I legali si sono dati appuntamento sulle scale del palazzo di giustizia. La mobilitazione, che segue quella del 21 aprile a Roma, nasce per protestare contro il sistema dell'istituto previdenziale e non solo. «I corsi di aggiornamento professionali utlizzati come momenti di propaganda elettorale», spiega Goffredo D'Antona
Tribunale, dieci minuti di silenzio per l’avvocatura «Oppressi da cassa forense e sistema dei crediti»
Un centinaio di avvocati, in silenzio per dieci minuti, sulle scale del palazzo di giustizia di Catania. È la forma di protesta scelta oggi dal gruppo Avvocati liberi per accendere ancora una volta i riflettori sui costi eccessivi della cassa forense e sulle sue modalità di gestione. Ma anche sul sistema di aggiornamento professionale attraverso i crediti formativi. «L’avvocatura rischia il tracollo a causa di un istituto che pretende contributi esagerati», spiega a MeridioNews il legale Goffredo D‘Antona, tra i promotori dell’iniziativa. Di contro ci sono gli stipendi dei dirigenti dell’ente previdenziale, che riescono a raggiungere cifre che i manifestanti definiscono «indecorose». Il presidente, per esempio, supera i 70mila euro annuali.
Quello dei versamenti alla casa, che sono obbligatori, non è però l’unico argomento finito al centro della mobilitazione dei legali catanesi: «Protestiamo anche contro il sistema di aggiornamento professionale basato sui crediti formativi – prosegue D’Antona -. I corsi deontologici sono a pagamento e spesso gli incontri non sono altro che momenti di propaganda elettorale di alcuni avvocati».
«Ci vengono proposti anche altri argomenti inutili – conclude D’Antona – coma la polizza infortuni per i clienti che vengono nei nostri studi professionali». La mobilitazione di questa mattina a piazza Giovanni Verga con ogni probabilità verrà replicata in altre città italiane e siciliane. I prossimi appuntamenti potrebbero infatti svolgersi a Enna o Siracusa. Lo scorso 21 aprile le toghe del dissenso si erano date appuntamento a Roma davanti la sede della corte di Cassazione. Una sit-in nato grazie all’organizzazione via Facebook al quale avevano aderito oltre 300 professionisti provenienti da tutta Italia e in particolare dalle città di Catania, Roma, Napoli, Genova, Cassino e Torino.
Prima ancora è stata la volta di una petizione che in 24 ore ha raggruppato oltre 400 sottoscrizioni. Il tema della cassa forense, la cui iscrizione è obbligatoria anche per chi ha appena superato l’esame di abilitazione, è sicuramente quello più dibattuto. Il versamento annuale parte da una base annua di tremila e 800 euro e secondo una simulazione effettuata dai legali tramite il sito web dell’istituto previdenziale chi versa la somma minima dopo 35 anni si ritroverà con una pensione di 370 euro.