Sparma03. Una parola d’ordine ma anche il nome del conto gioco online che sarebbe stato utilizzato per riscuote i soldi della cocaina a Lampedusa. Una modalità alternativa, per evitare passaggi di denaro contante, sperimentata secondo gli inquirenti da Vincenzo Barbera a dai suoi fidati collaboratori: Nicola Minio e Toni Sparma. Il punto d’appoggio per i loro affari sarebbe stato il centro scommesse New Bet Lampedusa, il cui titolare però risulta estraneo alle contestazioni. La consegna della droga poteva avvenire sia prima dei pagamenti che dopo, secondo una modalità che non sempre soddisfaceva i presunti venditori: «Avanzo un bordello di soldi da tante persone», commentavano gli indagati. Gli aneddoti di questa storia sono contenuti nel decreto di fermo dell’operazione Zefiro che ha portato al fermo di undici persone. L’inchiesta è il seguito del blitz Levante coordinato dalla procura di Agrigento con a capo il procuratore reggente Salvatore Vella.
La droga sarebbe stata indicata utilizzando i nomi più disparati. Dalla carne ai caffè. Le «carte», invece, avrebbero indicato i soldi. «Amore mio, mi ha dato cinque mazzi di carte», diceva Sparma a Barbera in un dialogo intercettato. A ogni mazzo corrispondevano 100 euro, secondo gli inquirenti. «Tre li carichi e due li porti», rispondeva Barbera. Monitorando il conto gioco, gli investigatori scoprono che sei minuti dopo quella telefonata 300 euro vengono caricati nel conto Sparma03. Trascorrono altri sette minuti e Sparma, secondo la ricostruzione, si presenta a casa di Barbera annunciandosi con l’ennesima telefonata: «Amore mio, qua sono».
Nelle intercettazioni venivano date precise disposizioni. «Tu vai al centro scommesse e gli dici Sparma03… e vieni a casa, dove siamo andati ieri». A parlare era ancora una volta Barbera. Il suo interlocutore, secondo la ricostruzione della procura, era un acquirente. L’uomo, a quanto pare, non particolarmente sveglio. Dopo essersi recato al centro scommesse chiede ulteriori delucidazioni sul nome del conto da ricaricare. «Mitico… sono qui allo sportello. Hai detto “sbom“…». Per evitare errori, Barbera avrebbe chiesto di parlare con il titolare del punto vendita: «Caricaci Sparma03… duecento (euro, ndr)».
Stando a quanto emerso, l’Isola sarebbe stata il punto di approdo di ingenti quantitativi di polvere bianca. Nell’estate dello scorso anno, sono stati effettuati dei grossi recuperi di panetti di cocaina. La droga era stata raccolta in mare, a dodici miglia a sud di Lampedusa nella zona della cosiddetta Secca di Levante, durante una battuta di pesca a strascico del motopeschereccio Nuovo Vincenzo Padre. Successivamente i panetti integri – 57 in tutto poi suddivisi all’interno di alcuni zaini – vennero portati sulla terra ferma con l’intento di «piazzare la droga sul mercato di Lampedusa», si legge nei documenti. A prenderne una parte considerevole sarebbe stato Ignazio Umberto Blandina, 60 anni, già condannato nel processo con rito abbreviato ma diventato uno dei collaboratori chiave per il proseguo dell’inchiesta. Tra le modalità utilizzate per il trasferimento della droga ci sarebbe stata anche quella che prevedeva il ritiro di un sacco nero posizionato vicino a dei bidoni della spazzatura in contrada Terranova. Il secondo carico di droga recuperato a largo delle coste sarebbe stato intercettato dalla motonave Valeria II.
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