Appalti pilotati con mazzette nell’Agrigentino: cinque arresti e 13 indagati

Un vasto sistema di corruzione per pilotare gli appalti pubblici. Cinque persone sono state arrestate nell’Agrigentino nell’ambito di un’inchiesta che ha portato a scoprire un giro di mazzette. Si tratta di quattro imprenditori di Favara (in provincia di Agrigento) e del dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Licata (sempre nell’Agrigentino). In carcere sono finiti: il 44enne Diego Caramazza, detto Dino, di Favara; l’ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara Luigi Sutera Sardo (di 68 anni). Ai domiciliari invece sono stati sottoposti il dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Licata Sebastiano Alesci (di 67 anni), la 36enne favarese Federica Caramazza; e sua madre, la 65enne Carmela Moscato. Al momento, sono 13 le persone indagate nell’inchiesta della procura di Agrigento. I reati contestati sono corruzione, ricettazione e turbativa d’asta.

Tra gli appalti che sarebbero stati pilotati ci sono i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice, la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio Dino Liotta di Licata e il primo stralcio della ristrutturazione e automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, dal valore di oltre 37 milioni di euro. Le irregolarità sono emerse anche dalle segnalazioni dell’Anac. Il mancato avvio di opere pubbliche fondamentali, come la rete idrica di 
Agrigento o il centro di raccolta dei rifiuti di Ravanusa (opere finanziate per decine e decine di milioni di euro), è sfociato in un’attività investigativa mirata che è stata portata avanti dalla squadra mobile.

Numerose le perquisizioni, effettuate nella giornata di ieri, nei confronti di indagati e società coinvolte in un presunto sistema di spartizione di lavori pubblici. In un’azienda favarese e a casa del titolare, i poliziotti hanno trovato oltre 200mila euro che, secondo quanto emerso dall’ascolto delle intercettazioni, erano fondi destinati al «risarcimento» per alcuni pubblici ufficiali per i loro «servigi». Altre somme sono state trovate in possesso dell’attuale dirigente dell’Utc del Comune di Licata, ritenute indirizzate a favorire procedure, finanziamenti e nomine. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Agrigento, ci sarebbe stato un costante ricorso spartitorio ai subappalti non autorizzati.

Il rinvenimento delle somme in possesso degli indagati, per le modalità di conservazione e la presunta destinazione finale, sono state ritenute traccia evidente del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e di turbativa d’asta. Nel corso delle perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati anche documenti che riguardano la comunicazione di offerte tecniche, bandi di gara, disciplinari e contratti che hanno permesso di alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche.

Gli indagati sono: Maurizio Giuseppe Falzone, 63 anni, di Licata, dirigente del settore lavori pubblici del Libero Consorzio di Trapani; Federica Caramazza, 36 anni, di Favara; Diego Caramazza, 44 anni, di Favara; Rosaria Bentivegna, 67 anni, avvocato di Catania; Antonio Belpasso, 38 anni, di Catania; Sebastiano Alesci, 67 anni, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata; Carmela Moscato, 65 anni, di Favara; Luigi Sutera Sardo, 68 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara; Alessandro Vetro, 45 anni, di Favara; Alessandro D’Amore, 56 anni, di Matino (in provincia di Lecce, in Puglia); Vittorio Giarratana, 52 anni, di Ravanusa, dirigente del settore lavori pubblici del comune di Valguarnera; Giovanni Campagna, 46 anni, di Ravanusa, segretario particolare dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro; Giuseppe Capizzi, 38 anni, imprenditore e sindaco di Maletto (in provincia di Catania).  


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