Prima indagata, poi sospesa dalla scuola Capuana-Pardo di Castelvetrano dove insegnava – con il caso finito anche sul tavolo del ministero dell’Istruzione e del Merito – questa notte Laura Bonafede è stata arrestata e portata in carcere. La donna, figlia dello storico boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, è accusata di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’avere agevolato Cosa nostra. In particolare, di avere fatto parte della rete di complici che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la sua trentennale latitanza. Stando a quanto emerso dalle indagini, coordinate procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Gianluca de Leo, la donna avrebbe avuto una relazione sentimentale con il boss stragista.
«Laura Bonafede, dopo avere conosciuto Matteo Messina Denaro nel 1997 – quando era già latitante insieme al padre Francesco -, ha instaurato uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia Martina Gentile (indagata, ndr) – scrive il gip Alfredo Montalto nell’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per la maestra – durato dal 2007 sino al dicembre 2017 quando venne necessariamente interrotto a seguito di un’importante operazione di polizia, per poi riprendere, appena calmatesi le acque negli ultimi anni sino all’arresto del latitante». Secondo quanto è stato ricostruito finora, la donna sarebbe stata legata al boss «da un pluridecennale rapporto ed aveva, in molteplici occasioni, condiviso con lui spazi di intimità familiare, a volte in compagnia della figlia tanto che i tre si definivano “una famiglia“». I due, secondo quanto scritto dalla stessa Bonafede in una lettera trovata dai carabinieri del Ros nell’ultimo covo di Messina Denaro, si sono conosciuti 26 anni fa: «Ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso. Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei».
C’è un’immagine catturata dalle telecamere di sicurezza dell’ultimo incontro tra Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede: sono all’interno di un supermercato a Campobello di Mazara, lei spinge un piccolo carrello di plastica rosso, i due si incrociano davanti al banco della salumeria e lì si fermano a parlare. Erano due giorni prima dell’arresto avvenuto il 16 gennaio nella clinica privata palermitana La Maddalena. Sarebbe stata lei, negli ultimi anni, a provvedere alle sue necessità, a fare la spesa soprattutto nel periodo della pandemia in cui Messina Denaro avrebbe avuto timore di essere contagiato dal Covid. Con lui, Bonafede avrebbe anche condiviso un linguaggio cifrato per tutelare l’identità di altri protagonisti della rete di protezione. Cugina del geometra Andrea Bonafede – l’uomo che ha prestato l’identità al boss – e cugina anche del dipendente comunale Andrea Bonafede, che avrebbe provveduto a fargli avere le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro. Stesso grado di parentela anche con Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie Lorena Lanceri, che Messina Denaro chiamava Diletta.
La maestra, che stando a quanto emerso avrebbe curato con maniacalità la questione della sicurezza di Messina Denaro, è sposata con il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per avere commesso due efferati omicidi su ordine proprio di Messina Denaro. Decisivi per il suo arresto da parte dei carabinieri del Ros sono stati anche alcuni pizzini trovati nel covo dell’ex primula rossa di Cosa nostra che raccontano la relazione sentimentale dal 2007 al 2017 con la maestra Bonafede. Un rapporto, quindi, che sarebbe durato più di dieci anni e che sarebbe certificata da una fittissima corrispondenza tra i due. In effetti, però, quella con la maestra non sarebbe stata l’unica relazione portata avanti da Messina Denaro nell’ultimo periodo della sua latitanza. Era già emersa, infatti, quella con Diletta.
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