La Regione ha ridotto l'aiuto da 8mila a 3mila euro. Poi ha diramato una circolare con paletti ancora più stringenti. «I tempi tecnici di uno sfratto non sono così lunghi da garantire la permanenza nella stessa abitazione dal 2013 a oggi», denuncia il sindacato. A Messina hanno risposto solo in 12 al bando
Casa, contributi solo a chi è stato sfrattato nel 2013 Unione inquilini: «Così in Sicilia nessuno ne potrà godere»
Gli ultimi resteranno gli ultimi nella Regione di Rosario Crocetta. E nel Comune di Renato Accorinti. A rilevarlo, sebbene con altre parole, è l’Unione inquilini di Messina, paventando che nessuna delle famiglie sfrattate per morosità incolpevole nel recente passato potrà beneficiare dei contributi di legge.
«Dietro il bando sulla morosità incolpevole (nella città dello Stretto scade il prossimo 15 giugno, ndr) c’è una truffa o un sabotaggio», accusa Antonio Currò. Il referente peloritano dell’Unione inquilini ripercorre le tappe della normativa, con la legge 124/2013 che «riconosce lo status di moroso incolpevole, ovvero l’inquilino incapace di fare fronte all’affitto per l’aggravio della crisi economica». Il 14 maggio 2014 esce il decreto attuativo 202 che fissa i requisiti d’accesso alla categoria. «Vengono riconosciuti un milione 400mila euro per il 2014 e un milione 300mila per il 2015 alla Regione Sicilia che, tuttavia, riduce il contributo per ogni singolo inquilino: da 8mila euro, previsti a livello nazionale, a 3mila euro. Decisione contenuta nelle linee guida del 17 dicembre 2013».
Palazzo d’Orleans prescrive pure parametri più restrittivi per accedere al bando e, soprattutto, vanifica ogni cosa lo scorso 11 maggio, con una circolare che «limita la concessione dei contributi soltanto a coloro che hanno ricevuto uno sfratto esecutivo nel 2013». «Praticamente – deduce Currò – di questi soldi non godrà nessuno visto che i tempi tecnici di uno sfratto non sono così lunghi da poter garantire la permanenza dell’inquilino nella stessa abitazione dal 2013 a oggi». «A Messina – conclude – il 95 per cento degli sfratti è per morosità generale (a livello nazionale siamo all’85 per cento). Gli sfratti nel 2013 sono stati 230, al bando del Comune hanno risposto 12 famiglie che, stando così le cose, non percepiranno nulla».
L’Unione inquilini, con il sostegno di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, consiglieri comunali fuoriusciti da Cambiamo Messina dal Basso, e di Clelia Marano, ex esperta del sindaco, a sua volta dimessasi, evidenziano le mancanze di palazzo Zanca sotto il profilo politico. L’auspicio è che l’assessore Sebastiano Pino, competente per la materia, «ci smentisca, poiché tante famiglie sono per strada». Ma Pino replica che «la responsabilità è dei Servizi sociali». Quindi del collega Nino Mantineo, che è stato contattato senza successo.
All’esecutivo si chiede di battere i pugni sul tavolo per cambiare le regole: «Ma come può Accorinti contestare certe scelte se insieme a Crocetta va a fare campagna elettorale per Maria Teresa Collica (candidata sindaco a Barcellona Pozzo di Gotto, ndr)?», fa notare Sturniolo, ricordando che «i 50mila euro annunciati dal Comune per i morosi incolpevoli, sia per il 2014 che per il 2015, sono scomparsi dai bilanci. L’amministrazione dovrebbe portare alla luce certe nuove povertà. Invece le vive come un fastidio».
Secondo Lo Presti, la scarsa attenzione che si dà al problema emerge già dalla separazione dell’assessorato ai Servizi sociali da quello alla Casa: «Come dimostrano gli stati generali in corso, la riprova del fallimento della politica condotta in questo settore, si pensa solo alle cooperative, ai servizi sociali tradizionali. Da un lato, questa giunta ritiene che la rinascita della città sia il piano di riequilibrio che paga i debiti pregressi a chi l’ha stuprata. Dall’altro, non interviene presso il legislatore per sanare certe situazioni».
«È stata l’Onu, nel 1966, a sancire che l’esecuzione forzata di uno sfratto è una violenza – ammonisce Marano – l’Italia, che ha recepito il principio nel 1977, riconosce ai Comuni l’uso dei mezzi più appropriati perché gli sfratti non avvengano. Il sindaco può requisire degli alloggi. Oggi, almeno la metà di queste famiglie ha un minore e quando intervengono i servizi sociali vengono divise. Non perché non siano sane ma perché non hanno i soldi per pagare l’affitto. L’Onu tutela pure le donne sole, riconoscendole a rischio di abusi, violenze, ricatti. Eppure mi chiedo che fine abbia fatto l’esperto all’emergenza abitativa. O gli sportelli per il cittadino, per la casa, per i migranti, di cui si è parlato in campagna elettorale». Per ovviare, l’Unione inquilini propone di «avvalersi del decreto Sblocca Italia per redigere accordi con l’Agenzia del demanio per il reperimento di immobili. O di mettere in atto il decreto del gennaio 2015 per il recupero a fini abitativi degli immobili confiscati alla mafia».