Imponente la partecipazione della cittadina, dei vigili del fuoco e dei volontari della Protezione civile all'ultimo saluto delle persone morte sabato scorso in via Trilussa. «Si è fatto buio nella nostra terra», dice monsignor Alessandro Damiano
A Ravanusa celebrati funerali delle 9 vittime dell’esplosione Vescovo: «Tragedia forse evitabile con controlli più attenti»
Nove persone morte, strappate alla vita nell’esplosione di Ravanusa, e una, Samuele, che sarebbe dovuta nascere mercoledì. Teatro della tragedia il Comune della provincia di Agrigento che sabato scorso è stato investito da un’esplosione a quanto pare dovuta a una perdita di gas nel sottosuolo di via Trilussa. Le cause esatte non si conoscono ancora ed è in corso un’indagine da parte della procura, coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio, con l’ipotesi di disastro e omicidio colposo. I feretri delle nove vittime oggi pomeriggio hanno attraversato la strada principale del paese, corso della Repubblica, e sono stati sistemati davanti alla chiesa madre, in piazza Primo Maggio, a poche decine di metri proprio da via Trilussa, epicentro dell’esplosione. A celebrare i funerali monsignor Alessandro Damiano, vescovo di Agrigento, che nei giorni scorsi ha ricevuto un telegramma di vicinanza e cordoglio da parte di Papa Francesco.
Alla cerimonia, trasmessa in diretta su Rai 1, presente il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Con loro molti sindaci dell’Agrigentino, compreso quello di Ravanusa Carmelo D’Angelo. Il primo cittadino ha proclamato due giorni di lutto con le bandiere italiane a mezz’asta e listate a lutto. «Si è fatto buio nella nostra terra e nella Chiesa di Agrigento – ha esordito il vescovo – Una tragedia che un controllo più attento, forse, avrebbe potuto evitare». Monsignor Damiano si è soffermato anche sulla storia di Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina, la coppia morta sabato scorso, che si era sposata lo scorso 10 aprile e che aspettava un figlio. «Sappiamo che dalle macerie di via Trilussa – continua il vescovo collegandosi a dei temi spirituali – non uscirà l’ultimo dei dispersi ma colui che è risalito dagli abissi della terra per mostrarci cieli nuovi. Sarà l’inizio di un tempo nuovo e di una storia diversa. Da questa, come da altre tragedie, dobbiamo rialzarci in nome di una realtà terrena sempre più vivibile e sicura».
Presenti, con un dolore composo, i familiari della vittime: Pietro Carmina, 68 anni, professore di Storia e Filosofia, la moglie Carmela Scibetta, dirigente capo degli Affari sociali, 60 anni; Maria Crescenza Zagarrio, 69 anni; Calogera Gioacchina Minacori, 59 anni; l’infermiera Selene, 30 anni, simbolo di questa tragedia, definita «la figlia di tutti», che portava in grembo Samuele, il marito Giuseppe, 35 anni; Angelo Carmina 72 anni; Giuseppe e Calogero Carmina, padre e figlio di 60 e 33 anni, gli ultimi due dispersi trovati martedì sera tra le macerie.