Al Malaspina le attività del Centro diurno polifunzionale Rivolte ai minorenni. «Sembrano forti ma non lo sono»

Il Centro diurno polifunzionale di Palermo è annesso alla comunità dei minori ed è un servizio di ospitalità attiva dell’istituto penale minorile Malaspina. Un servizio non molto conosciuto, in cui la struttura non ha una funzione repressiva in senso stretto anzi è chiamata a svolgere attività, in particolare trattamentali e ludico ricreative rivolte a ragazzi dell’area penale esterna, ovvero coloro che non sono sottoposti alla misura cautelare del carcere.

«Si tratta infatti di giovani – sottolinea Adriana Ragusa, funzionaria del Centro – che hanno un procedimento penale in corso e che prevede misure diverse, in misura cautelare collocati in comunità e accompagnati dai responsabili o con permanenza in casa, o con la messa alla prova». In questo percorso c’è un’equipe multidisciplinare composta da un funzionario di area pedagogica, da un funzionario di servizio sociale e da un assistente di area pedagogica che lavorano a contatto con l’assistente sociale chiamato a seguire il minore in tutto il percorso, segnalando il ragazzo e proponendo per lui il progetto educativo ad hoc.

«Abbiamo avuto il modulo per il conseguimento della licenza media e ora il progetto Giovani Leader per il conseguimento della patente – continua Adriana Ragusa – Ho potuto constatare di persona che ciò che a noi sembra facilmente comprensibile e scontato per loro non è, ad esempio per come sono formulati i quiz le domande sono complesse e il lavoro è stato anche di decodifica. La caratteristica dei ragazzi dell’area penale è che spesso sono stati esclusi dagli organi educativi e magari sembrano forti ma non lo sono. Il nostro compito è incoraggiarli». Il decreto legislativo del 2014 ha ampliato la competenza per il Tribunale dei Minorenni e anche per il Centro diurno polifunzionale.

«Adesso la nostra competenza è dai 14 ai 25 anni – spiega la funzionaria – quando il processo è in corso, chiaramente per il progetto sulla patente erano maggiorenni e lezioni si svolgevano due volte a settimana a gruppi di dieci e poi dentro l’aula veniva un istruttore della scuola guida che ha effettuato 20 lezioni e successivamente si sono esercitati con i quiz, poi li abbiamo accompagnato alla motorizzazione e alla scuola guida per effettuare la prova pratica. Ben undici hanno conseguito la patente». Lavorare a contatto con minori comporta una formazione continua e anche una certa dose di autorevolezza. «Sono 26 anni che lavoro con i minori e con i giovani. Io ci credo in quello che faccio – continua Adriana Ragusa – e dobbiamo investire sulle loro potenzialità. Ad esempio il dialogo che noi diamo per scontato per loro non è così. Il colloquio è reciproco e loro stessi si sorprendono dei risultati. Ritengo che per quanto riguarda il progetto Giovani Leader sia stato importante che i ragazzi siano venuti qui, anche questa è legalità, tu puoi fare una lezione ma parlare del rispetto, dell’attenzione all’altro fatto all’interno di un servizio minorile è davvero significativo».

Il progetto Giovani Leader, finanziato dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha visto aderire finora 50 giovani. «Abbiamo fatto un gran lavoro di monitoraggio e valutazione- sottolinea Andrea Giostra, esponente di Media&Service – i ragazzi sono stati suddivisi in tre percorsi. Dieci hanno partecipato, attraverso una borsa lavoro, al laboratorio Sport e Legalità, avendo come progetto finale la costruzione di una barca a vela, 20 hanno partecipato al laboratorio Guida Sicura e altrettanti 20 hanno partecipato al laboratorio Educazione alla salute e allo Sport, praticando il pugilato/muay thai e uscite in barca a vela con l’obiettivo agonistico di far parte dell’equipaggio».

Un progetto iniziato nel dicembre 2016 e che continua a portare risultati soddisfacenti, come spiega la direttrice reggente dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni del Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia Vincenza Calcara. «Accompagniamo il ragazzo dall’inizio alla fine del procedimento. In particolare supportiamo la magistratura e teniamo contatti con le strutture sociali del territorio. Attiviamo processi educativi individualizzati. In fondo ottemperiamo alla funzione del processo penale: da un lato è la risposta giuridica al malfatto ma allo stesso tempo diamo la possibilità al ragazzo di acquisire autostima e di responsabilizzarsi. Bisogna aiutare e contestualmente valorizzare le nostre risorse, ecco perché nei nostri progetti entriamo in contatto con il mondo dell’associazionismo, della formazione e del terziario».


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Sono stati condannati i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Finisce così il processo di primo grado con rito ordinario per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Per loro il procuratore Alessandro Crini aveva chiesto rispettivamente una condanna a 24 anni e 21 anni, […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo