Ars, bufera sul Consiglio di presidenza che ha tagliato 3 milioni di euro ai dipendenti

LA DECISIONE ADOTTATA IERI. DIETRO QUESTA SCELTA C’E’ L’INVIDIA DEI DEPUTATI E DEI DIRIGENTI ESTERNI DELLA PRESIDENZA DELLA REGIONE. FINE DELLE NOTTI PARLAMENTARI?

In effetti, ieri, la seduta del Consiglio di presidenza dell’Ars, protrattasi per quasi due ore ha destato più di qualche dubbio. La presidenza dell’Ars ha fatto sapere che sarebbe stato discusso il bilancio interno di Sala d’Ercole. Tesi vera solo in parte. Perché la verità è che è stato disposto un taglio secco di 3 milioni di euro al personale dell’Assemblea regionale siciliana.
Il taglio era nell’aria, ma nessuno immaginava che sarebbe stato così pesante. Una sorta di ‘vendetta’ dei parlamentari che sono stati costretti a ridursi l’indennità parlamentare?
Per carità, la riduzione dell’indennità parlamentare c’è stata. Ma va detto – come abbiamo scritto nei giorni scorsi – che tale riduzione non è pesante: perché i parlamentari ‘recuperano’ con l’aumento dei vari ‘ammennicoli’. Mentre il taglio che, ieri, il Consiglio di presidenza ha disposto sul personale dell’Ars è piuttosto pesante.
In pratica, per quello che ci è dato capire in queste ore, la presidenza dell’Ars avrebbe bloccato la parte variabile della retribuzione. Forse a questo esito si è arrivati anche per le polemiche scatenate nei giorni scorsi dai giornali nazionali – prima Il Sole 24 Ore e poi il Corriere della Sera – che hanno attaccato il costo complessivo dell’Ars.
Anche se va detto che il paragone fatto tra l’Ars – che è il Parlamento di una Regione a Statuto autonomo – e i Consigli regionali istituiti nel 1970 non regge. Non regge, soprattutto, per molte delle competenze che nelle Regioni a Statuto ordinario sono dello Stato e che, invece, in Sicilia, fanno capo alla Regione. E non regge perché – piaccia o no ai giornali del Nord Italia e ai sodali del Bilderberg – quello della Sicilia è un Parlamento.
Ma, si sa, ormai in Italia comandano i massoni del già citato Club di Bilderberg che, con grande maestria, stanno instillando nel nostro Paese odio e invidia tra le categorie sociali e all’interno delle stesse categorie sociali. In forza di questa velenosa ‘filosofia al ribasso’, in Italia non si guarda all’innovazione e al miglioramento, anche economico: ma, al contrario, si prova in modo demenziale, a cercare di abbattere chi sta meglio di noi, non capendo che, così facendo, si sta distruggendo un Paese.
Oggi chi si trova nei gradini bassi della società non pensa più a lavorare a a salire la scala sociale: si concentra, al contrario, su come abbattere chi se la passa meglio di lui. E’ anche questo il motivo per il quale l’economia italiana si è bloccata: perché l’invidia e l’odio sociale hanno preso il posto dell’innovazione e della voglia di crescere.
Il Bilderberg-pensiero – tutti i gruppi sociali livellati verso il basso, fino a una quasi omologazione e un’oligarchia a comandare (Unione europea, finanza e banche: quindi entità al di fuori del nostro Paese ormai ‘incaprettato’ con l’euro) – ha raggiunto la Sicilia. E, come un’infezione ‘letale’, attraverso la politica (l’invidia dei deputati di Sala d’Ercole unita all’invidia dei dirigenti esterni della presidenza della Regione), sta colpendo anche l’Ars.
Che succederà? Secondo noi un gran casino. Anche perché, a differenza dei dirigenti ‘esterni’ della presidenza della Regione, i dirigenti dell’Ars sono vincitori di concorso (parola ormai quasi ‘sconosciuta’ nell’amministrazione regionale). Ed è probabile che si rivolgeranno ai legali per tutelare i propri diritti.
Giusto ridurre le indennità di tutti, anche dei dirigenti dell’Ars: e noi l’abbiamo sempre scritto. Ma altra e ben diversa cosa è cedere al Bilderberg-pensiero, trasformando – come vorrebbero certi quotidiani del Nord Italia – l’Assemblea regionale siciliana da Parlamento in Consiglio regionale.
Se l’obiettivo è questo, il Consiglio di presidenza dell’Ars farebbe bene a dirlo. Noi non siamo d’accordo, perché l’Autonomia siciliana – conquistata dai siciliani con la rivolta separatista – non è tenuta a rispettare, ma semmai a disprezzare il Bilderberg-pensiero frutto di una pericolosa banda di fanatici.
Detto questo, abbiamo la sensazione che, dal 4 gennaio in poi, non saranno in tanti i funzionari e i dirigenti dell’Ars disposti a lavorare anche di notte, com’è accaduto fino a ieri. Quindi se il presidente della Regione, il presidente dell’Ars e i deputati avranno bisogno delle notti parlamentari per i soliti ‘imbrogli’ legislativi, beh, forse dovranno rivedere gli orari…
Insomma, se volevano ritardare i lavori parlamentari i presidenti Ardizzone e Crocetta, per questo ‘blitz’, non potevano scegliere un momento migliore…


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