Nonostante i proclami, il destino dell'infrastruttura rimane legato a un arbitrato con il privato che si sarebbe dovuto fare carico della costruzione. Soltanto dopo potrebbe subentrare una società di scopo composta da Anas e Consorzio autostrade siciliane
Autostrada Catania-Ragusa, governo annuncia via ai lavori Ma a mancare ancora è l’accordo definitivo con Bonsignore
Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Si potrebbero racchiudere in questo antico proverbio gli ultimi aggiornamenti sull’autostrada Catania-Ragusa. La discussione per sbloccare l’infrastruttura è tornata oggi sul tavolo del Cipe dopo l’incontro, sempre a Roma, della scorsa settimana. Quest’ultimo seguito a stretto giro e non senza stupore, da un video pubblicato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli in cui si annunciava lo sblocco e l’accordo con Sarc. La società che si sarebbe dovuta occupare di costruire l’opera tramite il progetto di finanza. Un passaggio dal privato al pubblico, quello sbandierato dal ministro pentastellato, che oggi viene benedetto con toni entusiastici.
«Come promesso ripartono i lavori per un’infrastruttura strategica». Annuncia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Fissando per settembre la prossima scadenza per conoscere il cronoprogramma e gli aspetti finanziari. I punti da chiarire sono essenzialmente due. Da dove arriveranno i 500 milioni di euro che Sarc si impegnava a coprire? E ancora. Quanto costerà l’acquisto del progetto dalla società privata e il relativo indennizzo per il mancato utile? Proprio quest’ultimo punto è quello con i maggiori punti interrogativi. «Serve ancora uno sforzo – precisa il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci – un accordo definitivo con la società proprietaria del progetto, la cui cessione è subordinata a un arbitrato del quale non si conoscono i tempi». Dopo la formalizzazione, che per lo Stato potrebbe arrivare a costare decine di milioni di euro, si potrebbe formalizzare la nascita di una società di scopo tra Anas e Consorzio autostrade siciliane per la realizzazione del progetto.
«Oggi torniamo da Roma dopo aver raggiunto un grande risultato, ovvero il primo strategico passo, anche se non definitivo, di un percorso ancora da sostenere ma che finalmente ha un punto fermo: la Catania-Ragusa si farà». Commenta l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, presente oggi all’incontro nella Capitale. «L’opera sarà costruita da una società di scopo a cui la Regione Siciliana, per il tramite del Cas, parteciperà in prima persona – aggiunge Falcone – la sede legale della società sarà a Ragusa per riconoscere dopo tanti anni d’attesa un prestigioso riconoscimento al territorio».
L’opera è un affare colossale che vale oltre 800 milioni di euro. Secondo la prima convenzione, firmata nel 2014, ai 500 milioni di euro dei privati si sarebbe aggiunto un finanziamento pubblico. Grazie al progetto di finanza, il privato avrebbe incassato il pedaggio, lasciandone allo Stato una percentuale minima. Proprio sui costi per usufruire della strada, il ministero delle Infrastrutture aveva sollevato molte perplessità, perché considerata troppo cara: circa 20 euro per coprire l’intera tratta andata e ritorno. La Regione aveva lanciato la proposta di calmierare i prezzi con quattro milioni di euro all’anno ma il piano è fallito. Il colpo di scena è arrivato la settimana scorsa con l’annuncio che l’autostrada sarà fatta con soldi pubblici e sarà gratis per gli utenti.
Adesso, bisognerà capire quanto incasserà la Sarc. La società della famiglia imprenditoriale Bonsignore che ha nell’ex parlamentare europeo Vito Bonsignore il personaggio più noto. Il 75enne, originario di Bronte ma torinese d’adozione, ha mischiato passione politica e amore per l’asfalto. Storico volto della corrente andreottiana nella Democrazia cristiana, poi ex sottosegretario nel primo governo Amato, il cugino dell’ex senatore Pino Firrarello è stato anche eurodeputato Udc, Pdl (partito di cui è stato tra i fondatori),e Ncd, e anche socio di Banca Carige. Bonsignore, inoltre, è stato condannato a due anni di carcere per concorso in tentata corruzione all’inizio degli anni Novanta per la costruzione dell’ospedale di Asti.