Creato nel 2010, trattava di arte e design. A idearlo, cinque ragazzi di Catania. Dopo il rapido successo, la multinazionale ritenne che confondeva i consumatori, ottenendo la cessione del sito. A causa del mancato rinnovo, ospita contenuti a luci rosse. «Adesso è veramente andato a puttane», commenta uno dei fondatori
CocaColla vs Coca-Cola, l’epilogo porno di un blog Nel 2012 l’azienda tolse dominio a cinque catanesi
Adesso, che riconduce a un finto blog a sfondo erotico, forse non c’è problema. Di certo c’è che quando trattava di design e street art, il sito web cocacolla.it aveva dato talmente fastidio alla Coca-Cola Company da spingerla a chiedere, attraverso i suoi avvocati, la cessione del dominio e il ritiro della richiesta di registrazione del marchio Coca Colla. Il nome era stato ideato da cinque ragazzi catanesi che, in poco tempo, avevano calamitato sul loro sito web milioni di utenti. Inutile la campagna di sostegno condotta dietro l’hashtag #supportcocacolla. A marzo 2012 la multinazionale americana ha ottenuto quanto richiesto, salvo poi – di recente – non rinnovare la proprietà del dominio sul quale ora è parcheggiato un portale dai contenuti piccanti.
«Come accade per tanti domini scaduti – spiega a
MeridioNews Emanuele Fontana, ex collaboratore del blog – il suo posto è stato preso da un placeholder». Nella homepage, infatti, non si trova più un vero e proprio sito web, ma una schermata con alcuni articoli e link. Nel caso di cocacolla.it sono in lingua spagnola, accompagnati da foto ammiccanti e raccontano di festini erotici tra i quali pure uno in cui viene citata la Coca-Cola Company. Nulla di sconvolgente per il web. È invece strano «il fatto che la multinazionale americana si sia fatta rubare il dominio al quale, in passato, teneva così tanto da avere mobilitato i suoi avvocati», conclude Fontana.
Prima di lasciare lo spazio web, lo staff di
Coca Colla aveva ideato un altro marchio e registrato un nuovo dominio, in cui aveva riversato e continuato ad aggiornare i propri contenuti: collater.al. A occuparsene ancora oggi, insieme ad altri reduci dalla passata esperienza, è Alessandro Timpanaro: «Abbiamo appreso la novità con ironia. Quel che fa ridere è la profezia». Il riferimento è al premio, al quale cocacolla.it è stato candidato dopo che il dominio era passato in mano alla multinazionale: Miglior blog andato a puttane, secondo la giuria del Blog Fest. «Quella volta non abbiamo vinto, oggi sì», commenta riferendosi agli attuali contenuti del portale.
Il
blog era stato messo on line nel 2010 da alcuni giovani catanesi. Nel primo anno di vita raggiunse 1,5 milioni di visitatori, provenienti da oltre 200 paesi. A febbraio 2011, però, arrivò una lettera. «Proveniva dall’ufficio legale della Coca-Cola Company – scrive Timpanaro -. Ci avevano mandato due lettere di diffida intimandoci di chiudere il blog e di cedere loro il nostro dominio, cocacolla.it. Tutto in meno di una settimana». Diffusa la notizia, il successo di Coca Colla era schizzato alle stelle: del caso avevano parlato, oltre al web, anche radio, televisioni, esperti pubblicitari, illustratori e musicisti.
I sostenitori del blog si erano uniti dietro l’hashtag
#supportcocacolla che su Twitter rimaneva trend topic per tre giorni di fila. Ma erano state le ragioni della multinazionale, alla fine, ad avere la meglio. Come scritto nella lettera inviata allo staff, dove i legali della Coca-Cola Company spiegavano che «la registrazione e l’utilizzo del nome a dominio www.cocacolla.it determina l’insorgere di un grave rischio di confusione per i consumatori» oltre a costituire «contraffazione dei celebri marchi costituiti dalla dicitura Coca-Cola». Rischio dimenticato, forse. O ridimensionato, considerato che il dominio – per pochi dollari – non è stato rinnovato.