Ars/ Finanziaria: la notte delle polemiche. Il mutuo delle vergogne da un miliardo di euro rinviato a stamattina

IERI GIORNATA CONVULSA A SALA D’ERCOLE CONTRASSEGNATA DA UNA PESSIMA GESTIONE DEI LAVORI PARLAMENTARI. ORMAI NON SEMBRA PIU’ ESSERCI DIFFERENZA TRA PRESIDENZA DELLA REGIONE E PRESIDENZA DELL’ARS. L’OBIETTIVO DI QUESTE DUE ISTITUZIONI SEMBRA QUELLO DI ‘RAPINARE’ I SICILIANI. IL ‘RICATTO’ VERSO LA CORTE DEI CONTI E VERSO IL COMMISSARIO DELLO STATO: “ROMA CI APPOGGIA E NON CI POTETE FARE NULLA: COMANDIAMO NOI”. MAI IL PARLAMENTO DELL’ISOLA COSI IN BASSO

Come i nostri lettori sanno, noi non crediamo nei sondaggi. Soprattutto negli ultimi anni, questi sondaggi, più che provare a ‘leggere’ la realtà politica e sociale del nostro Paese, hanno provato a condizionarla. Ma ieri, quando abbiamo letto che il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, è all’ultimo posto nella classifica italiana tra i governatori graditi alle popolazioni, non ci siamo stupiti. Mentre arrivava la notizia, fuori dai ‘Palazzi’ della politica siciliana – Palazzo Reale e Palazzo d’Orleans – c’erano centinaia di persone che protestavano. (a sinistra, foto tratta da blogtaormina.it)
Contro il Governo Crocetta, ormai, c’è tutta la Sicilia: i dipendenti della formazione professionale, i precari, gli operai della Forestale, i Comuni, le Province, gli enti, le fondazioni e le associazioni culturali e via continuando.
Leggendo la notizia di Crocetta all’ultimo posto abbiamo pensato al ‘regalo’ di 15 milioni di euro ai petrolieri e all’incredibile e sfacciato tentativo di indebitare ulteriormente la Regione con un mutuo di quasi un miliardo di euro ripresentato così, in Aula, senza la discussione preventiva in Commissione Bilancio e Finanze. Un Governo di ‘banditi’, quello di Crocetta. Un Governo che ieri sera, di fatto, si è presentato in Aula con un improvviso pacchetto di ‘riforme’ di settore: riforme che, in un normale dibattito parlamentare, dovrebbero essere trattate ad una ad una prima nelle Commissioni di merito, poi in Commissione Bilancio e Finanze e poi in Parlamento. Ma proviamo a raccontare la giornata di ieri.

Ieri sera, a un certo punto, come già accennato, il Governo si presenta in Aula con una novità: una specie di maxi emendamento con cinquantuno commi. Di fatto, è una nuova legge Finanziaria che si aggiunge alla precedente composta da 46 articoli.
In questi casi, come già accennato, quando si introducono argomenti nuovi – visto che la presidenza, bontà sua, non li giudica inammissibili – si torna prima nelle Commissioni legislative di merito e poi in Commissione Bilancio e Finanze per la copertura finanziaria. Questo prevede il regolamento. Anche se, a rigor di logica parlamentare, la presidenza dell’Assemblea dovrebbe stigmatizzare il comportamento del Governo che aggiunge una manovra nuova su quella in discusisone.
Ma questa opportuna stigmatizzazione non c’è. Perché ormai a Sala d’Ercole – è inutile che ci giriamo attorno – la presidenza della Regione si confonde con la presidenza dell’Assemblea. Considerazione molto sgradita la nostra, ce ne rendiamo conto. Soprattutto perché non si parla soltanto di società regionali che dovrebbero scomparire, o di passaggi ordinamentali: si parla di soldi: si parla di un mutuo da quasi un miliardo di euro!
Ci si aspettava, dalla presidenza dell’Ars, un richiamo al regolamento. Visto che stiamo parlando di indebitare i siciliani con Irpef e Irap: visto che parliamo di un ulteriore indebitamento, oltre al miliardo e mezzo di ‘buco’. Ma per la presidenza dell’Ars tutto ormai fa ‘brodo’.
Insomma, in Aula spunta una nuova manovra che si aggiunge alla precedente. Un maxi-articolo da 72 commi che prevede, tra le altre cose, l’approvazione di alcune riforme importanti che – lo ribadiamo – andrebbero discusse una per una: la riforma delle società partecipate dalla Regione, che dovrebbero essere ridotte a 10 (spunta il salvataggio del Maas che avrebbe dovuto essere sbaraccato); e il già citato mutuo da quasi un miliardo di euro per pagare i debiti con le imprese. Quasi imprese? Non si sa, perché il Governo non ha mai fatto conoscere la lista. Torneremo alla fine dell’articolo ad illustrare questo passaggio.

