“Dietro le sbarre, oltre il confine della dignità”

Nicola Costa, autore e regista catanese ci racconta di come è nato il progetto dello spettacolo teatrale Scacco matto… al re e delle sensazioni provate durante la messa in scena dell’opera all’interno delle carceri.

Nicola, qual è stato l’input che ha dato vita al Progetto Teatro e Legalità?
 

Il progetto nasce da un’idea di Salvo Flores, garante per i diritti del detenuto della Regione Sicilia. Sono stato catapultato in questo progetto per una pura coincidenza! Flores aveva assistito a uno dei miei spettacoli, “Terra mia”. In seguito a questo fugace incontro, durante una telefonata, Flores mi illustra le linee del Progetto “Teatro e Legalità” che nel suo complesso prevede due fasi. Una prima fase riguardava l’attuazione di un progetto pilota (svolto su un campionario di 80 individui) finalizzato al reinserimento in società del carcerato, al termine del periodo di detenzione. La seconda fase invece faceva leva sulla fiducia riposta da Flores nel sodalizio arte-legalità e prevedeva per l’appunto lo sviluppo artistico. Qui entrai in gioco io. Flores conosceva alcuni dei miei precedenti lavori che si muovevano nella direzione della riflessione sociale, oltre a Terra Mia anche “La porta” e “Ritratto di un’ isola”. Così mi chiese la stesura di un testo ad hoc che suggerisse sia l’immagine di un sistema punitivo “severo” nei confronti di chi sbaglia, in senso soprattutto formativo; sia uno schema  in grado di valicare i confini che separano tradizionalmente le due figure del detenuto e dell’agente di custodia. Così nacque Scacco Matto… al re. 

Hai rappresentato il tuo spettacolo, e continuerai a farlo, nelle carceri di massima sicurezza. Raccontaci come hai vissuto quest’esperienza e cosa ti ha colpito maggiormente. 
La cosa che più mi ha colpito delle carceri, a impatto, è l’assoluta prevaricazione delle libertà. Dopo essere stato perquisito, ho percorso corridoi lunghissimi, scortato da una guardia per lato, dove non entrava nemmeno la luce dalle finestre. Alla fine del corridoio, una porta, esattamente uguale a quella da cui ero appena passato, non si apriva se la precedente non era stata chiusa. E un rimbalzo sonoro di chiavi e chiavistelli riempiva l’aria intorno. L’altra cosa sono le condizioni di vita del detenuto. Immagina – mi indica le dimensioni di una cella immaginaria orientativamente di 4,5m x 3m – 13 carcerati rinchiusi in una stanza che ha capienza per 4. Una fila di letti a castello si eleva fino al soffitto e per i nuovi arrivati, talvolta, non si può offrire di meglio del pavimento. E, a causa del sovraffollamento, i detenuti sono spesso poco assistiti dalle guardie penitenziarie in numero nettamente inferiore. In generale, si valica abbondantemente il confine della dignità umana. 
 
Il tema dell’amicizia è centrale nel tuo testo. Pensi che un‘amicizia che superi differenze di ruoli e    condizioni come quella tra il commissario Roccella e il detenuto Cannata sia veramente realizzabile nella realtà del carcere? 
Penso di sì. Nel carcere ho avuto modo di assistere anche a scenari positivi; mi è capitato, per esempio, di vedere scherzare guardie e detenuti, o semplicemente fumarsi una sigaretta insieme… Beh, il carcere è un po’ un condominio; vi sono persone che convivono tranquillamente e che instaurano anche rapporti reciproci di solidarietà e simpatia; altri che si picchierebbero volentieri se potessero. E’ un microcosmo variegato dove convivono situazioni diverse. Ovviamente non è plausibile nella realtà una situazione come quella descritta in “Scacco matto… al re” dove la guardia trascorre molto tempo giocando a scacchi e scherzando in compagnia di un singolo detenuto; ma credo comunque che, anche in contesti apparentemente negativi come quello del carcere, sia possibile instaurare solidi rapporti umani.  
 
Per concludere, secondo te, come può il teatro cambiare le cose? 
Il teatro può divenire un potente strumento di riflessione per tutti, specialmente in un ambiente come quello del carcere, in cui i sentimenti negativi sono amplificati, in particolar modo la solitudine. Attraverso il teatro voglio suscitare emozioni e spunti utili di riflessione.


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