Ad Agira mancano cinque giorni alla fine della zona rossa istituita dal presidente Nello Musumeci. Ma la situazione rimane complicata e la misura potrebbe anche essere estesa. Ieri si è registrata la sesta vittima con Covid-19: è morto il dottor Arcangelo Bannò, medico di base in pensione. Aveva 82 anni ed era ricoverato da una decina di giorni all’ospedale di Enna. Il coronavirus aveva colpito un corpo già debilitato a causa di alcuni problemi cardiaci. Salgono così a sei i morti nel paese serrato in entrata e in uscita dal 23 marzo. «Almeno questi sono quelli certi – spiega a MeridioNews la sindaca Maria Gaetano Greco – ci sono altre due persone decedute dopo essere state ricoverate in ospedale con sintomi sospetti di cui attendiamo l’esito del tampone».
Il dottor Bannò – padre dell’attuale assessore comunale Domenico ed ex candidato sindaco – era molto conosciuto in paese e fino a pochi anni fa ha esercitato la sua professione di medico. Nei giorni scorsi era morta anche una sua parente, un’anziana di 86 anni, la seconda vittima in paese. «L’unica notizia positiva è che da un paio di giorni non ci sono ricoveri – spiega la sindaca – ma i contagi continuano a crescere, al momento sono 40. Bisogna considerare che adesso ci stanno arrivando i risultati di tamponi fatti anche otto giorni fa». Tempi lunghi anche perché in provincia di Enna fino a pochi giorni fa non c’era un laboratorio di riferimento per i test. Tutti finivano a Catania, compresi tutti quelli eseguiti all’oasi di Troina, il più grave focolaio della Sicilia. Questa settimana ha iniziato a operare il laboratorio dell’ospedale di Piazza Armerina che, però, avrebbe subito registrato problemi e interrotto il lavoro. Solo da ieri dovrebbe essere stata attivata la struttura all’interno dell’ospedale Umberto I di Enna.
«Ci sono tra le dieci e le quindici persone di Agira ancora ricoverate di cui non sappiamo l’esito dei tamponi – fa i conti Greco – e ancora altri 150 test sono stati eseguiti su persone in quarantena a casa con sintomi lievi. E anche di questi, seppure sia passata una settimana, non abbiamo notizie. È vero che in caso di esito negativo l’Asp non ci comunica niente, ma purtroppo non credo che la totalità di questi casi sia negativa, anche perché quasi tutti sono parenti di soggetti contagiati».
Nel paese zona rossa, intanto, si vive chiusi in casa. Qui anche per fare la spesa sono state imposte modalità diverse dal resto della Sicilia. I generi alimentari vengono portati a domicilio o, al massimo, prenotati via telefono e consegnati per appuntamento all’esterno dell’esercizio commerciale. «L’80 per cento dei miei concittadini sta rispettando i divieti – conclude la sindaca – qualcuno continua a fare fatica a rinunciare ad abitudini e comodità. Ma dobbiamo stringere i denti e capire che serve ancora qualche sforzo per proteggere la salute di tutti noi».
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