Lo ribadiamo: avrebbe dovuto essere la presidenza dell’Ars a fermare questa ‘sconcezza’ istituzionale. Ma non lo fa. E il motivo c’è: Crocetta e il suo Megafono, il PD, l’Udc e le altre ‘frattaglie’ non hanno la maggioranza in Aula per fare passare queste riforme. E allora, forzando il regolamento, con la connivenza di una presidenza dell’Ars estremamente scorretta, stanno infilando tutto in Finanziaria: cioè nella legge che Sala d’Ercole deve approvare, pena la decadenza di Governo e Parlamento! Un comportamento pessimo, quello della presidenza dell’Ars!
L’Aula, però, si ribella. E meno male. L’opposizione, con Santi Formica, parla di “golpe”, mentre Angelo Figuccia definisce la scorrettezza istituzionale di Governo e presidenza dell’Ars un’ “imboscata”. A ribellarsi è anche una parte della maggioranza. Insomma, nonostante la pessima gestione dei lavori parlamentari, il Parlamento siciliano ha un sussulto di dignità.

Risultato: l’Aula si blocca. Si riprenderà stamattina.
Intanto la lunga giornata parlamentare di ieri ha portato all’approvazione dell’articolo di legge che riguarda i Comuni. E’ la norma – ne abbiamo parlato più volte nei giorni scorsi – che destina ai Comuni dell’Isola l’8,47% dell’Irpef. Anche in questo caso, si tratta di una presa in giro.
Di fatto, il Governo ha abolito le risorse finanziarie in favore dei Comuni: di fatto il Governo ha abolito il Fondo per le Autonomie locali. Un Fondo che, due anni fa, ammontava a circa 900 milioni di euro all’anno; poi dimezzato; poi portato a circa 650 milioni di euro e quest’anno azzerato. Soldi che verranno utilizzati per pagare gli oltre 80 mila precari siciliani sparsi tra enti locali (Comuni e, in parte, Province), uffici, enti e società regionali. Un miliardo di euro la spesa prevista, solo per quest’anno. Una follia, per le condizioni finanziarie drammatiche in cui si trova la Regione siciliana. 
In cambio della scomparsa del Fondo per le Autonomie locali ai Comuni va il citato 8,47 per cento di Irpef: di un’Iperf in caduta libera, visto che l’economia siciliana è ferma, come certificato qualche giorno fa dall’Istat. Peraltro, una parte di questi soldi dovrebbe finire in un fondo perequativo vincolato ad obiettivi decisi non dai Comuni, ma dalla Regione! Alla faccia delle autonomie locali di sturziana memoria!
Di fatto, siamo alla scomparsa di oltre 300 Comuni, che dovrebbe essere certificata con una legge che l’Ars dovrebbe approvare subito dopo la Finanziaria. 300 Comuni che verrebbero trasformati in ‘Municipalità’: entità ‘astratte’, private delle risorse finanziarie! Il tutto per salvare i conti dei grandi Comuni, Palermo, Catania e Messina in testa.
Ovviamente, questo significherà lasciare almeno tre milioni di cittadini siciliani senza Comuni di riferimento e senza servizi. A pagare per questa folle manovra pensata dal Governo regionale per garantire lo stipendio agli 80 mila precari e per salvare i grandi Comuni saranno le fasce più deboli della società siciliana. Così, tanto per metterci una ‘pezza’, si crea, almeno sulla carta, un fondo da 60 milioni per gli investimenti, altri 20 milioni di euro per il ricovero dei minorenni, altri 15 milioni per il ricovero dei disabili psichici.
E’ il tentativo, un po’ squallido, di nascondere il fatto che la Regione, facendo scomparire circa 300 Comuni, abbandonerà anziani poveri, portatori di handicap, minori a rischio, malati psichici. Crocetta, PD e Udc dovevano scegliere: o la difesa delle fasce deboli o gli 80 mila precari. E hanno scelto di buttare a mare i Comuni e le fasce deboli della popolazione siciliana, tenendosi, invece, i precari che, nel maggio prossimo, voteranno per le elezioni europee… Una scelta politica e amministrativa di grande ‘spessore’ umano…

Ieri sono stati approvati gli articoli 3 e 4 che intervengono sulla gestione dei residui attivi, passivi e perenti. Sotto il profilo ‘tecnico’, è un modo per prendere in giro la Corte dei Conti. L’anno scorso, è noto, la magistratura contabile ha denunciato la presenza di circa 3 mila miliardi di euro di residui attivi: ovvero di crediti di difficile esigibilità, se non inesigibili.
La Corte dei Conti ha chiesto a Governo e Ars di istituire una sorta di fondo rischi – che in effetti fino a quattro cinque anni fa c’era – ma che i Governi degli ultimi anni hanno fatto sparire. Ebbene, davanti a questa richiesta perentoria della Corte dei Conti, il Governo si limita a dire: elimineremo i residui attivi. Insomma: basta la parola!
Basterà la parola, per i giudici della Corte dei Conti? Noi ne dubitiamo. Perché, contestualmente al mancato appostamento di risorse finanziarie in un fondo rischi, il Governo – con la connivenza della presidenza dell’Ars – ha intaccato le regolazioni contabili e i fondi di riserva!
E’, di fatto, la sfida del Governo e della presidenza dell’Ars alla Corte dei Conti e al Commissario dello Stato. E’ come se presidente della Regione e presidente dell’Ars stessero dicendo a Corte dei Conti e Commissario dello Stato: noi abbiamo l’appoggio del Governo nazionale, della contabilità pubblica tipica di uno Stato di diritto ce ne facciamo un baffo, perché la Regione non può fallire: quindi approviamo una manovra con un ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro, non costituiamo il fondo rischi, ci mangiamo le regolazioni contabili e fondi di riserva e ci facciamo anche un mutuo da quasi un miliardo di euro. E voi, giudici della Corte dei Conti e Commissario dello Stato farete passare tutto, perché, grazie all’appoggio del Governo nazionale, il coltello dalla parte del manico lo teniamo noi!   

La riprova di quanto diciamo sta nell’approvazione dell’articolo di legge sugli accantonamenti tributari: i soldi che ci sono e non ci sono: 500 milioni di euro che non entreranno mai nelle ‘casse’ della Regione. Soldi che in modo truffaldino vengono conteggiati tra le ‘entrate’. Sempre in base al principio che il Commissario dello Stato, questa volta, ha le mani legate. 

Ieri l’Aula ha approvato una serie di norme a sostegno dei teatri, dello sport e dello spettacolo. Nasce una nuova sigla: il Fores, Fondo regionale per lo spettacolo. Con uno stanziamento di 15 milioni di euro. Qualcuno l’ha impropriamente definito “fondo di rotazione”. In realtà, sono soldi che verranno utilizzati – se si materializzeranno (precisazione indipensabile, perché una cospicua parte delle entrate regionali del 2014 sono fittizie) – per pagare i debiti di enti, Teatri e Fondazioni pubbliche. Soldi che, una volta erogati, non torneranno mai indietro: dunque nessun fondo di rotazione, ma ‘fondi alla siciliana’: cioè a ‘babbo morto’.
Altri 4,6 milioni di euro dovrebbero essere utilizzati come contributi allo sport. Un emendamento del deputato Paolo Ruggirello ha esteso i contributi alle società di Calcio di serie B i fondi (800 mila euro per il Palermo e il Trapani, se non abbiamo capito male). Superfluo aggiungere che si tratta di risorse finanziarie in vista delle elezioni europee della prossima primavera (ammesso – lo ribadiamo – che si tratti di soldi veri). 

