«Per la prima volta abbiamo ricevuto una risposta chiara e inequivocabile», riferisce a MeridioNews Gianmarco Catalano di Punta Izzo Possibile. L'associazione che da anni lotta per tutelare un tratto di costa di Augusta ricco di natura e di storia. Guarda le foto
Punta Izzo, la Marina annuncia che il nuovo poligono si farà Attivisti: «Se fosse una casa, sarebbe demolita perché abusiva»
Il nuovo poligono sulla scogliera di Punta Izzo si farà. O almeno questa è l’intenzione del ministero della Difesa, di recente confermata da una nota ufficiale dello Stato maggiore della Marina militare, sul tratto di costa di Augusta (nel Siracusano) in uso al comando marittimo di Sicilia. Un progetto a cui da anni si oppongono gli attivisti di Punta Izzo Possibile, per i quali il luogo di interesse culturale e archeologico – sottoposto al massimo livello di tutela paesaggistico-ambientale e, in parte, anche al vincolo di inedificabilità assoluta – vorrebbero diventasse un parco. Erano stati loro, a febbraio, a presentare una richiesta di accesso civico al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. «Per la prima volta abbiamo ricevuto una risposta chiara e inequivocabile», riferisce a MeridioNews Gianmarco Catalano di Punta Izzo Possibile. «Per quanto riguarda la messa in esercizio di un nuovo poligono – si legge – il relativo progetto preliminare per la demolizione e rifacimento non è stato ancora approvato definitivamente in quanto non sono state ultimate le fasi relative alle indagini ambientali. A conclusione di tali indagini, il progetto potrà essere aggiornato per la successiva approvazione, a valle della quale potranno essere stanziate le risorse per la relativa realizzazione».
È lo Stato maggiore della marina a confermare che
il progetto del poligono è ancora nei piani della Difesa. Nel documento, inoltre, viene precisato che se non si è ancora arrivati alla realizzazione dell’opera è solo perché sono in corso delle indagini ambientali e un processo di bonifica dell’area. Sul promontorio ricco di natura e storia, scelto anche da Tomasi di Lampedusa per l’ambientazione del suo racconto La Sirena, dal 1960 al 1989 ci fu un poligono di tiro utilizzato per le esercitazioni. Che, sebbene inattivo da anni, non è mai stato formalmente dismesso. «Non c’era nessuna recinzione e nessun perimetro di contenimento – spiega Catalano che ha ricostruito il passato di questo lungo con testimonianze e foto dell’epoca – E si sparava a cielo aperto dalla scogliera verso il mare». Con bossoli rimasti abbandonati tra la vegetazione e probabilmente anche nei fondali. Le indagini svolte da Centro tecnico logistico interforze Nbc hanno «accertato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione relativamente al piombo e al rame» in almeno sei diversi punti dell’area. Un risultato riscontato poi anche dall’Arpa di Siracusa. In passato gli attivisti avevano anche denunciato che questi dati sarebbero rimasti in un cassetto della marina, mentre invece ci sarebbe stato l’obbligo di informare il prefetto, il Comune e anche la Regione. La procura di Siracusa aveva aperto un fascicolo e la prefettura aveva scritto a MariSicilia per sollecitare.
Intanto gli anni sono passati e adesso il piano di caratterizzazione e l’analisi di rischio sono già stati approvati e «il conto alla rovescia è già iniziato e noi siamo preoccupati». Per questo, gli attivisti di Punta Izzo Possibile e di Natura Sicula hanno anche chiesto di potere partecipare alla prossima conferenza dei servizi per presentare le proprie osservazioni sulle questioni che riguardano la bonifica. «Noi riteniamo che l’indagine debba essere allargata, visto come venivano condotte le esercitazioni, e non solo limitata al perimetro del poligono», dice Catalano. Insomma il progetto non è più così tanto in sospeso, come era sembrato dalle risposte del ministero della Difesa di tre anni fa. All’inizio dell’anno, la Marina militare ha anche appaltato dei nuovi lavori edili per ripristinare le strutture logistiche e abitative da usare come spogliatoi e docce durante le esercitazioni di recupero naufraghi che si svolgono periodicamente. «Non ci sono più ambiguità e anche la politica locale non può più giustificare la propria inerzia sostenendo che si tratta di un vecchio progetto, perché – sottolinea l’attivista – adesso è solo questione di tempi tecnici e tutte le procedure preliminari sono già in fase avanzata».
Nel febbraio del 2018 era stata approvata una delibera del Consiglio comunale – durante la quale tra gli scranni era seduto era l’attuale sindaco Giuseppe Di Mare – in cui si chiedeva all’amministrazione dell’allora prima cittadina M5s Cettina Di Pietro di impegnarsi «con urgenza e senza indugio» per evitare la riattivazione del poligono di tiro. Un tema che Di Mare, in occasione della sua campagna elettorale, aveva inserito nel suo programma: «Verrà avviata con le autorità competenti un’interlocuzione per rientrare in possesso, almeno parzialmente, del territorio di Punta Izzo». Intenzioni che, al momento, sono rimaste solo sulla carta con il sindaco che preferisce mantenere riservate le interlocuzioni avute con il contrammiraglio Andrea Cottini. Tutto questo senza che il Comune abbia mai beneficiato dei finanziamenti statali destinati agli enti locali gravati dal peso di installazioni e attività militari. «Continueremo la nostra lotta per evitare che venga violata e sfregiata una delle poche aree costiere che è stata risparmiata dall’industrializzazione e dalla cementificazione selvaggia», assicurano gli attivisti che avevano impugnato il parere positivo della Soprintendenza sulla riattivazione del poligono. «Adesso l’autorizzazione è scaduta – fa notare Catalano – e noi crediamo che non dovrebbe essere rinnovata innanzitutto perché questa opera, già all’epoca (tra il 1989 e il 1994, ndr) è stata costruita violando la legge regionale sul vincolo paesaggistico che dispone l’inedificabilità assoluta a 150 metri dalla linea di battigia. Insomma – conclude – se lì ci fosse stata la casa di un cittadino privato, sarebbe già stata demolita».