È stata applicata oggi la misura cautelare degli arresti domiciliari per Sebastiano Alesci, nell’ambito dell’inchiesta della squadra mobile di Agrigento, coordinata dalla procura guidata da Giovanni Di Leo, sugli appalti per il rifacimento della rete idrica nella città dei Templi. Alesci, ex capo dell’ufficio tecnico di Licata, era già finito ai domiciliari quando scattò il […]
Appalti rete idrica Agrigento, domiciliari per Alesci. Di Leo: «Senza abuso d’ufficio si apre all’impunità»
È stata applicata oggi la misura cautelare degli arresti domiciliari per Sebastiano Alesci, nell’ambito dell’inchiesta della squadra mobile di Agrigento, coordinata dalla procura guidata da Giovanni Di Leo, sugli appalti per il rifacimento della rete idrica nella città dei Templi. Alesci, ex capo dell’ufficio tecnico di Licata, era già finito ai domiciliari quando scattò il blitz lo scorso 14 maggio. In quell’occasione gli vennero trovati a casa 20mila euro in contanti. Tuttavia dopo 24 ore il burocrate tornò libero. Adesso un nuovo sviluppo nell’indagine.
La stessa inchiesta aveva infatti già portato all’adozione di misure restrittive nei confronti di membri della famiglia di imprenditori Caramazza di Favara, per reati legati a corruzione e altre ipotesi di reato. Tra i circa dodici indagati compare anche il nome del deputato regionale Roberto Di Mauro, fino a poche settimane fa assessore all’Energia del governo di centrodestra di Renato Schifani. Nell’elenco degli indagati c’è anche Giuseppe Capizzi, imprenditore e sindaco di Maletto, in provincia di Catania. Il politico, vicino a Fratelli d’Italia, a novembre 2024 ha patteggiato una condanna a due anni per corruzione nell’ambito dall’inchiesta sulle tangenti all’interno della struttura commissariale per il contrasto al rischio idrogeologico.
Tornando all’inchiesta di Agrigento il procuratore Di Leo ha rilasciato una nota critica rispetto alle dichiarazioni pubbliche giunte durante lo svolgimento dell’indagine, ancora in corso, sottolineando la complessità del lavoro investigativo: «Le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per accertare reati che richiedono il concorso di più soggetti. È impensabile che corrotto o corruttore si autodenuncino». Di Leo ha inoltre lamentato l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, definendolo un reato-spia che spesso permetteva di far luce su meccanismi illeciti più ampi. «Il quadro normativo attuale – ha aggiunto – sembra voler avviare una sostanziale impunità per i reati di corruzione, che però resteranno oggetto di indagine finché la legge lo consente e la Costituzione lo impone».