Una folla di studenti, curiosi, fan e giornalisti ha assistito alla lezione di Robert De Niro in programma ieri al Taormina Film Festival. Un incontro dallatmosfera memorabile con un toccante fuoriprogramma- A lezione da De Niro
«Caro Bob, qui la mafia non è un film»
«Fare il regista è faticoso. Devi stare dietro a mille cose e non hai mai tempo libero. Forse può dare una soddisfazione più grande, perché il regista segue il film in ogni suo aspetto, ma io preferisco fare l’attore». Così parla Robert De Niro, che oltre l’attore e il regista fa anche il produttore, davanti alla folla che ieri mattina lo ha accolto con un lungo applauso nella sala A del Palazzo dei Congressi di Taormina per assistere alla sua lezione di cinema.
Non è stata una vera e propria lezione quella del grande attore italo-americano, tornato per l’occasione a Taormina per la prima volta dopo esserci stato durante le riprese del Padrino – Parte II nel 1974, ma una conversazione-intervista con la direttrice del Tao Film Fest Deborah Young e il giornalista Shane Danielsen. L’interprete di capolavori come Il Cacciatore e Gli Intoccabili ha risposto alle loro domande davanti ai curiosi, fan, giornalisti e qualche personalità che poco prima avevano assistito alla proiezione di The Good Shepherd, il secondo film, dopo Bronx – A Bronx Tale del 1993, di De Niro regista girato nel 2006 e di cui l’attore annuncia due sequel.
Non sono comunque mancati i consigli per chi vuole fare cinema: «L’85% del lavoro del regista – afferma De Niro – è trovare gli attori giusti per la parte. L’importante è non chiedere agli attori,e in generale a tutti professionisti che lavorano al film, cose che non sanno fare. Devi farli sentire liberi di fare ciò che sanno fare e dare il meglio. Il tuo lavoro di regista è quello di guidarli».
Come produttore dice di scegliere film che hanno una storia vera e grandi personaggi, e come attore consiglia ai colleghi di non stravolgere il loro corpo e il loro aspetto come ha fatto lui per interpretare Toro Scatenato: «Non lo raccomanderei agli attori di oggi. Io l’ho fatto a trentacinque anni e mi sono detto o lo faccio ora o mai più. Oggi mi è difficile mantenere il peso – e aggiunge con umorismo – soprattutto durante questa settimana in Sicilia».
È stato ricordato il suo sodalizio con il regista Martin Scorsese, che ha portato alla realizzazione di film come Taxi driver e Toro scatenato, la cui citazione ha fatto scattare gli applausi della folla.
«Io e Martin abbiamo un rapporto di empatia – dichiara De Niro. Abbiamo gusti e visioni diverse, ma quando lavoriamo insieme ci completiamo molto». E annuncia di star lavorando ad un nuovo progetto insieme: un film basato sulla storia di un uomo che prima di morire confessa di aver ucciso Jimmy Hoffa e altri uomini negli anni Settanta.
Negli ultimi anni De Niro, celebre per i suoi ruoli drammatici, si è avvicinato alla commedia, dimostrando di possedere una comicità coinvolgente che gli è valsa nel 2000 e nel 2001 due nomination agli Oscar come miglior attore per i film Terapia e pallottole e Ti presento i miei. Riguardo a questa esperienza afferma: «Lavorare nelle commedie è divertente. Puoi fare cose strane che nei ruoli seri non puoi fare. Ma, intendiamoci, interpretare questi personaggi non è affatto facile: devi sempre sapere ciò che stai facendo».
Alla domanda se c’è, tra i molti giovani attori che si ispirano a lui, qualcuno che gli chiede dei consigli, l’attore dice che non sono in tanti e preferisce ricordare quelli a cui lui li ha chiesti: Jack Gordon, Elia Kazan e Marlon Brando. Su chi sia il suo erede invece, non vuole fare nomi: «Ci sono tanti validi giovani attori, ma non vorrei nominarne qualcuno e rischiare di dimenticare qualcun altro che potrebbe offendersi».
Qualcuno vuole sapere se ha rimpianti: «Ci sono sempre dei rimpianti – risponde – ma alla fine posso solo dire di essere molto fortunato».
L’incontro si è chiuso con un fuoriprogramma. Un ragazzo fra il pubblico, visibilmente emozionato, ha preso la parola e invece di fare una domanda al divo per soddisfare qualche curiosità, ha raccontato la propria storia: «Vengo da Gela, nell’entroterra siciliano. Lì c’è tanta mafia. Vedo tante cose che non vanno, tanta gente morire. Qualche giorno fa è morto un mio amico. Sto cercando di raccontare queste storie e volevo parlarne a lei».
L’interprete di Don Vito Corleone ha preso la foto che il giovane gli ha passato per fargli vedere il proprio amico morto per mano della mafia e con un filo di voce ha detto «Okay».
[Foto di Gioia Gubernale]