Una crescita che deve fare accendere più di una spia. È quella che riguarda le interdittive antimafia, provvedimenti amministrativi, adottati dai prefetti a livello locale, che hanno l’obiettivo di prevenire le infiltrazioni delle mafie nel mercato. Stoppando le imprese che ne sono destinatarie e bloccando la possibilità di contrarre con pubblica amministrazione, anche per quanto […]
Appalti, in Sicilia è boom di interdittive antimafia. Ma c’è anche il nodo degli annullamenti
Una crescita che deve fare accendere più di una spia. È quella che riguarda le interdittive antimafia, provvedimenti amministrativi, adottati dai prefetti a livello locale, che hanno l’obiettivo di prevenire le infiltrazioni delle mafie nel mercato. Stoppando le imprese che ne sono destinatarie e bloccando la possibilità di contrarre con pubblica amministrazione, anche per quanto riguarda il capitolo dei fondi. L’ultima fotografia di questo complesso mondo arriva con i dati del ministero dell’Interno, anticipati dal Sole 24 ore. Su tutto il territorio nazionale, nel 2023, le interdittive sono state 2007 contro le 1495 del 2022. Un aumento del 34 per cento, mentre era stato di poco più del 30 per cento rispetto al 2019. In questa particolare classifica spiccano, ancora una volta, i numeri delle Regioni del Meridione e in particolari di Campania e Sicilia. Nel primo territorio i provvedimenti adottati lo scorso anno sono stati 490 – più 47 per cento -, mentre nell’Isola si scende a 390 ma con rialzo percentuale addirittura dell’84 per cento.
A livello provinciale bisogna cerchiare in rosso il dato di Agrigento. All’ombra della Valle dei templi i provvedimenti sono passati da 6 a 70. Poco prima di lasciare gli uffici la prefetta Maria Rita Cociuffa ha definito le realtà destinatarie dei provvedimenti come dei «bubboni» che rallentano la crescita economica del territorio. A Trapani, invece, si è passati da 13 a 47. Non sempre però per questi provvedimenti la strada in discesa e in più occasioni è capitato di assistere ad annullamenti. Tra i casi che fecero particolarmente discutere ci fu quello che riguardò la cooperativa Cibus, amministrata da Franca Lanceri, sorella di Lorena, quest’ultima arrestata il 16 marzo insieme al marito Emanuele Bonafede, nipote del boss Leonardo Bonafede, con l’accusa di aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Ma se per i coniugi venerdì scorso è arrivata la condanna per la parente, dopo un ricorso in secondo grado al Consiglio di giustizia amministrativa, si è registrata la sospensione del provvedimento adottato dalla prefettura di Trapani, lo stesso che aveva bloccato l’attività di ristorazione della donna a Campobello di Mazara. Sul fronte degli stop c’è anche il caso della revoca dell’interdittiva antimafia alle aziende della moglie dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro. A febbraio il tar annullò il provvedimento della prefettura sbloccando anche l’erogazione dei fondi comunitari da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Tornando ai numeri su scala provinciale il primato delle interdittive spetta a Palermo con 112 provvedimenti notificati nel 2023. Dopo Campania e Sicilia il podio regionale è completato dalla Calabria. Gli stop dei prefetti sono stati in tutto 265 ma bisogna evidenziare una flessione del 2,9 per cento rispetto al 2022. Al Nord primeggia l’Emilia Romagna, territorio segnato dalle importanti attività per la ricostruzione post alluvioni. In questa porzione dell’Italia, nel 2023, le interdittive sono state 215. Sotto la lente d’ingrandimento delle prefetture ci sono gli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. In una circolare, risalente al 2022, già si chiedeva agli uffici territoriali di rafforzare il tracciamento ai fini antimafia degli investimenti inerenti il Pnrr. Un ruolo centrale è quello rivestito dalla Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, all’interno della quale sono state inserite delle voci specifiche proprio legate al Pnrr.