Ragusa, l’offensiva legale del Consorzio

La polemica tra Ateneo catanese e Consorzio ibleo è esplosa fragorosamente con la pubblicazione del nuovo Manifesto degli studi che ridimensiona fortemente le sedi decentrate. Ma l’ente garante dell’Università nel territorio ibleo non esita a fare valere le proprie ragioni.

 

Così, Giovanni Mauro, presidente del Consorzio, ha incontrato giorno 11 una delegazione di studenti di tutte le Facoltà, per dare conto e ragione delle proprie decisioni. Lo ha fatto partendo da un documento che è stato firmato il 29 maggio dal Rettore Antonio Recca e dall’avvocato Branciforte, con il quale il Consorzio si impegnava a versare 1,5 milioni di euro e a prestare idonee garanzie bancarie.

Nulla di misterioso, dunque, ma nulla di più controverso. A soldi incassati, arriva il macigno: niente immatricolazioni. Secondo Mauro questa decisione viola apertamente gli accordi scritti tra le due parti, “Un furto con destrezza” , l’ha definito Mauro. “Una decisione politica” ribatte Recca.

 

Il Presidente del Consorzio è volato a Roma per parlare con il Ministro Mariastella Gelmini, che lo ha ricevuto ribadendo qual è la casistica in cui entra in gioco la “razionalizzazione” voluta dal Governo: 1) corsi di laurea fantasiosi (“scienze della dinamica aerea e aerobica”) 2) i corsi di laurea con pochi o pochissimi iscritti 3) i corsi di laurea disarticolati rispetto al territorio (“fare scienze delle razze marine sulle Alpi”) 4) i corsi di laurea che comportano un contributo troppo alto da parte dello Stato. Nel caso delle nostre facoltà, dato che è il Consorzio Universitario a sovvenzionare, le risorse utilizzate sono territoriali. Il Ministro ha però riconfermato l’impossibilità di intervenire personalmente nelle scelte dell’Ateneo, in quanto vige l’autonomia universitaria. Questo però non significa che il suo interesse non possa comunque essere una “forma di pressione autorevolissima”.

 

A giudicare della legittimità delle azioni intraprese da ambo le parti, sarà la magistratura amministrativa e ordinaria. Il legale del Consorzio si avvia infatti a presentare un doppio ricorso nella speranza di bloccare il provvedimento del Rettore.

 

Il primo al Tar con richiesta di sospensiva urgente verrà depositato sabato. Il Consorzio spera che la seduta del Tar si tenga entro la prossima settimana e decida una sospensione del provvedimento emanato dal Rettore, alla luce del cosiddetto “fumus boni juris” che emergerebbe da un primo esame delle motivazioni addotte in ricorso, per poi entrare nel merito della questione in una fase successiva.

 

Il secondo al giudice ordinario di Catania secondo quanto previsto dall’articolo 700 del Codice di procedura civile in materia di provvedimenti d’urgenza, qualora sia palese l’ipotesi di un danno grave ed irreparabile a carico della parte interessata e che potrebbe, in caso di accoglimento, sospendere anch’esso l’efficacia del contestato provvedimento rettorale.

 

“Il varco è stretto però non è una navigazione impossibile”, chiosa Mauro. Mantenere le facoltà prestigiose nel territorio è interesse di tutti: si assiste infatti ad un movimento corale da varie istitutuzioni: dal Vescovo; dalla Banca Agricola Popolare di Ragusa (che emetterà probabilmente un suo comunicato, oltre a garanzie di natura economica) e dalle Camere di Commercio di Ragusa, Siracusa e Catania, legate da un vecchio protocollo di intesa per intervenire su questa vicenda.

 

In queste ore convulse, rimane ancora in silenzio una delle protagoniste della vicenda: la facoltà di Lingue. Con grande dispiacere degli studenti che si aspetterebbero un incontro con la Presidenza e l’Area Didattica in tempi brevi. Quegli stessi studenti che rivendicano il loro apporto negli anni alla sede centrale in termini di qualità e lustro per i loro studi e i loro importanti traguardi, ma anche di tasse universitarie. E in molti si chiedono se un intervento maggiormente tempestivo riguardo all’applicazione del Dlgs 270 non avrebbe salvato la triennale a Ragusa e se anche la Facoltà non dovrebbe recitare un “mea culpa”.

 

Schierarsi a favore della presenza di Lingue a Ragusa non è infatti in contraddizione col rifiutare i “decentramenti a grappolo d’uva”, politica che è sempre stata denunciata dalla sede di Santa Teresa con particolare veemenza. Sarebbe invece il giusto atteggiamento per non far sembrare verosimile la politica del “sacrificio di Isacco” con questo silenzio. Chiuderci oggi per riesumare il nostro cadavere domani, quando si tratterà di applicare la 270, ridurci a misero salvagente con cui poter salvare il salvabile, è chiaramente ben misera prospettiva, visto che Ragusa non è una mera sede decentrata ma è parte integrante della facoltà di lingue, con pari dignità.

 

Una Facoltà che voglia essere un progetto di qualità deve avere spina dorsale: lontana dalle influenze delle lobby portatrici di interessi diversi rispetto a quelli degli studenti e della promozione del sapere. Auguriamoglielo!


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