Quello della reintroduzione nel mercato legale delle imprese a cui sono stati apposti i sigilli è il principale dei tre obiettivi fissati nel piano elaborato dall'assessore all'Economia, Gaetano Armao
Una strategia regionale per la gestione dei beni confiscati Musumeci: «Particolare attenzione per far ripartire aziende»
Il 37,5 per cento dei beni confiscati alla criminalità in Italia ricade sul territorio siciliano. Una parte troppo esigua di questi trova tuttavia nuova vita con un’assegnazione che sappia sfruttarne a pieno il potenziale. Da qui la decisione della Regione di dotarsi di un piano per la gestione degli immobili tolti dalle mani della mafia. Tre gli obiettivi principali che si punta a raggiungere con la strategia elaborata da Gaetano Armao, assessore al Bilancio e vicepresidente: il rafforzamento del sistema di cooperazione tra i soggetti istituzionali che gestiscono i beni confiscati, il sostegno economico e tecnico per chi investe su un bene e infine una particolare attenzione sulla salute delle aziende confiscate.
«Il terzo punto – dice Nello Musumeci – è forse il più ambizioso, punta alla reintroduzione nel circuito dell’economia legale delle aziende che sono state sottratte alla criminalità organizzata. Da parte nostra c’è il massimo impegno e riteniamo assolutamente necessario mettere ordine in questo settore». Punto fondamentale se si pensa alla fine, spesso triste, toccata a molte imprese – e ai loro relativi dipendenti – in qualsiasi settore. «Un bene sottratto dallo Stato alla mafia e non restituito al territorio, o non messo nelle condizioni di potere produrre – prosegue il presidente della Regione – costituisce una sconfitta per lo Stato. Dobbiamo dimostrare che un bene sottratto alla mafia può continuare a lavorare e che lo Stato rimane dalla parte dei cittadini e delle persone perbene».
Come spesso accade nel modus operandi del governo Musumeci, c’è anche stavolta un soggetto su cui ricadono indubbi indizi di responsabilità, questa volta si tratta dell’Agenzia che si occupa appunto dei beni confiscati. «È stata messa sotto accusa la gestione dell’Agenzia, su cui noi non esprimiamo alcuna valutazione nel merito – prosegue il presidente della Regione – però obiettivamente la normativa andava rivista tenuto conto che buona parte dei beni confiscati alla mafia non sono sempre stati restituiti al territorio. La Sicilia gioca un ruolo importante: il 37,5 dei beni confiscati alla criminalità ricade in Sicilia e la metà dei circa 14mila beni confiscati non risulta ancora in una corretta e razionale gestione. Insomma c’è tanto lavoro da fare».
Il piano regionale sarà alimentato dai fondi in arrivo dal Pnrr, abbastanza per finanziare diversi progetti, tra cui quattro già in rampa di lancio, presentati oggi da Armao: «uno a Palermo, a piazza Croci, una masseria a Salemi, sottratta ai fratelli Salvo, la masseria Verbumcaudo nel territorio di Polizzi Generosa, per cui è stato programmato un investimento da poco più di 5 milioni di euro e la ristrutturazione dell’assessorato regionale alle Attività produttive».