Natale e Covid, Razza: «Controlli a tappeto ai fuorisede» Ma pesano gli stop alle gare per tamponi e Fontanarossa

Neanche 64 casi su cento. Il dato è contenuto nell’ultimo report settimanale del ministero della Salute. All’indice 2.6, compare in rosso «63,7». È la percentuale dei casi Covid a cui è seguita una «regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti». In poche parole indica la capacità di tracciamento e individuazione dei soggetti che potrebbero essere stati contagiati dal nuovo positivo nei giorni precedenti alla diagnosi. In questa classifica la Sicilia si piazza all’ultimo posto. Un’allerta che il ministero aveva evidenziato anche nelle settimane scorse quando la percentuale riusciva a superare l’80 per cento. Attorno a questa carenza si è sviluppato il dibattito sull’operato delle Usca, dividendo chi contesta l’organizzazione dei giovani medici incaricati di farsi carico di chi finisce in isolamento domiciliare e chi addebita tutto alla ristrettezza dell’organico a disposizione delle Aziende sanitarie. L’unica cosa certa è che in vista del possibile esodo pre-natalizio, la lentezza nel ricostruire la catena dei contatti rappresenta una seria preoccupazione per gli esperti.

Per giorni sul tavolo del comitato tecnico-scientifico che supporta il governo Musumeci nella gestione della pandemia sono state al vaglio una serie di soluzioni. Ancora una volta tra gli esperti non c’è stata uniformità di vedute. Nonostante la Sicilia sia passata dalla zona arancione alla zona gialla, c’è stato anche chi ha ipotizzato una chiusura totale dell’isola per il periodo delle festività: scenario che avrebbe capovolto la valutazione fatta da Roma, scatenando inevitabilmente polemiche ma che per più di un esperto del Cts sarebbe stato l’unico modo per evitare che a gennaio, archiviate le festività, possa esplodere una terza ondata. La mozione più restrittiva, tuttavia, è stata cassata e non resta che soffermarsi sulle decisioni prese.

Ad anticiparle è stato ieri sera l’assessorato regionale alla Salute guidato da Ruggero Razza. L’indicazione è quella di procedere a uno screening a tappeto per chiunque arriverà nell’isola. Tamponi rapidi da effettuare negli aeroporti, nelle principali stazioni ferroviarie e nei porti più interessati A partire, chiaramente, da quello di Messina dove approdano i traghetti che fanno la spola con Villa San Giovanni. Non è escluso, inoltre, che si possa decidere per sottoporre i fuorisede alla quarantena. Ipotesi questa che di fatto consentirebbe di scambiare gli auguri natalizi soltanto con i familiari più stretti

Anche in questo caso la domanda da porsi è una: la Sicilia arriverà preparata a questa prova? «Le strutture commissariali per l’emergenza Coronavirus di Palermo e Catania hanno effettuato una verifica presso le aerostazioni delle due città. Al Falcone-Borsellino è stata verificata l’area dedicata ai test per i viaggiatori in arrivo. La stessa ricognizione è stata effettuata a Catania, dove già durante la fase 2 della pandemia è stata attrezzata per le verifiche anti Covid», ha fatto sapere ieri Razza in una nota. Tuttavia, coe reso noto in esclusiva da MeridioNews, nelle ultime settimane non tutto è filato liscio. A partire proprio dall’aeroporto catanese di Fontanarossa. 

A differenza di quanto riportato nella nota dell’assessorato alla Salute, infatti, nello scalo catanese i lavori per l’allestimento di un’area Covid Test, dove effettuare i tamponi rapidi ai passeggeri in arrivo, non sono mai partiti perché le gare d’appalto indette dalla Protezione civile regionale – sette diverse procedure per un valore complessivo di quasi un milione e mezzo di eurosono state sospese a metà novembre. Una decisione motivata con il «nuovo scenario epidemiologico e delle disposizioni restrittive anticontagio nazionali e regionali». Tali parole facevano riferimento alla collocazione della Sicilia in fascia arancione e il conseguente divieto di spostarsi tra regioni, a meno di comprovate esigenze di lavoro, studio o salute. Con la zona gialla, però, tutto cambia e fino al 21 dicembre – data in cui scatterà lo stop imposto dal governo nazionale agli spostamenti – chiunque viva in regioni senza restrizioni agli spostamenti potrà sbarcare a Catania. Dove, data la ristrettezza dei tempi a disposizione, lo screening dovrà essere effettuato utilizzando soltanto le cinque postazioni presenti nel terminal C, anziché le oltre venti previste dall’ampliamento.

Il tema del monitoraggio dei passeggeri in arrivo riporta indietro la memoria alla prima ondata della pandemia, quando la chiusura della Lombardia portò molti meridionali – tra i quali tanti siciliani – a decidere di tornare al Sud. Un fenomeno che allarmò molti e che diede il la a una serie di polemiche e atti eclatanti come l’occupazione del molo da parte del sindaco di Messina Cateno De Luca. A quel tempo, tra le princiapli preoccupazioni c’era la carenza di tamponi a disposizione del sistema sanitario, in una fase in cui i test rapidi per la diagnosi del Covid non erano ancora diffusi. Oggi le cose stanno diversamente ed è per questo che il comitato di esperti che assiste il governo Musumeci ha sottolineato l’esigenza di sottoporre al tampone tutti i passeggeri in arrivo. 

Anche in questo caso, tuttavia, non si può dire che la fase di avvicinamento all’inverno sia stata delle migliori. La Protezione civile, pochi giorni fa, si è trovata costretta ad annullare una gara d’appalto da otto milioni di euro per l’acquisto di una fornitura di un milione di test rinofaringei e mezzo milione di test salivari da destinare alle strutture sanitarie territoriali. All’origine della decisione la presa d’atto di una serie di svarioni nella definizione del bando di gara, che costringeranno la Regione a indire una nuova procedura dal principio, con la certezza di entrare in possesso della fornitura quando il Natale sarà già abbondantemente archiviato.


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