Boscaglia, è bastato il nome per innamorarsi «Ho scelto Palermo proprio perché è Palermo»

Non c’è due senza tre? Se lo augurano i tifosi del Palermo. Dopo le promozioni dalla C alla B ottenute nel 2013 con il Trapani e nel 2019 sulla panchina della Virtus Entella, Roberto Boscaglia tenterà il tris alla guida dei rosanero il cui obiettivo, al netto delle insidie di un campionato particolarmente difficile, è quello di recitare ancora una volta un ruolo da protagonista dopo l’exploit nella passata stagione in serie D. «Se dicessi che firmerei per un piazzamento per i playoff o per vincere a priori il campionato a mio avviso partiremmo con il piede sbagliato – ha sottolineato il neo-tecnico del Palermo presentato questa mattina in tribuna allo stadio Renzo Barbera – il mio obiettivo è vincere partita dopo partita». Il suo pensiero è un inno alla semplicità: «Voglio che la mia squadra scenda sempre in campo per provare a vincere le partite, per fare gol se ha la palla e provare e recuperare la sfera per andare a segnare quando la palla l’hanno gli avversari. Al di là degli obiettivi conta innanzitutto la mentalità: dobbiamo cercare di vincere tutte le partite, anche se sappiamo che non sarà possibile, e quando ci accorgiamo che non possiamo vincere dobbiamo cercare di non perdere. Se i campionati vinti a Trapani e a Chiavari sono ripetibili? Sono state due stagioni diverse accomunate dalle motivazioni intrinseche dei giocatori. La differenza l’ha fatta la nostra capacità di trasformare in energia positiva la rabbia accumulata per un torto subìto l’anno precedente. E’ successo sia al Trapani sia all’Entella, in questo caso per il mancato ripescaggio in B e lo sviluppo successivo degli eventi culminati con una partenza ad handicap».

Il 19 agosto 2020 è una data da cerchiare in rosso nel calendario di Boscaglia. E’ l’inizio della sua avventura palermitana. Prospettiva che ha subito esercitato sull’allenatore gelese un magnetismo particolare: «Per Boscaglia Palermo non è la prima scelta ma è la scelta. E’ bastato il nome: Palermo si accetta perché è Palermo al di là del blasone e della tradizione della piazza e da siciliano allenare qui è il massimo. Sono felice di essere nella squadra per eccellenza della Sicilia, sappiamo che ci aspetta un lavoro difficile ma questo dovrà essere uno stimolo ulteriore per dare il 101 per cento. Perché mi sono separato dall’Entella con cui avevo in B un altro anno di contratto? Capita nei matrimoni di vivere alti e bassi. Ad un certo punto ho parlato con la società e non ci siamo più trovati in merito a determinati temi in un contesto, comunque, in cui l’appeal del Palermo ha avuto un’influenza». Facendo leva sul suo bagaglio di esperienza, Boscaglia sa cosa serve per vincere un campionato: «Occorrono una società che appoggi lo staff tecnico e giocatori forti. I direttori Sagramola e Castagini conoscono il modus operandi del mio staff e sanno le caratteristiche, tecnico-tattiche ma anche morali, funzionali al nostro credo calcistico tenendo sempre presente, comunque, che lo staff tecnico è solo una delle componenti che possono determinare i risultati. Ci sono altre variabili piccole solo all’apparenza come ad esempio il calendario che possono avere un notevole peso specifico e portare quei 4-5-6 punti in più in grado di fare la differenza».

Come sarà il Palermo di Boscaglia? Le prime risposte le darà il campo nei prossimi giorni: «La mia squadra avrà una sua fisionomia e sarà in grado di cambiare pelle in caso di necessità. All’Entella ho utilizzato il 4-3-1-2 perché avevo tre trequartisti in organico e non potevo chiedere al club di cederli tutti e non è detto che sarà questo il modulo qui a Palermo. Lavorerò in base alle caratteristiche dei miei giocatori, che potrò conoscere meglio solo allenandoli e stando a contatto con loro, e a quelle dell’avversario. Partiremo con una difesa a quattro ma questo non vuol dire che non proporremo mai la linea difensiva a tre». Come l’anno scorso, il Palermo 2.0 sarà un mix di elementi navigati e giovani di prospettiva: «I meno giovani faranno da traino a chi ha meno esperienza ma, secondo il mio punto di vista, la leadership spetta sempre all’allenatore. Deve essere il tecnico a dare le linee guida. In questo modo si evitano pasticci e a me i pasticci non piacciono». La parola chiave del suo vocabolario è ‘chiarezza’: «Sappiamo che servono certi giocatori, ne abbiamo già discusso con i dirigenti. Non siamo al mercato in cui prendi degli indumenti e sei a posto. Serve molta attenzione, dobbiamo prendere i giocatori con le giuste caratteristiche e la giusta mentalità. Sappiamo che non possiamo sbagliare ma conoscendo la meticolosità del direttore (Castagnini, seduto al suo fianco in tribuna, ndr) sono molto fiducioso».


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