Uno strumento atteso da oltre 50 anni in una città che sta accogliendo «lentamente» una sfida che porterà «a un processo rigenerativo che contribuirà a rendere migliore la vita dei suoi abitanti». Si potrebbe sintetizzare così, prendendo in prestito una parte dell’intervento del vicesindaco Paolo La Greca, il dibattito di ieri in Consiglio comunale per […]
Catania e il nuovo Piano urbanistico generale. In Consiglio l’atto d’indirizzo ma i tempi sono ancora lunghi
Uno strumento atteso da oltre 50 anni in una città che sta accogliendo «lentamente» una sfida che porterà «a un processo rigenerativo che contribuirà a rendere migliore la vita dei suoi abitanti». Si potrebbe sintetizzare così, prendendo in prestito una parte dell’intervento del vicesindaco Paolo La Greca, il dibattito di ieri in Consiglio comunale per esaminare l’atto di indirizzo del Piano urbanistico generale di Catania (Pug, ndr) adottato dalla giunta del sindaco Enrico Trantino. Nuova dicitura per etichettare quello che una volta era il Piano regolatore generale e che nel capoluogo etneo venne approvato, con decreto regionale, nel lontano 1969. Cinque anni dopo – era il 1964 – rispetto a quando approdò nell’aula del senato cittadino. Obiettivo del Pug, la cui adozione è obbligatoria in tutti i Comuni della Sicilia, è quella di programmare e disciplinare la tutela, la valorizzazione e la trasformazione urbanistica delle città. Precisa, per esempio, le linee d’intervento nei centri storici e fissa gli standard di qualità ecologica e ambientale.
Un lungo elenco di obiettivi e strumenti di pianificazione fondamentali per Catania e non solo, dopo la pubblicazione di classifiche e di report (l’ultimo è quello sulla qualità della vita di Legambiente, realizzato con la collaborazione dell’azienda Ambiente Italia, in cui la città continua a collezionare riconoscimenti in negativo. Sul tavolo ci sono la questione del waterfront e della prevenzione sismica, il recupero del quartiere San Berillo vecchio, oltre all’annosa questione della riqualificazione di corso dei Martiri e quella della concreta regolamentazione delle strutture private per usi commerciali. «Un libro dei sogni sul futuro della città», come è stato definito in passato, che per essere approvato avrà comunque bisogno di un bel po’ di tempo, con molta probabilità anni. Tempistica fatta notare durante il dibattito in aula dalla consigliera comunale del Movimento 5 stelle Gianina Ciancio, che ha fatto riferimento alla legge regionale che disciplina proprio l’adozione del Pug.
Il responsabile del procedimento avvierà il procedimento di formazione del Pug. Una finestra di 30 giorni in cui si potranno avanzare proposte e formulare suggerimenti. Da consultare ci saranno soggetti pubblici, privati e rappresentanti degli ordini professionali che sono interessati al piano. Ci vorrà poi un termine di 90 giorni, dall’avvio del procedimento, tenendo conto dell’atto di indirizzo della giunta e delle proposte pervenute, per elaborare un documento preliminare del Pug. Entro dieci giorni quest’ultimo faldone passerà all’esame del Consiglio comunale. Le determinazioni del senato cittadino sono poi deliberate entro il termine di 60 giorni dalla data di ricezione della proposta di deliberazione. Ma non è finita qui. La legge prevede infatti altre finestre temporali per nuove valutazioni e osservazioni e per la convocazione della conferenza di pianificazione. Il documento redatto dagli uffici dell’Urbanistica – e adottato dalla Giunta – al momento è composto da due tomi: una parte relativa alla pianificazione urbanistica e un’altra di 166 pagine relativa alla visione e alle strategie di sviluppo, più due articolati grafici sul consumo di suolo e sulla identificazione del costruito.
«Nel 1964 quando lo strumento urbanistico vigente venne presentato in Consiglio comunale avevamo un mondo diverso, con un sistema economico non comparabile con quello attuale e con strumenti che oggi sono del tutto obsoleti – ha spiegato il vicesindaco La Greca in apertura del lungo dibattito in Consiglio comunale – Erano gli anni in cui una enorme massa di popolazione si spingeva verso la città. Nel 1971 abbiamo avuto 407mila abitanti, che è stato il massimo storico di residenti a Catania. Da quel momento c’è stata una parabola diversa con i Comuni confinanti, anche in assenza di strumenti urbanistici: hanno iniziato a presentare un’offerta abitativa diversa. Oggi abbiamo 300mila persone che abitano a Catania. L’attuale strumento urbanistico – continua – non è in grado di governare le trasformazioni che la città deve affrontare». Certo è che dal 1969 a oggi il Comune ha approvato oltre cento variazioni al Prg. Tra queste, la più famosa è probabilmente il Pua, il piano urbanistico attuativo su Catania sud – che prevede l’edificazione di un centro congressi e strutture ricettive sul litorale della Playa – che è finito al centro di inchieste giornalistiche e della magistratura. Nel 1975 in una delibera del Consiglio vennero ridefiniti, per esempio, alcuni confini comunali.
«Stiamo vivendo un primo passaggio importante di una fase estremamente vitale per questa città – sintetizza il consigliere comunale Maurizio Caserta (Partito democratico) – Per questo siamo grati alla giunta per avere voluto coinvolgere il Consiglio comunale. Sarà una discussione lunga, perché riguarderà la città per i prossimi decenni. Abbiamo trovato inopportuna l’eccessiva attenzione ai vecchi strumenti urbanistici. Nel futuro della città deve esserci al centro la persona e non le strade e i luoghi residenziali». Alcune criticità sono state sottolineate dalla consigliera Ciancio in tema di rischio sismico e verde pubblico. «Possiamo scrivere le cose più belle del mondo – spiega durante il suo intervento – ma poi in città abbiamo aiuole vuote o tombate con il cemento. Questo non è un problema che si risolve aspettando il Piano regolatore, ma da subito. Bisognerebbe mappare tutte le aiuole sul territorio e invece gli alberi continuano a essere tagliati e capitozzati senza le necessarie autorizzazioni».