Non si entra senza accredito o invito. Lo hanno scoperto questa mattina Matteo Iannitti e Maurizio Caserta, che si sono presentati all'appuntamento Il tempo del raccolto col primo cittadino Enzo Bianco. Ma sono stati lasciati fuori dal centro direzionale San Leone fino all'intervento del questore. Ascolta l'audio
Bilancio di Bianco, chi fa opposizione resta fuori «Evento pubblico trattato come una festa privata»
Al «tempo del raccolto» del sindaco Enzo Bianco non si entra senza accredito o invito. Lo hanno scoperto questa mattina
Matteo Iannitti, leader del movimento politico Catania bene comune, e Maurizio Caserta, docente al dipartimento di Economia dell’ateneo etneo e presidente dell’associazione Officine siciliane, lasciati fuori dal centro direzionale San Leone di via La Marmora fino all’intervento diretto del questore di Catania. L’appuntamento di questa mattina è stato presentato dall’amministrazione come un «evento di analisi dei dati raggiunti» in 34 mesi di sindacatura e dei «progetti da realizzare» nel capoluogo etneo. Ma all’ingresso della struttura comunale Iannitti e Caserta, che già in passato avevano tentato senza successo di organizzare o prendere parte a momenti pubblici di dialogo con il primo cittadino, sono stati lasciati alla porta. E invitati ad andare via da parte delle forze dell’ordine presenti.
«Siamo venuti a seguire l’iniziativa per partecipare al dibattito e invece sono state invitate le forze dell’ordine, comprese le
camionette dell’antisommossa. Ci sono quattro persone che vogliono sapere cosa dice il sindaco di Catania e non possiamo entrare in maniera del tutto ingiustificata», dice Iannitti. Mentre, all’interno dell’auditorium, Bianco cominciava la sua descrizione dello stato della città. «Non c’è evidentemente nessun problema di ordine pubblico né di sicurezza – sottolinea il componente di Catania bene comune – Semplicemente il sindaco non vuole che ci siano, neanche in sala, persone che la pensano diversamente da lui».
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È una situazione incredibile. Per noi è inaccettabile che si utilizzi un edificio pubblico per fare un festino privato a inviti». «Siamo cittadini – dice uno dei soci di Officine siciliane – e non ci fanno entrare». Anche ai giornalisti non va meglio: chi provasse a riprendere il dialogo tra gli agenti di polizia, Caserta e Iannitti viene invitato a posare lo smartphone e a non continuare a registrare la conversazione. Dopo una lunga discussione, solo grazie all’intervento del questore Marcello Cardona in persona, al centro direzionale viene fatta entrare una delegazione di Catania bene comune e Officine siciliane.