È durata nove ore l’udienza dedicata della vittima, oggi 29enne, che ha denunciato le violenze subite quando era minorenne nella parrocchia di San Giovanni Battista a Enna. Imputato nel processo con rito abbreviato è il sacerdote 41enne Giuseppe Rugolo che ieri era presente in aula. Arrestato il 27 aprile del 2021 a Ferrara (in Emilia Romagna) con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danni di minori, dopo più di un anno ai domiciliari, all’inizio di giugno la sua misura restrittiva è passata all’obbligo di dimora (con il divieto di allontanarsi dal seminario durante le ore notturne) per via della scadenza dei termini di custodia. Durante la lunga udienza, durata dalle 12 alle 21, la vittima – assistita dall’avvocata Eleanna Parasiliti Molica – ha ripercorso tutta la vicenda parlando anche di violenze che sarebbero avvenute anche all’interno della sagrestia della parrocchia tra il 2009 e il 2013.
Con una ricca proprietà di linguaggio e un atteggiamento composto, il giovane ha risposto alle domande che gli venivano rivolte dal pubblico ministero e dagli avvocati della difesa – Denis Lovison e Antonino Lizio – e delle parti civili. Molte anche sulla questione economica: «La diocesi ci offrì dei soldi della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e del silenzio di nostro figlio», avevano denunciato i genitori della vittima. Il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana, quando è stato sentito in procura come persona informata sui fatti, ha sostenuto che sarebbero stati i genitori a fare a loro una richiesta di denaro. Una vicenda che sarebbe anche al centro anche di alcune intercettazioni che i periti stanno trascrivendo. Nei dialoghi registrati che sono già stati prodotti in fase di indagine, ci sarebbero anche conversazioni tra l’imputato e alcuni esponenti di vertice del clero che, quindi, sarebbero già stati a conoscenza della vicenda.
La diocesi non è stata accolta come parte civile nel processo in cui resta invece come responsabile civile, chiamata a risarcire il danno, insieme alla parrocchia di San Giovanni Battista dove sarebbero avvenute le violenze denunciate. Non solo dal 28enne ma anche da altri due ragazzi che all’epoca frequentavano l’associazione giovanile guidata dal prete. All’inizio dell’udienza il presidente ha raccomandato a tutte le parti di tenere un profilo basso dal punto di vista mediatico per garantire un sereno svolgimento del procedimento. Per ieri era prevista anche l’audizione del padre della vittima, un poliziotto in pensione che, qualche mese fa, è stato accusato dai legali dell’imputato di abuso d’ufficio per delle registrazioni effettuate. Nel corso della prossima udienza, fissata per il 10 ottobre, verrà sentito il vescovo Gisana.
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