Comunali 2024, da Aci Castello la proposta di un accordo di trasparenza tra i candidati a sindaco. «Contro corruzione e trasformismo»

Un accordo di trasparenza per una buona amministrazione. «Un contratto con i cittadini, troppo spesso puniti dalle azioni scorrette di singoli amministratori pubblici». È la proposta lanciata ad Aci Castello, nel Catanese, dall’ex deputato nazionale e siciliano Filippo Drago. Già sindaco castellese, Drago – sostenuto da Sud chiama Nord e da alcune liste civiche – propone agli altri candidati a sindaco alle elezioni Comunali di giugno tre punti. Che adesso sarà il vicesindaco designato, Gianfranco Cava – in qualità di ex comandante dei Carabinieri della locale stazione – a sottoporre ai due sfidanti di Drago: l’attuale primo cittadino, Carmelo Scandurra, espressione del centrodestra, e l’avvocato Alberto Bonaccorso, candidato dal tandem Pd-M5s. Una proposta che parte dalla cittadina etnea, ma che vuole essere un esempio di buona prassi da estendere.

«La situazione degli enti locali in Italia è preoccupante. Molti Comuni sono stati paralizzati in seguito a inchieste sulla corruzione dei loro amministrazioni e a pagarne le spese sono i cittadini – spiega Drago – Anche la trasmigrazione politica da una parte all’altra fa parte di questo sistema, perché spesso nasconde fenomeni corruttivi e di clientela. Allora proponiamo agli altri candidati a sindaco di rispondere ai dubbi legittimi dei cittadini e di impegnarci affinché si torni a partecipare alla vita politica dal basso». «Per chi, come me, ha trascorso tanti anni nell’arma dei Carabinieri non è facile decidere di scendere in politica – aggiunge Gianfranco Cava, vicesindaco designato ed ex comandante dei Carabinieri della stazione di Aci Castello – Io ho combattuto guerre diverse: la criminalità, il malaffare. Ma adesso è il momento di combattere per la trasparenza nei confronti dei cittadini».

Il primo punto del documento riguarda l’istituzione di una commissione d’esame in consiglio comunale – con componenti scelti dai candidati sindaci non eletti – e con il compito di «esaminare l’attività di governo e quella amministrativa», con appositi accessi agli atti e presentando «ogni sei mesi una relazione da pubblicare sul sito web istituzionale del Comune». A seguire, l’ideazione di un protocollo anti-corruzione aggiuntivo a quello previsto dalla legge, «sulla base dell’esperienza di Caivano», il comune campano sciolto per infiltrazioni mafiose alla fine del 2023 e firmatario di un protocollo con l’Autorità nazionale anticorruzione, per un sostegno nella gestione degli appalti e altri atti potenzialmente inquinabili. Il terzo punto riguarda l’«esclusione dei trasformisti dagli incarichi di governo»: un impegno formale, da parte del primo cittadino eletto, a non assegnare incarichi di governo o nomine in altri enti a chi «nel corso dell’attuale consiliatura sia trasmigrato da una coalizione a un’altra». Per evitare che i cittadini possano pensare che un ruolo di servizio venga scambiato per «una ricompensa per il mutamento d’opinione o supporto politico».


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