Sono d’accordo sul fatto di non essere d’accordo. Ed è comunque un inizio. Come ormai da copione noto il centrodestra inizia a creparsi sotto elezioni: scatti in avanti, richieste, fazioni e frazioni. Un’onda che investe la coalizione isolana a tutte le latitudini. Non solo a Catania, dove Fratelli d’Italia non ha fatto il passo decisivo per la convergenza unitaria sul nome della leghista Valeria Sudano e dovrebbe presentare quanto prima il suo candidato, che a quel punto potrebbe affiancarsi anche a Raffaele Lombardo. Screzi e separazioni elettorali attraversano tutta l’isola, anche dove l’appuntamento del voto è ben lontano.
Sta diventando un caso quello di Trapani, città come Catania chiamata a rinnovare la propria giunta e il proprio sindaco. Nel capoluogo la candidatura di Maurizio Miceli, coordinatore provinciale dei meloniani, è spinta tra gli altri da MpA, FdI e anche dalla Lega, nella sua accezione locale con il nome Noi con l’Italia, ma non da uno degli assessori regionali del Carroccio, Mimmo Turano, uno che nel Trapanese è in grado di spostare un buon pacchetto di preferenze. Turano ha infatti deciso di appoggiare la candidatura di Giacomo Tranchida, primo cittadino uscente, che si presenta con una lista civica: Trapani al centro. Una mossa che non ha certo lasciato indifferenti gli alleati politici di Turano, che durante l’ultimo vertice di coalizione hanno specificato in maniera piuttosto netta che l’assessore agisce a titolo del tutto personale e che il suo sostegno a Tranchida non equivale a quello del partito.
Ma è bufera anche a Palermo, dove le elezioni il centrodestra le ha vinte e governa con il sindaco, Roberto Lagalla, che è stato addirittura costretto a minacciare ripercussioni sul proseguimento della legislatura qualora la sua maggioranza in Consiglio, da giorni a pezzi da una parte per le reciproche insofferenze tra Fratelli d’Italia e la nuova Democrazia cristiana e dall’altra per le multiple fratture interne a Forza Italia, dove alle questioni che in qualche modo si sono risolte all’Assemblea regionale con l’ammutinamento nei confronti del coordinatore regionale Gianfranco Miccichè, spodestato dal segretario di Renato Schifani, si sono aggiunte anche vecchie ruggini, abbinate a ragioni personali e politiche.
Intanto, in attesa che Fratelli d’Italia faccia chiarezza al proprio interno su quanto accade e accadrà a Catania, il rischio concreto, soprattutto nel capoluogo etneo, è che alla fine i nomi dei candidati vengano partoriti direttamente da Roma, con i vertici dei vari partiti pronti a prendere posizione per evitare che le immancabili rotture, che finora il centrodestra è stato sempre in grado di sanare, anche in maniera piuttosto sorprendente, non finiscano per causare danni irreparabili all’unità della coalizione. Almeno fino alle prossime elezioni.
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