Una pax mafiosa che lascia tranquilli, almeno dal punto di vista degli episodi più violenti, la forte repressione messa in atto con i blitz e l’emergere di atti di microcriminalità, anche legati alla gestione delle piazze di spaccio, ma che restano entro determinati confini. Questa, in sintesi, la mappa venuta fuori dall’incontro di oggi, nei locali della prefettura di Catania, tra la commissione regionale antimafia all’Assemblea regionale siciliana e i maggiori vertici etnei di forze dell’ordine e magistratura. Sul tavolo è finita anche l’escalation di sparatorie che ormai da mesi riguardano il capoluogo etneo. Decine di casi, con morti e feriti, in cui lo spartito sembra un po’ diverso rispetto a quello descritto intorno alle 14 dal presidente Antonello Cracolici. L’ultimo fatto di sangue ha coinvolto un pregiudicato figlio di uno dei più noti boss del clan Mazzei mentre, nei mesi precedenti, si è sparato non solo contro le persone ma anche verso macchine e abitazioni, spesso riconducibili alle nuove leve della mafia locale. Senza dimenticare quanto successo tra Cappello e Cursoti Milanesi soltanto nell’estate 2020.
A gettare acqua sul fuoco era stato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Arrivato a Catania per presiedere un tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica fortemente voluto dal nuovo sindaco Enrico Trantino. Un momento anche simbolico per lanciare un messaggio dopo una campagna elettorale fortemente incentrata sui temi della sicurezza e in cui si era pure ventilata la possibilità di fare scendere in strada i militari dell’esercito per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. «Emerge il dato che gli episodi di violenza attribuibili alle organizzazioni mafiose hanno una bassa recrudescenza, anche perché c’è una pax tra i mafiosi stessi oltre a esserci una forte attività repressiva da parte delle forze dell’ordine – spiega Cracolici – Ci hanno detto che sono stati operati 5000 arresti in 14 mesi. Poi possono esserci fatti che riguardano la microcriminalità investendo anche alcuni luoghi, come le piazze di spaccio. Tuttavia il crack, per esempio, non sta riguardando Catania come avviene in altri luoghi della Sicilia».
«Per quello che ci viene riferito, abbiamo dati importanti per quanto riguarda l’abbandono scolastico con un netto aumento delle segnalazioni», continua il presidente dell’antimafia regionale, sottolineando come Catania sia al primo posto in questa classifica. «Posso dire che il lavoro che viene fatto a Catania è un esempio con solo per la Sicilia ma per l’intera Italia. Ogni tanto dobbiamo avere che le emergenze siciliane ci impongono un salto di qualità e da questo punto di vista il capoluogo etneo sta sperimentando strumenti se non unici ma importanti che costituiscono un esempio. Orario prolungato? Necessario ma non può essere solo scolastico. Deve servire – conclude Cracolici – a educare alla cultura della bellezza, dell’arte e della letteratura e deve essere una cosa attrattiva per chi considera la scuola una perdita di tempo».
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