Caso Scieri, ipotesi punizione per l’uso del cellulare Il supertestimone aveva già parlato di una telefonata

Sorpreso dai caporali al cellulare e, per questo, punito. È la nuova ipotesi avanzata dalla procura generale militare della corte d’appello di Roma che ha aperto un’indagine sulla morte del parà siracusano Emanuele Scieri. Il 26enne fu trovato privo di vita, nell’agosto del 1999, all’interno della caserma Gamerra di Pisa vicino alla torre di asciugatura dei paracadute. La giustizia militare, dopo avere richiesto gli atti alla procura ordinaria di Pisa «per competenza e giurisdizione», sta indagando per il reato di «violenze a inferiore mediante omicidio in concorso». Alla base della richiesta ci sarebbe il fatto che i presunti autori e la vittima fossero militari e che tra loro ci fosse differenza di grado.

Secondo la nuova ricostruzione, stando a quanto riporta
La Nazione, la stessa sera in cui era arrivato alla Gamerra, Scieri sarebbe stato visto dai suoi superiori al cellulare, il cui utilizzo all’epoca era vietato in caserma. Come punizione gli sarebbe stato ordinato di fare l’arrampicata della scala utilizzando solo le braccia, una pratica chiamata «esercizio 9». Da quella scala il giovane sarebbe caduto e sarebbe stato lasciato lì fino al momento del ritrovamento, avvenuto tre giorni dopo nonostante le due ispezioni straordinarie. Più medici legali, peraltro, hanno concordato sul fatto che Lele si sarebbe potuto salvare

La circostanza dell’intenzione di
fare una telefonata da parte del parà siracusano era stata raccontata dal supertestimone Stefano Viberti, anche durante la sua audizione in commissione d’inchiesta. «Non ricordo parole fra noi – aveva ricostruito – fino a quando Scieri mi ha detto che, prima di rientrare in camerata, doveva fare una telefonata». I due, tornati dalla libera uscita, si erano attardati insieme a fumare una sigaretta lungo il viale della caserma. Nei tabulati telefonici, di quella chiamata non è stata trovata alcuna traccia.

Il primo destinatario di un atto nell’indagine aperta dalla procura generale militare è stato l’ex caporal maggiore della Folgore
Alessandro Panella che, qualche settimana fa, è stato invitato a comparire in caserma dove si è rifiutato di sottoporsi di nuovo al test del dna. Adesso è toccato anche a Luigi Zabara, il 40enne romano ex commilitone di Scieri e autore del libro Coscienza di piombo, che è stato raggiunto da un decreto di perquisizione. A differenza di Panella, ha prestato il consenso per il tampone di campionamento del dna. Al momento, non ci sono notizie di atti disposti nei confronti di Andrea Antico, il 40enne originario di Casarano (in provincia di Lecce) sottufficiale dell’esercito tuttora in servizio

Intanto
proseguono le due indagini portate avanti parallelamente, una dalla procura ordinaria e l’altra da quella militare. «Per la famiglia – ha dichiarato a MeridioNews l’avvocata Alessandra Furnari, che assiste la madre e il fratello di Scieri – l’importante è arrivare alla verità, indipendentemente dal percorso che seguiranno le indagini». Nei primi anni Duemila, la morte di Emanuele Scieri era stata archiviata come suicidio. Dopo due anni di lavori della commissione parlamentare d’inchiesta che, nella relazione conclusiva ha rilevato nuovi elementi utili per definire le responsabilità penalila procura di Pisa ha riaperto il casoindagato Panella, Antico e Zabara. Mesi dopo, alla lista si è aggiunto l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano, accusato di favoreggiamento e false informazioni al pubblico ministero

Leggi il dossier di MeridioNews sul caso di Emanuele Scieri.

Marta Silvestre

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