Sea Watch, Rackete ai domiciliari incontra gli avvocati «Non c’era volontà di speronare motovedetta della Gdf»

Rimane a Lampedusa, agli arresti domiciliari in una casa presa in affitto dalla ong Sea Watch, Carola Rackete, la capitana della nave che due notti fa ha forzato il blocco delle forze dell’ordine per portare a terra 40 migranti bloccati da quasi due settimane a bordo. Tra domani e martedì ci sarà l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al Gip di Agrigento. Le vengono contestati i reati di resistenza a nave da guerra (una violazione del codice della navigazione) e tentato naufragio, dopo la manovra di sbarco che ha messo in pericolo una motovedetta della Guardia di finanza che si è frapposta tra la banchina e la Sea Watch 3. 

«È stata fatta una manovra in condizioni di estrema difficoltà, ma non c’è stato alcun atto criminale né la volontà di speronare la motovedetta o uccidere qualcuno, solo la necessità di salvare delle vite», ha detto uno dei legali di Sea Watch, Salvatore Tesoriero, dopo aver incontrato Rackete. Concetto contro cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a ribattere: «Stato di necessità? Ma se nessuno degli immigrati a bordo aveva problemi di salute, di quale necessità parla?». Secondo fonti sanitarie, i casi maggiormente critici sono stati evacuati prima dello sbarco (gli ultimi due nella notte tra giovedì e venerdì), mentre i restanti 40 migranti non mostrano evidenti problemi di salute. A livello psicologico viene però confermato il forte stato di stress post traumatico, definito «fisiologico» per chi è stato costretto a rimanere per molti giorni in mare dopo un periodo in Libia.

Intanto l’equipaggio della Sea Watch in parte è tornato in Germania, in parte è rimasto a Lampedusa e accompagnerà il trasferimento della nave – al momento sotto sequestro ma ancora ferma a largo dell’isola – fino a Licata, porto di destinazione scelto dall’autorità giudiziaria. «Carola è la donna più coraggiosa che abbia mai conosciuto, siamo tutti orgogliosi di lei – dice Oscar, studente berlinese di 26 anni da due anni a bordo della Sea Watch. Oscar racconta quando, attorno a mezzanotte, la comandante gli ha spiegato cosa stesse per accadere. «Gli ospiti a bordo, ci ha detto, non possono continuare a stare in queste condizioni, la situazione ci sta sfuggendo di mano». 

Anche l’equipaggio ribadisce anche che non c’era alcuna volontà da parte di Carola di colpire la motovedetta. «Non volevamo assolutamente fare del male ai finanzieri. La loro imbarcazione all’improvviso si è messa tra noi e la banchina per impedire l’attracco. Posso dire al 100 per cento che Carola non avrebbe mai messo in pericolo la vita dei finanzieri». A bordo sono invece rimasti «shoccati» dagli insulti partiti dal molo di Lampedusa. «Non ci aspettavamo quelle reazioni scomposte, non capivamo cosa dicessero ma avevamo capito che erano insulti. È stato terribile».

L’avvocato Tesoriero conferma che Carola Rackete «è molto provata, ma anche forte e lucida» e sottolinea che una possibile strategia difensiva sia quella di contestare il fatto che la motovedetta della Gdf possa essere considerata nave da guerra.


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