Lo score di quattro pareggi nelle ultime cinque gare casalinghe conferma che il Palermo ha perso soprattutto tra le mura amiche la possibilità di agganciare il treno per il secondo posto. Contro il Cesena la squadra ha evidenziato ancora una volta problemi fisici e, nonostante la spinta dei tifosi, lacune sul piano caratteriale
Continua il festival delle occasioni sprecate Sciupati al Barbera i bonus per la A diretta
Il Palermo ha ancora in tasca un biglietto che dovrebbe stracciare per legittimare le proprie ambizioni e che invece continua a esibire con una preoccupante ripetitività. È il biglietto, valido dall’inizio della stagione, che funge da abbonamento al festival delle occasioni sprecate. Tagliando che i rosanero hanno mostrato anche oggi nella gara interna con il Cesena. Il match con i romagnoli, preceduto dl giro di campo dei ragazzi di Scurto neopromossi in Primavera 1 e acclamati dal pubblico presente sugli spalti, era da vincere per alimentare le speranze di promozione diretta in serie A e invece, con l’aggravante del successo ottenuto dal Frosinone a Chiavari contro l’Entella, la missione non è stata portata a termine. Matematicamente l’ultima giornata di campionato lascia ancora aperti piccolissimi spiragli (per salire subito nella massima serie il Palermo dovrebbe vincere a Salerno sperando che il Frosinone perda in casa con il Foggia e che lo Spezia freni il Parma che oggi, battendo in casa il Bari, ha scavalcato i rosa) ma è inutile fare voli pindarici. È giusto, invece, rimanere ancorati al dato di realtà e ammettere che il pareggio a reti bianche maturato contro il Cesena, che con questo punto è virtualmente salvo, di fatto condanna gli uomini di Stellone ai playoff.
Nel match contro la Salernitana, anzi, i rosanero dovranno preoccuparsi soprattutto di difendere il quarto posto scongiurando il rischio di un possibile sorpasso del Venezia, a soli due punti di distanza in classifica. Arrivare quarti o quinti non è affatto la stessa cosa in ottica playoff. Ma il Palermo, in particolare questo Palermo, è in grado all’ultima giornata (e in un ambiente caldo come quello che troverà venerdì prossimo all’Arechi) di svolgere il proprio compito mantenendo questa posizione di vantaggio in vista dell’appendice post-regular season? Dalla sfida con il Cesena, onestamente, non arrivano segnali particolarmente incoraggianti. Soprattutto dal punto di vista della condizione atletica. La squadra non ha più di un’ora di autonomia sulle gambe e, ancora una volta, ha accusato un calo nella seconda frazione di gioco. Nella quale non ha avuto le energie, fisiche e mentali, per spingere sull’acceleratore e mettere alle corde un Cesena compatto e bene organizzato (con il 4-1-4-1 disegnato da Castori) ma che probabilmente non avrebbe opposto una grandissima resistenza se fosse stato sollecitato nelle retrovie in maniera diversa.
Il Palermo, sia chiaro, ha tenuto costantemente il pallino del gioco in mano, non ha corso pericoli al netto di una conclusione nel secondo tempo di Fedele deviata in angolo da Pomini e ha creato anche diverse occasioni da rete ma, mettendo sul piatto della bilancia i valori in campo facendo leva sulla voglia dei padroni di casa di aggiudicarsi una sfida che era assolutamente da vincere, era lecito aspettarsi di più dalla formazione di Stellone. Che ha funzionato a corrente alternata e che, psicologicamente, ha risentito dell’errore dal dischetto di Coronado al 38’ del primo tempo in occasione del rigore fischiato dall’arbitro per una trattenuta di Cascione ai danni di Dawidowicz, difensore polacco inserito nella lista dei pre-convocati per il Mondiale. La squadra, in primis Coronado abbracciato e incoraggiato subito dai compagni, ha provato a reagire ma, nonostante qualche lampo (da segnalare due nitide palle-gol sprecate dal fantasista brasiliano e da Aleesami e una parata dell’ex di turno Fulignati sul tiro del neo-entrato Trajkovski da posizione defilata), nella ripresa non ha saputo imprimere al match il ritmo necessario per spostare l’ago della bilancia dalla propria parte e non ha trovato il guizzo vincente. Con la complicità di un avversario che ha chiuso bene gli spazi ma soprattutto per demeriti propri. Per imprecisione sotto porta e mancanza di incisività, difetti di un Palermo in difficoltà sul piano fisico e con una certa fragilità anche dal punto di vista psicologico.
Non è la prima volta che i rosanero balbettano davanti ad un’importante cornice di pubblico? A questo punto diventa legittimo il sospetto che, alla base, ci sia anche una carenza di personalità. Vuol dire che la presenza di un bagno di folla (il dato relativo ai 23.207 spettatori rappresenta il nuovo record stagionale di presenze nel giorno in cui, per la prima volta in questo campionato, al Barbera viene superata quota 20 mila) non esercita una pressione positiva sulle spalle di un gruppo che, magari anche inconsciamente, si lascia schiacciare con facilità dal peso delle aspettative. Una squadra che punta alla promozione in A non dovrebbe avere questo genere di problemi e invece il campo ha detto, finora, che al Palermo manca ancora qualcosa per compiere il definitivo salto di qualità. E questo quid in più è riconducibile anche al carattere di un collettivo con diverse scorie ancora da smaltire e non abituato a vincere. Un collettivo, peraltro, che continua a sprecare bonus tra le mura amiche. Lo score di quattro pareggi nelle ultime cinque gare casalinghe conferma che la compagine guidata prima da Tedino e ora da Stellone (che oggi ha rilanciato Jajalo nell’undici iniziale e che nel finale ha gettato nella mischia anche il convalescente Nestorovski) ha perso al Barbera le occasioni giuste per staccare le dirette concorrenti e spiccare il volo verso il secondo posto che vale la promozione diretta.