Mafia, da netturbino a imprenditore green Fabio Manservigi e i rapporti col clan Nardo

Da netturbino a imprenditore edile, con commesse pubbliche, fino alla decisione di investire nelle energie rinnovabili. La storia di Fabio Manservigi – il 44enne originario di Megara Iblea, nel Siracusano, finito al centro del sequestro di beni, disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Siracusa – sarebbe stata quella di un self-made man se il suo percorso non si fosse intrecciato a più riprese con le attività del clan Nardo. Attivo nel Siracusano e affiliato ai Santapaola di Catania, il gruppo mafioso starebbe sullo sfondo della parabola dell’imprenditore megarese. Ne è convinta la Direzione distrettuale antimafia di Catania che ha apposto i sigilli a diverse società per un valore complessivo stimato in 7 milioni di euro.

La vicinanza di Manservigi, che al momento rimane libero, ai Nardo è stata indicata da Fabrizio Blandino, collaboratore di giustizia già affiliato alla cosca. Blandino, in passato anche consigliere comunale di Augusta, avrebbe avuto – come riportato nelle carte delle inchieste denominate Morsa 2 e Nostradamus (quest’ultima che portò allo scioglimento del Comune) – un particolare ascendente su Manservigi. Tanto da convincerlo «a contribuire al sostentamento di Alfio Sambasile», esponente di primo piano dei Nardo a Lentini. Proprio con Sambasile, Manservigi venne arrestato nel 1998 nell’ambito dell’operazione Thos con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione. I due avevano anche trascorso un periodo di detenzione nella stessa cella del carcere di Caltanissetta.

Secondo gli inquirenti, Manservigi, con precedenti per reati in materia di stupefacenti, avrebbe continuato a essere «in stretto contatto con esponenti dei Nardo e con politici di rilievo locale». Oltre a Blandino, a confermare la pericolosità sociale di Manservigi sono stati anche i collaboratori di giustizia Sebastiano Sampugnaro, Vincenzo Piazza e Sebastiano Gigliuto.

L’imprenditore avrebbe fatto di queste amicizie il trampolino di lancio per un’ascesa imprenditoriale che secondo il direttore della Dia, Renato Panvino, sarebbe «incompatibile» con la capacità del soggetto e del suo nucleo familiare. Riconducibili a Maservigi, infatti, sono cinque società nel settore fotovoltaico, una villa di lusso, diversi conti correnti bancari. Tutte aziende finite sotto sequestro. Nello specifico, i sigilli sono stati apposti alla Fa.Mec. srl, società sotto il cui controllo si trovano la Solare srl e la Megara Iblea Solare srl, anch’esse sequestrate. Bloccate anche le partecipazioni nella Punta Cugno Solare srl. Sigilli, infine, anche per la Dream Horse srl, impresa attiva nel settore delle corse di cavalli, con investimenti per diverse centinaia di migliaia di euro: «Le corse erano legali – specifica il procuratore capo Michelangelo Patanè – e gli animali al momento si trovano nell’ippodromo di Roma».


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