Sant’Agata diventa modella di street art: «La patrona di Catania non è solo simbolo di fede»

Celebrare Sant’Agata e «scoprire nuove prospettive sull’arte e sull’identità catanese». È l’obiettivo di Agata: Sacred Lines, la mostra collettiva che si terrà dal 26 gennaio al 12 febbraio a Scalo, uno spazio espositivo nato pochi giorni fa dentro la Vecchia Dogana di Catania. La mostra è curata da Enrica Ciulla (progetto Urban Street Art Sicily) in collaborazione con l’associazione culturale Mansourcing, dello street-artist Demetrio Di Grado. Ciulla, che con il suo progetto cura la direzione artistica di una serie di festival e si occupa di progetti di rigenerazione urbana, dice a MeridioNews che si tratta della «prima edizione di una mostra nuova, dedicata alla patrona di Catania». Una collettiva «a cui ho pensato molto tempo fa – aggiunge – e che volevo realizzare in un posto come questo». Il riferimento è a Scalo, un progetto architettonico nato da un’idea dell’imprenditore Alessandro Scardilli e che «sarà un punto di ritrovo ispirato dall’arte e dalla creatività, perché ospiterà mostre ed esposizioni».

«Agata: Sacred Lines è un omaggio contemporaneo al culto della patrona di Catania», dice Ciulla, che ha l’obiettivo di «coinvolgere un pubblico ampio, non soltanto persone interessate all’arte urbana o alla pittura. L’augurio è che la gente si avvicini per il tema e che poi possa scoprire altro. Dopotutto – continua – Urban Street Art Sicily è un progetto di divulgazione». Ma come fare a coinvolgere persone non addette ai lavori? «Gli artisti hanno già fatto interventi in strada – dice a MeridioNews Demetrio Di Grado – Il pubblico potrebbe essere richiamato anche dal loro nome, per capire come il tema di Sant’Agata si sta declinando nel mondo dell’arte». Secondo Di Grado, la mostra sarà «anche un modo per rendere onore a un simbolo di fede, andando ben oltre il confine religioso e raccontando Agata in una forma diversa».

Agata: Sacred Lines coinvolge «27 tra artiste e artisti che arrivano da diverse parti della Sicilia, non solo da Catania, ma anche da Ragusa, Palermo, Noto e Pachino – racconta Ciulla – Ne avrei voluti di più ma ci siamo dovuti adattare allo spazio a disposizione». Ci saranno street artist – dallo stencil ai murales – ma «anche pittori e chi lavora la pelle e il cuoio». E poi c’è la collaborazione con Di Grado, le cui specialità sono il collage analogico e quello digitale. «Il mio processo creativo lavora su due binari: uno in galleria, l’altro in strada», dice l’artista. Durante i giorni della mostra Di Grado terrà anche un workshop sul collage analogico e, anche in questo caso l’intenzione, è quella di allargare la platea. All’incontro, infatti, potrà partecipare «chiunque voglia interessarsi alla nobile arte del collage. Sembra una tecnica semplice quella di incastrare e incollare immagini – dice l’artista – ma è importante far dialogare un senso o un non-senso di immagini».

Di Grado ritaglia immagini da riviste che vanno dagli anni Trenta ai Cinquanta. «Sono quelli della guerra, della rinascita, del cambiamento. Poi le attualizzo, contestualizzandole nel presente». La particolarità dei suoi lavori è che «i soggetti hanno una bannatura sugli occhi, per andare oltre la censura», dice l’artista. «In quegli anni ci sono stati il fascismo e poi il dopoguerra, quindi l’intenzione è di restituire un messaggio con una frase di speranza o con un messaggio cinico». Lavori che poi l’artista riporta in strada con «un intervento di stratificazione sul muro: non un solo foglio di carta, ma il processo di più elementi di carta, che – insieme allo spray – creano il soggetto finale». Molte delle opere di Demetrio Di Grado sono visibili nelle strade del centro di Catania e di altre città siciliane.

Ma ci saranno anche un workshop sullo stencil – curato dall’artista Gabel – e un talk intitolato La street art in Sicilia, al quale parteciperanno Vincenzo Cascone – curatore di alcuni progetti di arte pubblica – lo storico dell’arte Luigi Sapienza e il noto artista e pittore di quartiere Igor Scalisi Palminteri. «Auspico un dibattito aperto – conclude Ciulla – nel quale idee e opinioni possano essere messe a confronto». Del resto, l’intenzione dell’intero programma di Agata: Sacred Lines sembra essere quella di andare oltre i confini tra religione e mondo laico, tra arte sacra e il resto dell’universo artistico, magari provando a instaurare un dialogo che da temporaneo possa diventare duraturo e stabile.


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