Poi la discussione sulle coppie di fatto. “Norma spot”, l’ha definito l’opposizione. Motivo: sarebbe incostituzionale, perché la Costituzione italiana riconosce il matrimonio tra uomo e donna e non le coppie di fatto. Francamente, con i ‘ladrocini’ che vediamo in questa manovra l’argomento non ci ha appassionato.

Ma andiamo ai ‘debiti’. I ‘fans’ di quello che resta del PD siciliano – per giustificare il mutuo di quasi un miliardo di euro sponsorizzato dal loro Partito – dicono che i debiti si debbono pagare. Vero. Ma quali debiti? E quando e come?
Il Governo Crocetta – come scriviamo in altra parte del giornale – si era impegnato a far conoscere i nomi dei percettori di questo prestito da quasi un miliardo di euro. Prima ha detto che c’erano le Asp siciliane indebitate. Poi ha portato in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars l’elenco dei Comuni siciliani che dovrebbero intercettare meno di 300 milioni di euro di questo prestito.
Anche questo passaggio è truffaldino: si taglia il Fondo per le Autonomie locali e si fa un prestito per erogare ai Comuni meno di 300 milioni di euro. Ma i soldi ai Comuni la Regione li deve dare ogni anno e non una tantum! La verità è che questi 280 e passa milioni di euro andranno solo a Palermo, Catania e Messina, mentre tutti gli altri Comuni non vedranno il becco d’un quattrino!

Poi c’è il problema dei quasi 700 milioni di euro, a valere sempre sul prestito da quasi un miliardo di euro. A chi andranno questi soldi? Alle imprese siciliane, dice il Governo Crocetta. E perché non ha portato in Commissione Bilancio e Finanze le ‘carte’?
Il nostro dubbio è che buona parte di questi 700 milioni di euro andrà a gruppi nazionali che millantano crediti con la Regione. Sono quei gruppi che inquinano la nostra Isola, che non pagano le imposte da noi e che – proprio per l’inquinamento che hanno provocato in oltre 50 anni – dovrebbero versare loro a noi un sacco di soldi! Altro che debiti della Sicilia!
Basti pensare che lo scorso anno l’Eni di Gela ha inquinato il nostro mare per ben due volte. E di questa storia non si è saputo più nulla! presidente Crocetta: c’è forse qualche conflitto di interessi?

Noi nutriamo un retropensiero. Guarda caso, quasi tutte le imprese e le banche di una certa parte politica sono alla canna del gas. Non vorremmo che questo ‘prestito’ – che i siciliani dovrebbero pagare in trent’anni con la maggiorazione di Irpef e Irap – dovesse servire a foraggiare, per vie traverse, questi gruppi.   

 

 

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Ieri giornata convulsa a sala d'ercole contrassegnata da una pessima gestione dei lavori parlamentari. Ormai non sembra piu' esserci differenza tra presidenza della regione e presidenza dell'ars. L'obiettivo di queste due istituzioni sembra quello di 'rapinare' i siciliani. Il 'ricatto' verso la corte dei conti e verso il commissario dello stato: "roma ci appoggia e non ci potete fare nulla: comandiamo noi". Mai il parlamento dell'isola cosi in basso

Ieri giornata convulsa a sala d'ercole contrassegnata da una pessima gestione dei lavori parlamentari. Ormai non sembra piu' esserci differenza tra presidenza della regione e presidenza dell'ars. L'obiettivo di queste due istituzioni sembra quello di 'rapinare' i siciliani. Il 'ricatto' verso la corte dei conti e verso il commissario dello stato: "roma ci appoggia e non ci potete fare nulla: comandiamo noi". Mai il parlamento dell'isola cosi in basso

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]