Componente della famiglia nobile Pennisi di Floristella, il pittore è morto il 14 febbraio a Milano. Dopo una vita spesa tra il capoluogo lombardo, la Sicilia, Roma e la Grecia. In una biografia racconta l'approdo all'arte. «Imparò la tecnica delle lamine d'oro su tavole di legno dai monaci del monte Athos», racconta il nipote
Acireale, morto l’artista giramondo Paul Pennisi «Non si è fatto abbastanza per farlo conoscere»
«Artista e giramondo». Così descrive Paul Pennisi, pittore acese recentemente scomparso, il nipote Agostino. Gli appassionati e gli esperti d’arte di Acireale lo ricordano per i suoi paesaggi geometrici e gli sfondi bizantini. L’artista è morto il 14 febbraio a Milano, dopo una vita spesa tra il capoluogo lombardo, la Sicilia, Roma e la Grecia. In una sua biografia, il pittore acese racconta di un approdo alla pittura tutt’altro che semplice. Era un ragazzo, Paul, quando il padre capì che i suoi studi in architettura non sarebbero arrivati alla fine. Così, il giovane Pennisi dovette trovare un lavoro per restare a Roma e dedicarsi alla pittura. Lavorò prima come illustratore per una casa editrice, poi creò un’agenzia di pubblicità e di visual design e dopo dieci anni nella capitale si trasferì in Grecia.
«Lì ebbe una folgorazione – racconta Agostino Pennisi, ex sindaco di Acreale – fu ospitato dai monaci del monte Athos e imparò la tecnica della pittura tramite l’applicazione di lamine d’oro su tavole di legno», segno distintivo dell’artista, secondo il nipote. Le isole bianche, le biblioteche, i laboratori dei monaci-pittori furono la sua casa per oltre dieci anni. Tornato in Italia, si stabilì a Milano e si immerse nella vita artistica della città meneghina. Il percorso che lo condusse a occuparsi a tempo pieno di pittura fu tortuoso, stando ai racconti di Paul. L’artista, in un’intervista del 2009, rivela che i genitori avrebbero avuto aspettative diverse riguardo ai discendenti. La famiglia in questione era quella dei Pennisi di Floristella, baroni e proprietari di latifondi in Sicilia.
Stando ai ricordi del nipote Agostino, invece, «quello era un ambiente che metteva tutti i componenti della famiglia nella condizione di far venir fuori le proprie capacità – racconta -. C’erano tra loro musicisti, pittori e artisti e non furono posti ostacoli al loro talento». Paul Pennisi inizia con gli acquerelli. Poi lavora con i colori a olio e infine con quello che definiva il suo metodo: paesaggi geometrici su tavole in legno, da lui stesso lavorate, e applicazioni di lamine in oro. «Le sue icone profane lo hanno reso famoso», racconta il nipote a MeridioNews.
In quegli anni tornò spesso in Sicilia, «terra con cui non aveva mai smesso di avere legami – continua -. Zio Pio, così lo chiamavamo noi in famiglia, viveva in un’ala del castello dei Pennisi di Floristella e quelle stanze erano sempre aperte ad amici, giovani e artisti». Per questo la città lo ricorda con affetto. «In questi giorni ho ricevuto tanti messaggi di vicinanza per la perdita umana, ma anche tante parole di rammarico perché non sarebbe stato fatto abbastanza per far conoscere la sua opera».
Anche il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, dopo la scomparsa dell’artista, lo ha ricordato sulla sua pagina social. «Paul Pennisi è stato un pittore straordinario di fama internazionale. I suoi dipinti hanno incantato generazioni intere – scrive il primo cittadino -. Acireale, la sua città natale, non gli ha mai tributato l’onore che merita. E come sindaco intendo assumere pubblicamente l’impegno a organizzare un momento culturale finalizzato a colmare il vuoto artistico e umano che la sua mancanza ha provocato». Sabato, nella cattedrale di Acireale, alle 10 si terranno le esequie religiose dell’artista scomparso.