Amato, dipendente della fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana e figura centrale nell’organizzazione di eventi. Uno degli appuntamenti finiti sotto la lente degli inquirenti è legato alla Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2023. Proprio quell’iniziativa sarebbe stata curata da Amato, come De Capitani raccontava in una conversazione intercettata col compagno: «Gaetano mi ha chiamata – diceva – perché un’amica di uomo 6 deve organizzare un evento sulla violenza contro le donne all’interno del Parlamento».

Il consiglio della portavoce ad Amato era chiaro: contattare Galvagno per conoscere eventuali preferenze tra le fondazioni da coinvolgere. «Così abbiamo anche il suo benestare, ovviamente. Sono serena – spiegava – anche perché se prendiamo la fondazione Dragotto… Queste donne fanno lobby, e anche noi dobbiamo entrare, tu più giovane di me, dobbiamo essere delle lobbiste. Questo ho fatto nella vita». Alla fine venne coinvolta proprio la fondazione Dragotto, rappresentata da Marcella Cannariato – anch’essa indagata – moglie del patron di Sicily by Car, Tommaso Dragotto. Ma la collaborazione non fu affatto stabile. A poche settimane dall’evento, la sorella di Galvagno informava il fratello della presunta intenzione di Cannariato di escludere Amato: «La sta facendo fuori», diceva. La risposta del presidente dell’Ars fu inequivocabile: «Non la può fare fuori, perché i soldi glieli sto dando io su indicazione di uomo 6. Non si può fare se non c’è lei, perché lei ci guadagna in questa cosa».

Un concetto ribadito anche alla stessa De Capitani che, con tono esasperato, sbottava: «C’ho a che fare con Dragotto, Monterosso, Amato… cioè potessero uccidersi. Meno male che facciamo pure l’evento contro la violenza sulle donne». Pochi giorni dopo, De Capitani e Amato tornano a parlare di affari: «Business is business», e ognuno avrebbe dovuto mettere in campo le proprie competenze per costruire un gruppo di lavoro vero e proprio. Un ruolo chiave, secondo De Capitani, sarebbe spettato a Pippo Martino, attuale segretario particolare dell’assessorato al Turismo, già citato nell’ambito delle indagini sugli eventi natalizi. Martino viene menzionato anche in riferimento a una società non meglio identificata, nella quale – come spiegava Amato – era stato inserito.

Le due donne si interrogavano sull’opportunità di comunicarlo o meno a Galvagno: «Io lo faccio una persona intelligente Gaetano – affermava Amato – come uomo 6. Quindi prenderli per il culo… meglio di no. Il fatto di Pippo glielo si deve dire, anche perché nell’associazione c’è scritto che due componenti sono di Mistretta. Ma tu vuoi che io mi prenda due di Mistretta così, dal nulla? È subito riconducibile a Pippo… Lui ad Elvira glielo dirà. Non può non dirglielo». E, infine, il commento emblematico: «Minchia, per adesso sono tutti ricattabili…». Amato ambiva a organizzare eventi con appoggi politici non solo in Sicilia, ma in tutta Italia. Alla madre raccontava che Galvagno si era detto disponibile ad aiutarla anche a livello ministeriale. Un’apertura che, mesi dopo, sembra però essere venuta meno, almeno a giudicare da una frase attribuita a Galvagno: «Una che guadagna 2000 euro, quando uno le dà 15mila… non è cosa sua». Il consiglio da amico? «Cambia lavoro».


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