Tentare di cambiare il proprio aspetto non è servito a Muhammad Nawar. Dopo avere ascoltato molte testimonianze, gli inquirenti sono riusciti a individuare il 31enne senza fissa dimora che era già pronto a trasferirsi ad Ancona, nelle Marche
Caltanissetta, un altro arresto per l’omicidio di Adnan Barba rasata e abiti pakistani per provare a camuffarsi
Si era tagliato la barba e aveva ricominciato a vestirsi con abiti tipici del suo Paese di origine. Provare a camuffarsi però non è servito a Muhammad Nawar, 31enne pakistano che è stato arrestato per l’omicidio di Adnan Siddique. Il sesto complice del commando che ha ucciso il connazionale, la sera dello scorso 4 giugno, era anche in procinto di lasciare il capoluogo nisseno per trasferirsi ad Ancona, nelle Marche.
I poliziotti della squadra mobile e i militari del nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri hanno individuato Nawar dopo avere ascoltato le testimonianze di molti pakistani che vivono stabilmente in città. Alcune dichiarazioni hanno permesso di ricostruire le fasi precedenti e successive al delitto e il contesto criminoso in cui avrebbero operato gli indagati. Senza fissa dimora, Nawaz aveva trovato ospitalità in casa di un cittadino afgano a Caltanissetta. Adesso si trova in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Il 32enne, che si occupava di riparazione e manutenzione di macchine tessili, è stato ammazzato con cinque coltellate per essersi fatto portavoce di alcuni braccianti vittime di caporalato. Avrebbe raccolto le lamentele di alcuni connazionali che lavoravano nelle campagne del Nisseno e avrebbe accompagnato uno di loro a sporgere denuncia. Gli inquirenti hanno anche ricostruito che Siddique aveva anche denunciato delle minacce subite. Tra gli accusati per il suo omicidio, c’è pure l’uomo che aveva denunciato.
Muhammad Shoaib (27 anni), Alì Shujaat (32 anni) Muhammed Bilal (21 anni) e Imrad Muhammad Cheema (40 anni) si trovano in carcere perché accusati di essere gli autori del delitto. Il 48enne Muhammad Mehdi è stato arrestato per favoreggiamento e rimesso in libertà con l’obbligo di firma. Alcuni giorni dopo, è stato fermato il 20enne Awan Muhammed Shariel accusato di avere fatto parte del commando. In casa sua gli inquirenti hanno trovato tre cacciavite che potrebbero essere stati utilizzati come arma del delitto; nell’abitazione del padre, dentro uno zaino avvolto in un tappeto, c’erano i documenti di due delle persone arrestate nei giorni scorsi.