L’accusa, sostenuta adesso dalla pm Francesca Mazzocco, torna alla primissima ricostruzione: quella in cui l’ex bomber rosanero cerca di recuperare il credito vantato dall’amico Giorgio Gasparini rivolgendosi a Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, detto U Scintilluni. Legale: «Riteniamo che ci sia una contraddizione nell’accusa»
Caso Miccoli, chiesti quattro anni per estorsione «Fino a ieri la Procura chiedeva l’archiviazione»
«Siamo rimasti basiti». È quasi incredulo l’avvocato Giovanni Castronovo, legale insieme a Gianpiero Orsino di Fabrizio Miccoli. Quattro gli anni chiesti all’udienza di stamattina dalla pm Francesca Mazzocco per l’ex bomber rosanero, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. «Fino a ieri la Procura chiedeva l’archiviazione, non volevano neanche fare il processo e poi con gli stessi identici elementi chiedono una pena del genere?», commenta l’avvocato Castronovo, che continua: «Riteniamo che ci sia una contraddizione nell’accusa», ribadisce. Durante l’ultima udienza preliminare di settembre, infatti, il pm Maurizio Bonaccorso, ora alla Procura di Caltanissetta, aveva sostenuto in aula che erano venuti a mancare gli elementi per continuare a sostenere quel tipo di accusa.
Si ipotizzava inizialmente l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che però si accompagna alla consapevolezza da parte del soggetto che l’evento possa trasformasi in qualcos’altro che costituisca reato. Quello che secondo il pm mancava alla ricostruzione della Procura era proprio questa circostanza, cioè il fatto che questa degenerazione da esercizio arbitrario a estorsione si sia verificata con la consapevolezza di Miccoli. Il suo ruolo, in pratica, sarebbe stato solo quello del tramite per recuperare il credito di 20mila euro vantato dall’amico Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo Calcio, per la gestione di una proprietà. Miccoli si sarebbe interessato alla vicenda per l’amicizia che li legava, non per trarne un ritorno economico. Per questo si sarebbe rivolto all’amico Mauro Lauricella, processato a parte insieme a Gioacchino Alioto per estorsione, riqualificata dal giudice come violenza privata.
Questa la ricostruzione dell’accusa a settembre. Ma il gup Fernando Sèstito aveva rigettato la richiesta di archiviazione mossa da Bonaccorso e aveva optato per l’imputazione coatta dell’ex capitano rosanero. «Nel corso della requisitoria non si è tenuto conto degli elementi prodotti dalla difesa, di quanto emerso nel corso del dibattimento e soprattutto devo riconoscere che si è parlato più di Lauricella che di Miccoli – dice ancora l’avvocato – esiste già una sentenza emessa da un giudice, quindi non una semplice tesi difensiva, che afferma che l’estorsione non c’è. A maggior ragione non capiamo come la Procura possa arrivare a queste conclusioni. Ovviamente daremo battaglia alle prossime udienze per dimostrare l’estraneità di Miccoli rispetto a queste accuse».