E' la nostra mente che crea sofferenza in noi stessi e negli altri. E' la visione ottusa dell'esistenza che genera i 'mostri' che rendono infelici gli esseri umani. Tra questi 'mostri' rientra anche la morte che solo un pensiero libero dai pregiudizi e dalle paure può cogliere in maniera diversa.
Attraversando il Bardo: con Battiato e il buddismo la morte si fa bella
E’ la nostra mente che crea sofferenza in noi stessi e negli altri. E’ la visione ottusa dell’esistenza che genera i ‘mostri’ che rendono infelici gli esseri umani. Tra questi ‘mostri’ rientra anche la morte che solo un pensiero libero dai pregiudizi e dalle paure può cogliere in maniera diversa.
Questi i temi affrontati ieri a Palermo, a Villa Filippina, in occasione della presentazione di “Attraversando il Bardo”, l’ultimo film-documentario di Franco Battiato dedicato alla concezione della morte e, di riflesso, alla struttura della nostra mente.
Accanto a Battiato, la monaca buddista Ciampa Tsomo. Presenza non casuale: il `Bardo´ del titolo, infatti, si riferisce, infatti, al Bardo Tadol, il libro dei monaci buddisti sulla morte, ovvero, “quello che per i tibetani rappresenta il nostro Purgatorio: un luogo dove chi muore, per 49 giorni, ha una possibilità di crescita”.
Il docu- film, prodotto dalla Arco Produzioni srl e da Ottava, con il sostegno di sponsor tecnici e la produzione esecutiva di Fabio Bagnasco e Massimiliano Pollina, è una raccolta di interviste, realizzate da Battiato, su questo tema , girato tra la Sicilia e il Nepal, disponibile a breve nelle librerie. Tra gli altri, notevoli i contributi di Manlio Sgalambro, Stanislav Grof, Geshe Gelek, Lama Monlam, e una performance di Cristina Coltelli, “donna Arlecchino” del teatro italiano, che introduce una nota di leggerezza nella struttura narrativa.
Prima della proiezione del film, Battiato e Ciampa Tsomo, hanno risposto alle domande di un pubblico rapito da un’atmosfera insolita.
Come detto, al centro della discussione, la mente umana e la possibilità di una sua evoluzione che include anche il tema della morte.
“I limiti della mente sono una vera e propria malattia. Non intesa come patologia, ma come un vero e proprio freno alla crescita spirituale. Per questo vanno superati, con l’impegno e lo studio – ha detto la monaca buddista rispondendo ad alcune domande- questo non significa che dovete diventare buddisti, ma che bisogna approfondire certi argomenti seguendo percorsi nuovi e sconosciuti”.
Lo stesso vale per la morte: “La morte può essere un momento di evoluzioni spirituale. Ma, se si muore con mente ottusa, non c’è garanzia che la vita successiva possa essere migliore, in quel momento bisogna avere il coraggio di guardare altrove”.
Percorsi nuovi e sconosciuti che Battiato non ha mai smesso di cercare: “Svegliatevi” ha detto ancora ieri a Villa Filippina. Una esortazione a lui cara, un monito con il quale ricorda come, spesso, la vita degli essere umani sia completamente assoggettata alle leggi meccaniche, priva della consapevolezza del sé. “Si vive come robot”, dice spesso il cantauore. La via del risveglio è ardua. Provare a raggiungerla sarebbe già qualcosa.