Maxi stangata per Cosa nostra catanese con condanne fino a 20 anni di carcere. Sono sedici gli imputati ritenuti colpevoli dal gup Loredana Pezzino,nel processo abbreviato di primo grado denominato Reset, dal nome dell’operazione condotta dal nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza sotto il coordinamento dalla Procura di Catania, che nel novembre 2013 aveva portato a 24 arrestati tra le fila della famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano. Al centro dell’inchiesta erano finiti i gruppi che operano nei quartieri cittadini della Civita e Stazione, quest’ultimo, secondo gli inquirenti etnei, controllato direttamente da dietro le sbarre dal boss Giuseppe Pippo Zucchero. Ad essere investiti del ruolo apicale di reggenti sarebbero stati il giovane figlio di quest’ultimo, Benedetto, condannato a 12 anni insieme al genero Cristofaro Romano, anch’egli riconosciuto colpevole con una maxi pena di 20 anni.
Conosciuto nell’ambiente con il diminutivo di Cristian, Romano, durante le indagini venne più volte intercettato intento a rivendicare il ruolo degli storici padrini della famiglia mafiosa catanese. «A capo di tutti quelli che siamo qua dentro – spiegava al suo interlocutore – portiamo il nome dello zio (Benedetto Santapaola ndr) [..] il nome è uno solo o il suo o di Aldo (Ercolano, killer del giornalista Pippo Fava ndr), e niente, c’è stato il colpo dell’applauso». Un tributo deprecabile che veniva riservato a uno dei criminali più pericolosi che la mafia etnea abbia allevato.
I metodi in effetti, o per meglio dire le ambizioni, non si distaccavano dai boss che hanno insanguinato le strade di Catania. Per avere il tanto agognato rispetto da parte degli altri clan, Romano e soci erano pronti anche ad utilizzare le armi: «Se non spariamo alle persone in testa non ti guardano, [..] spariamo in faccia, ci vogliono tre minuti [..] poi usciamo sui giornali e a Catania dicono “minchia gli sparano in testa alle persone”».
Spariamo in faccia, ci vogliono tre minuti e poi usciamo sui giornali
Tra i reati contestati a vario titolo agli imputati ci sono quello di associazione mafiosa ricettazione e detenzione di armi, estorsione, danneggiamento e incendio doloso, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, evasione e rapina a mano armata. Proprio le estorsioni erano uno dei canali privilegiato dal gruppo per riempire le casse di Cosa nostra e sostenere le spese degli affiliati detenuti. Un pizzo a tappetto con cifre corrisposte da commercianti e impresari con cadenza mensile. Il tariffario variava in relazione alla capacità economica delle vittime. Un negozio di articoli di pelletteria in viale Libertà avrebbe sborsato tra il 2011 e il 2012 la somma di 120 euro mensili. 5000 euro invece è la somma che, secondo la Dda di Catania, avrebbe pagato ogni trenta giorni al clan Santapaola la I.G.M. Ambiente, società che da anni si occupa del servizio d’igiene urbana a Siracusa. Ad aver patteggiato la pena è stato anche l’ex autista dell’azienda, Bruno Cavarra, cognato del politico siracusano Gino Foti (non coinvolto nell’inchiesta ndr.). Il pizzo sarebbe stato corrisposto non solo in denaro ma anche con cesti natalizi. Un commerciante catanese, secondo gli inquirenti, sarebbe stato costretto a donare gli ambiti regali al gruppo mafioso della Stazione addirittura per 12 anni, dal 2000 al 2012, durante ogni festività.
Le pene richieste a conclusione della requisitoria nell’udienza dello scorso 18 luglio dai magistrati Andrea Bonomo e Iole Boscarino, ammontavano complessivamente a quasi 200 anni di carcere.
Le condanne:
Albergo Alessandro (9 anni 6 mesi e 20 giorni), Arena Marco (10 anni), Bonfiglio Orazio inteso Orazio Bassotto (11 anni 7 mesi e 10 giorni), Caruso Sebastiano inteso Nuccio Tyson (4 anni 11 mesi e € 6000 di multa), Faro Francesco inteso Melo Meno (10 anni), Gallo Angelo inteso Angelo a ciolla (3 anni e € 6000 di multa), Liberato Francesco inteso Franco(12 anni), Mirabella Salvatore inteso Turi Palocco (11 anni), Mirabile Angelo inteso Angelo u porcu (2 anni 8 mesi e € 4000 di multa), Puglisi Antonio inteso Puddisino (6 anni e € 16000 di multa), Romano Cristofaro inteso Cristian (20 anni), Scalia Alessandro (10 anni e 2 mesi), Silverio Davide Giuseppe (20 anni), Vella Alessandro (9 anni e 6 mesi), Zuccaro Domenico inteso Domenico u biondo (20 anni), Zucchero Benedetto inteso Benny (12 anni).
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